Quando scesi le scale in tutta fretta trovai uno scenario sconcertante. Il grande tavolo da pranzo in legno massiccio era rovesciato al suolo, i vetri della credenza distrutti, un paio di mattonelle lesionate per via dell'impatto. Dana era immobile di fronte ai fornelli spenti, con le mani intente a raggiungere il livello del capo, il terrore sul suo volto, mentre i ragazzi incaricati di organizzare il matrimonio risultavano spariti, come polverizzati nell'aria.
Trevor si trovava a terra, visibilmente confuso, con un taglio alla fronte, protetto dal corpo di Selene che non perse tempo a pararglisi davanti; aveva una postura ferma, quasi come tranquilla, mentre la sua mascella si strinse talmente forte da poter quasi spezzare i denti. Di fronte a lei due uomini, alti e robusti, avvolti da abiti prettamente formali, entrambi armati, puntavano le loro pistole contro di lei lasciando fuoriuscire qualche risatina vittoriosa.
Mi nascosi in fretta dietro ad un pilastro per evitare di essere vista; non volevo peggiorare la situazione, ma soprattutto, non avevo alcuna intenzione di finire nel loro mirino. Discutevano animatamente, pretendendo di ricevere un qualcosa apparentemente talmente prezioso da arrivare alle maniere forti."Consegnacela all'istante."
"Andate a farvi fottere!"
Vidi Selene estrarre di fretta la pistola, poi un colpo. Lo sparo improvviso mi portò a strizzare gli occhi, mantenendo il respiro come a voler conservare un silenzio ormai lacerato. Il respiro accelerato, i polmoni bruciavano come carboni ardenti alimentati da fiamme infernali, il petto gonfio nel vano tentativo di accumulare più aria possibile.
Quando permisi nuovamente alle mie palpebre di aprirsi, non notai più la presenza dei due uomini, ormai spariti nella scia di distruzione che portarono con loro. Notai invece la ragazza tatuata sdraiata a terra, vicino al signor Trevor oramai svenuto, ed una pozza di sangue che non aveva alcuna intenzione di fermare la sua espansione. Come preda di un blocco, rimasi immobile per qualche secondo, per poi tornare alla realtà e correre verso i due corpi al suolo.
Quando mi inginocchiai al suo fianco per provare almeno in parte a soccorrerla, sorrise nonostante il dolore che stava provando al fianco. Le mie mani, ormai tinte di rosso, invitarono il panico ad assalirmi veloce mentre gli occhi lasciavano già cadere calde lacrime lungo le guance sbiancate."D-dobbiamo chiamare un'ambula-"
"No. Niente ambulanza."
Parlava calma come se il buco al fianco non la riguardasse minimamente, ma il volto contorto tradiva quella sua maschera accuratamente posizionata. Lentamente, si mise seduta, strisciando verso un mobile poco distante per potersi poggiare. Strizzò gli occhi per qualche secondo, dopodiché prese a fissarmi con quel suo sguardo agghiacciante e mi prese per un braccio.
"Vai in bagno, di sopra. Prendi alcool, bende, ago e filo ed una pinza."
"Una pinza?"
"Il proiettile non è uscito, devo rimuoverlo."
Annuii cercando di nascondere il mio terrore. Mi precipitai al piano di sopra e, più veloce che potevo, raccolsi ogni strumento necessario, portandoli di corsa al piano di sotto; per poco non caddi dalle scale.
Selene sorrise nuovamente e si tolse con molta cura la maglietta ormai inutilizzabile per poi tastare con le dita la zona ferita. Una volta individuato il punto, cosparse le pinzette di alcool e, quasi come se nulla fosse, estrasse il piccolo proiettile dal suo corpo. Una volta libera dal corpo estraneo, mi chiese di versare dell'acqua sopra la ferita per poterla pulire prima di disinfettarla e ricucire la pelle lacerata. Quando terminò di applicare le bende, poggiò la testa indietro, chiuse gli occhi e lasciò fuoriuscire un sospiro di sollievo.
Il signor Trevor riprese conoscenza subito dopo; si massaggiò il capo ed applicò un cerotto sul taglio, per poi alzarsi ed osservarsi intorno; in volto un'espressione delusa e carica di rammarico."Cosa fai lì impalata? Pulisci!"
Si rivolse a Dana, ancora ferma nella stessa posizione di prima, talmente rigida da sembrare quasi non respirare. La badante nel sentire l'ordine sembrò come risvegliarsi e si precipitò a prendere tutto il necessario per poter sistemare il disastro portato dai due sconosciuti. L'anziano signore si prese poi qualche secondo per osservare la nipote ancora a terra ad occhi chiusi; fece una smorfia di disgusto e si allontanò come se nulla fosse.
Cercai di far alzare Selene con tutte le mie forze, ma la sua altezza in questo caso non era d'aiuto, così mi imposi di svegliarla per farmi aiutare in parte ad aiutarla. Non appena si rese conto di trovarsi ancora sul pavimento, si alzò con uno sforzo, premendo il palmo sulla ferita ora coperta, e prese a camminare verso le scale per raggiungere la camera da letto, non prima di avvolgere il suo braccio intorno alla mia vita per invitarmi a seguirla.
Crollò all'istante non appena le sue membra entrarono in contatto con il morbido materasso; la coscienza custodita tra le mani di Morfeo. Mi sdraiai al suo fianco per farle compagnia e presi a pensare alla terribile reazione del signor Trevor, talmente glaciale da trasformare l'intera villa in un ghiacciaio nonostante la nipote avesse rischiato la vita per proteggerlo.Quando Selene riprese conoscenza, più tardi quella sera, un sorriso di sollievo comparve sul mio viso nel constatare come la sua espressione sembrasse più calma della precedente acquisita subito dopo lo sparo. Si osservò intorno, i capelli scombinati, il respiro lento e pesante, la benda di poco macchiata di rosso. Le porsi una maglia dall'armadio per permetterle di coprirsi nuovamente, ma sembrò piuttosto a suo agio in reggiseno sportivo così, distogliendo in imbarazzo lo sguardo, posai nuovamente il capo selezionato all'interno delle ante in legno.
"Grazie. Per avermi aiutata."
La voce uscì piano, come se non volesse farsi sentire da nessun altro oltre che me. Le sorrisi e feci un cenno con la testa come ad indicare che era tutto a posto nonostante nel mio petto persistesse ancora il panico di quel momento, limpido nella mente, come una fotografia indelebile. Mi invitò a prendere nuovamente posto accanto a lei. Mi strinse a sé e mi lasciò un bacio sulla guancia per poi poggiare il capo sulla mia spalla e chiudere gli occhi ora rilassati; il suo udito si stava inebriando del silenzio quasi assordante che avvolgeva la camera, mentre le mie mani presero a torturarsi a vicenda per le miriadi di domande che mi vagavano in mente. Girai di poco il capo verso di lei per poterla osservare in volto; gli occhi ancora chiusi, l'espressione calma di prima non aveva lasciato il suo volto, le labbra di poco dischiuse che lasciavano intravedere i due incisivi. Era talmente bella, come una dea catturata nel marmo lucido, uno di quei momenti sublimi che sperimenti una sola volta nella vita, un attimo fuggevole che ti si imprime in eterno.
"Chi erano quelle persone?"
"Mercenari."
"E...cosa stavano cercando?"
Selene aprì gli occhi e quel suo sguardo calmo mutò subito in un'espressione seria, una di quelle talmente prive d'anima da sembrare appartenere ad una statua inerme. Alzò il capo e si allontanò di poco da me per poter fissare le sue pupille sulle mie. Deglutii sentendo quasi di non riuscire a sostenere il peso di quello sguardo.
"Cercavano te."
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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...