Capitolo 31

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I miei occhi stentavano a credere alla figura disposta di fronte a me, le gambe sembravano faticare a reggere tutto il mio peso, la mente un mare in tempesta. Marajah era proprio lì, immobile all'interno di un piccolo vestitino che lasciava ben poco all'immaginazione, una mano ad avvolgere il braccio lungo il fianco, lo sguardo basso fisso verso il vuoto, l'espressione spenta. Trovai la forza per darmi la spinta necessaria per poter finalmente colmare quel misero vuoto che ci separava e l'avvolsi in un abbraccio talmente stretto, talmente soffocante, che per un istante temetti di porre fine alla sua vita.
Quando Selene mi aveva detto dell'arrivo di una nuova ragazza al locale, non avrei mai immaginato si potesse trattare della mia amica; in realtà, la mia mente stava già pensando a tutti i modi in cui la fumatrice si sarebbe potuta divertire con lei, lasciandomi ancora una volta in disparte come una bambola con la quale ti sei stancata di giocare.
Accompagnai Marajah verso le sedie disposte vicino all'area dove vi era la padrona della villa, tranquillamente seduta con i gomiti poggiati sul bancone e Baby incollata al suo corpo che non smetteva di parlare. Scossi la testa e mi concentrai nuovamente sulla mia amica visibilmente scossa; le accarezzai le spalle ed attesi pazientemente il momento in cui si sarebbe sentita pronta a raccontare la sua storia.

"Quando tu ed Ally ve ne siete andate, sono rimasta completamente sola. Ogni settimana una ragazza nella stanza spariva, finché non è capitato anche a me. Mi hanno bendata e fatta salire sul furgone. Il viaggio è stato lungo e, quando finalmente ci siamo fermati, mi hanno tolto il cappuccio e mi hanno consegnata ad una signora altolocata. Per il primo periodo mi ha trattata bene, ma poi ha iniziato ad ordinarmi assurdità, ad usarmi come se fossi il suo gioco erotico, e quando trovai la forza di rifiutarmi mi picchiò con un bastone e mi rinchiuse per giorni nella cantina, senza cibo né acqua."

Più ascoltavo quella storia, più mi resi conto della fortuna che avevo avuto nel capitare in quella villa. Non riuscivo nemmeno ad immaginare le atrocità che aveva dovuto subire Marajah, le torture, le umiliazioni. Avrei tanto voluto trovare quella donna per poterle ricambiare tutto il male che aveva causato. Mandai un messaggio ad Ally per informarla della notizia, ricevendo in tutta risposta una notifica che mi informava che si sarebbe presentata al locale il prima possibile.
Marajah riprese a parlare poco dopo; le sue labbra tremavano, la voce sembrava quasi voler abbandonare il suo corpo.

"Quando capì che non le sarei stata più utile, mi portò qui e mi vendette."

La mia attenzione venne bruscamente interrotta dalle figure di Selene e Baby che, con la coda dell'occhio, le vidi spostarsi verso quelle dannate stanze private; il braccio della ragazza tatuata sulle spalle dell'escort. Mi morsi il labbro inferiore con nervosismo e, dopo aver gentilmente interrotto la ragazza di fronte a me, chiesi ad Apollo di farle compagnia per qualche minuto per poi recarmi verso quella dannata stanza privata. In quel momento un lieve senso di colpa prese ad impossessarsi del mio corpo, ma venne bruscamente scacciato via dalla rabbia mista a delusione.
Il piccolo corridoio era buio, per niente illuminato, e non appena la porta si richiuse alle mie spalle venni travolta da una profonda oscurità. La musica del locale ora ovattata faceva da sfondo alla mia ricerca, trovandomi a camminare con le mani davanti al busto per evitare di sbattere contro qualcosa o qualcuno. Non appena le mie orecchie percepirono la voce di Selene ridere in un sussurro, quella tenue musica sembrò come sparire ed ogni mio senso si concentrò su quella piccola percezione di voce.
Un filo di luce di colore viola si intravedeva da una porta lasciata socchiusa poco distante e, con molta calma e con il cuore in gola che galoppava come un cavallo in corsa, mi avvicinai alla piccola fessura per poter permettere alla mia vista di dare un'immagine a ciò che il mio udito stava assimilando.
Selene, seduta su di una poltrona in pelle rossa, con in mano un calice di vino ed un sorriso stampato sul proprio volto, si massaggiava il cavallo dei jeans mentre il suo sguardo fisso su Baby, quasi completamente nuda, con un sottilissimo slip e dei piccoli copri capezzoli, avvolta intorno ad un palo in ferro, la portò a mordersi ripetutamente il labbro inferiore, esprimendo i suo apprezzamento attraverso dei versi poco casti.
La spogliarellista ridacchiava divertita mentre non smetteva di ancheggiare nemmeno per un istante contro quel tubo attaccato al soffitto, portando indietro la testa e permettendo ai capelli, ora sciolti, di raggiungere il suo fondoschiena.
Il mio cuore sembrò come fermarsi e, in un istante, mi tornò in mente l'avvertimento che mi aveva dato Dana; non avrei mai dovuto permettere al mio cuore di cedere al suo gioco.
Mi girai con le spalle rivolte verso la porta; volevo lasciare quel posto al più presto, ma nel momento di fare nuovamente un passo verso il buio, mi trovai a colpire un tubo lasciato lì per terra con il piede, causando così il propagarsi di un rumore che catturò l'attenzione delle due donne all'interno della stanza.
Ad aprire la porta, permettendo l'estensione di quella luce viola, fu Selene che non perse tempo ad osservarmi con sguardo sorpreso in volto, accompagnata da Baby poco dietro di lei che impiegò davvero pochi secondi ad affacciarsi da dietro la sua spalla ridendo acida alla mia visione.

"Ma tu guarda chi ha avuto il coraggio di entrare nella tana del lupo."

Commentò come disgustata dalla mia presenza, in parte infastidita dall'interruzione. Non risposi, non la sguardai nemmeno; la mia più completa attenzione era rivolta alla proprietaria della villa che continuava ad osservarmi con finta mortificazione.
Baby sbuffò infastidita; prese Selene per la spalla e la fece rientrare nuovamente nella stanza illuminata, permettendomi così di invadere la zona. Mi osservai intorno amareggiata; poco distante dalla poltrona in pelle vi era un tavolino circolare in legno e sopra di esso una bustina trasparente aperta con della polvere al suo interno, un paio di preservativi ancora confezionati, delle canne ed una manciata di contanti. Risi amareggiata e mi girai nuovamente verso quella che sarebbe dovuta essere, purtroppo, la madre dei miei figli.

"Non cambierai mai, vero? Tutto quello che dici...è tutto una bugia."

"Sara..."

Alzai il palmo verso il suo volto per impedirle di parlare. Non avevo proprio alcuna voglia di sentire altre scuse. Tirai su col naso e chiusi gli occhi per qualche istante per impedire alle lacrime di scendere libere lungo le guance; non le avrei mai dato questa soddisfazione.

"Dana aveva ragione. È solo un gioco per te."

Baby rise di gusto nel sentire le mie parole e si avvicinò a me con fare minaccioso.

"Senti, mocciosa, levati dalle palle che-"

Non le permisi di completare la frase. In un istante il mio corpo fu come privato della propria lucidità e la mia mano, ora chiusa a formare un pugno, si scontrò violenta contro il suo viso. Il suo naso prese a sanguinare e la sua espressione sorpresa si abbinò perfettamente a quella sconvolta dell'altra ragazza. La spogliarellista fece per avvicinarsi a me, ma venne prontamente bloccata dalla proprietaria della villa che non perse tempo a spingerla fuori dalla stanza, chiudendole la porta in faccia, per poi rivolgersi nuovamente a me. Il suo sguardo sorpreso si trasformò in interessato mentre non smetteva di avvicinare il suo corpo al mio, fino a sfiorarmi le braccia con i palmi delle mani, permettendosi poi di poggiare le sue labbra sul mio collo. Trattenni il fiato, i pugni ancora chiusi, la gola bruciava per lo sforzo impiegato nel trattenere le lacrime imminenti.

"Cazzo, come mi fai arrapare quando sei così."

A quelle parole esplosi completamente. La spinsi indietro e, con sguardo accigliato e veleno nella voce, le urlai contro.

"Non mi toccare!"

Uscii di corsa da quella stanza e raggiunsi nuovamente Marajah nella zona del locale aperta al pubblico, notando con mia felice sorpresa che Ally era già arrivata e si era già fatta raccontare la storia della nostra amica. Le raggiunsi in tutta fretta e, con premura e temendo una possibile reazione esplosiva da parte di Selene, le implorai di lasciare il locale, così varcammo la soglia di quel posto infernale e ci recammo a grandi falcate verso quella casa nella quale si riunivano sempre le amiche di Dana; lì saremmo state al sicuro almeno per un po'.

SaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora