Capitolo 23

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I giorni seguenti trascorsero tranquilli all'interno delle mura della villa. Il signor Trevor aveva deciso di ripartire per l'ennesima vola e Selene, che fu veloce a recuperare le forze, sembrò felice della scelta dello zio. Io, invece, non potevo fare a meno di pensare alle parole della ragazza tatuata. Perché quei mercenari mi stavano cercando? Cosa volevano da me? Erano stati assunti da qualcuno? E se era così, da chi? Possibile dai miei genitori? Magari si erano stancati di aspettare notizie dalla polizia e hanno deciso di fare a modo loro; risultavo pur sempre scomparsa al mondo esterno. A dirla tutta, se si guarda con occhio positivo solo agli aspetti buoni di quella bizzarra convivenza, infondo non mi dispiaceva; Selene sembrava aver cambiato completamente atteggiamento e, nonostante il terrore che ci fosse la possibilità di un altro episodio, simile a quello ancora fresco nella mia mente, albergava costante nei meandri della mia ansia, in sua presenza mi sentivo stranamente al sicuro.
Stavo leggendo un libro in pigiama quando sentii la porta della camera aprirsi, rivelando la causa del mio senso di sicurezza con un accappatoio arrotolato intorno alla vita, la cicatrice ancora in parte fresca umidificata da piccole gocce d'acqua, l'addome contratto mentre, con un un asciugamano, si premurò di tamponare i capelli bagnati per eliminare l'eccesso di liquidi; il seno lasciato libero, privo di costrizioni. Distolsi lo sguardo quasi immediatamente, nascondendo il volto tra le pagine del libro fantasy, utilizzando le ginocchia come tavolino. La sentii ridacchiare mentre si avvicinò all'armadio per prendere i vestiti puliti e, ancora una volta, il mio sguardo ricadde sulla sua forma; la schiena di poco scolpita lasciava intuire le ore di allenamento trascorse in solitudine per scaricare la rabbia. Quando lasciò scivolare l'accappatoio al suolo, mi persi a contemplare la perfezione delle sue forme, talmente delineate e sode da sembrare quasi scolpite. In parte mi rattristai a pensare alla forte differenza che ci caratterizzava; non avevo di certo un fisico da modella.

"Chiudi la bocca o bagnerai tutto il letto con la tua saliva...e non solo."

Rise, girandosi poi verso di me con in mano un paio di boxer ed una canottiera, portandomi ad abbassare quasi istintivamente lo sguardo. Fu la prima volta che lo vidi nella sua interezza, in quel suo stato di riposo, in attesa di essere avvolto dal tessuto della biancheria intima. Selene alzò un sopracciglio nel notare la mia espressione di difficile interpretazione e le labbra ancora dischiuse ed avanzò piano nella mia direzione, costeggiando la porzione di materasso sul quale avevo fatto adagiare il mio corpo. Lasciò cadere la canottiera sulla morbida superficie davanti a lei e prese ad agitare il paio di boxer di fronte al mio viso con sguardo divertito.

"A cosa stai pensando? Perché se pensi la mia stessa cosa non avrò bisogno di questi."

Deglutii nel sentire quelle parole. Ero fin troppo cosciente delle sue intenzioni ed averla così vicina, decisa a soddisfare le richieste del signor Trevor, mi portò ad accelerare il battito, trasportando la mia mente a quel giorno distante in cui si forzò su di me. Senza nemmeno rendermene conto, mi spostai di scatto e mi allontanai da lei facendo cadere il libro sul pavimento, raggiungendo l'altra sponda del materasso. Il sorriso malizioso di Selene si perse nell'aria poco prima di abbassarsi per raccogliere il rilegato di pagine che mi ero lasciata sfuggire, prendendosi poi qualche istante per ammirarne la copertina di poco rovinata. Quando la vidi allontanarsi per raggiungere una seconda volta l'armadio, il mio respiro accelerato si regolò in un secondo, quasi come per magia. Permise al busto di essere avvolto da una camicia bianca accuratamente appesa all'interno dell'armadio in legno, si coprì la zona intima, quella zona di lei che più mi terrorizzava, ed osservò con sguardo indeciso la sezione dei pantaloni. La vidi vestirsi in tutta calma senza, però, rivolgermi una sola parola, per poi lasciare la stanza e chiudere la porta dietro di sé.
Con un balzo, mi precipitai verso le scale, inseguendo la padrona di casa, non sapendo bene in che stanza l'avrei potuta trovare. Percorsi il corridoio e raggiunsi il salotto, la cucina, il bagno, la stanza degli ospiti; non c'era traccia di Selene; sembrava come essersi dileguata nel nulla. Trovai Dana intenta a piegare dei vestiti appena asciugati, profumati di fiori freschi, e mi fermai a chiederle se l'avesse vista e, con sguardo quasi addolorato, mi indicò la porta principale riferendomi che era appena uscita. Non mi resi nemmeno conto di essere ancora in pigiama e, a piedi scalzi, ignorando le piccole pietre sotto di essi, mi affrettai a raggiungerla prima che potesse attraversare il cancello e svanire in paese.

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