Passarono giorni da quella conversazione, forse settimane, non so dirlo con certezza; la mia mente era ormai ostaggio di un vortice d'incomprese sensazioni. Ogni istante della giornata era identico a quello precedente per me; nulla aveva più senso. La signora che mi ospitava...mia madre...fece venire un medico per controllare il mio stato di salute poiché smisi di mangiare e persi le forze persino per rigirarmi nel letto. Mi dissero che in quel periodo persi quasi la metà dei miei chili, ma nulla sembrava importare.
Una mattina, avvolta nel solito mucchio di coperte, sentii un frastuono irregolare provenire dal salotto; la voce di mia madre cercava invano di sovrastare quella di un paio di uomini che, a giudicare dal rumore dei passi sempre più insistente, si stavano dirigendo nella stanza dove il mio corpo, privo di forze, ne rimase prigioniero. Aprii gli occhi non appena sentii la porta aprirsi, notando un paio di poliziotti in divisa, e mi resi subito conto che uno di loro era lo stesso che mi aveva allontanato settimane prima dalla centrale. Lo osservai fisso in volto; un'espressione mortificata sul suo viso.
Poi il secondo, lievemente più basso e dall'impostazione solida, parlò."Signorina, è attesa in tribunale per testimoniare. Si presenti domani mattina alle nove e mezza."
Non appena terminò di parlare, si girò con premura e si recò verso la porta d'uscita mentre il primo uomo continuò ad osservarmi ancora per qualche istante. Non seppi bene per quale motivo, ma gli sorrisi; forse per cercare di placare il suo senso di colpa o nella speranza di farlo andare via. Lui sembrò ricambiare con un lieve cenno del capo per poi abbandonare la stanza.
Il mattino seguente mi svegliai di soprassalto; l'ennesimo incubo si era infiltrato con violenza nella mia mente, portandomi ad urlare terrorizzata in una pozza di sudore. Quando aprii gli occhi mi trovai davanti il volto preoccupato della signora che mi allontanò da Selene e da quello squarcio di vita che, con estrema lentezza e fatica, avevo iniziato a crearmi.
"Che succede? Stai bene?"
Non le risposi. Girai il capo dall'altro lato, osservando un punto non ben definito nel vuoto mentre il silenzio tornava sovrano all'interno della stanza. La donna sospirò come rassegnata, si alzò in piedi e mi porse la mano. Notando la mia espressione confusa sorrise lievemente ed inclinò di poco il capo da un lato.
"Andiamo, dobbiamo andare in tribunale."
Il mio sguardo sembrò prendere colore nel sentire quelle parole ed annuii fortemente. Quando però provai ad alzarmi dal letto, le mie gambe risultarono eccessivamente deboli e caddi al suolo. La donna poco distante da me non perse tempo a darmi una mano, sorreggendomi come poteva per aiutarmi a raggiungere il bagno prima di salire in auto.
Entrare nuovamente in quel posto, circondata dalle stesse pareti che avevano assistito al crollo della mia realtà, portò il mio respiro a spezzarsi per qualche istante, diventando irregolare e a tratti fastidioso. Vidi un poliziotto avvicinarsi a noi con passo sicuro; sorrise lievemente e strinse la mano all donna al mio fianco in segno di saluto per poi iniziare a spiegare come si sarebbe svolta l'udienza. Per tutto il tempo della conversazione non sentii nulla di ciò che gli usciva dalle labbra; era come se stessi osservando un film a volume spento. Annuii d'istinto e lo seguimmo verso un'immensa sala.
All'interno di quell'ampio spazio vi erano un paio di persone sedute nei posti in avanti, ne dedussi che si trattava dei rispettivi avvocati, e due guardie all'uscita, poste poco distanti dalla postazione dedicata alla giuria.
Mi sedetti affianco dell'avvocato che rappresentava la mia parte ed attesi con trepidante impazienza; sapevo che quel giorno l'avrei finalmente rivista.
Non appena sentii il rumore delle porte della sala aprirsi, alzai rapidamente il capo e strizzai di poco gli occhi mentre il mio cuore prese a battere all'impazzata. Vidi entrare Selene in tuta arancione, con le manette ai polsi, scortata da un agente. Aveva lo sguardo spento, un occhio nero ed un enorme livido sullo zigomo sinistro. Quando si rese conto della mia presenza, legò i suoi occhi ai miei e, nonostante le sue condizioni, mi sorrise come se tutta la sofferenza provata fino a quel momento non fosse mai esistita.
D'istinto, come impossessata da una forza più grande di me, mi alzai di scatto e presi a correre verso la sua direzione, fiondandomi su di lei tra gli sguardi attoniti dei presenti, mentre lacrime di gioia ed agonia riempirono i miei occhi, rigandomi le guance ormai arrossate, e la mia mente non desiderava altro che sparire nel nulla.
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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...