Dopo quella lite, Selene non mi rivolse più la parola. S'irrigidiva in mia presenza, a volte cambiava persino stanza. Ricordo che un giorno, per l'ora di cena, saltò addirittura il pasto a causa del troppo disgusto che provava nel solo vedere il mio volto. Usciva di casa e molte volte non tornava, mancando persino per diversi giorni. Dana sembrava più tranquilla, più rilassata, alla consapevolezza della sua mancanza, mentre io speravo solo di non dover tornare a trasformarmi nell'oggetto utile solo a sfogare le sue frustrazioni.
Ad alleviare i miei attacchi d'ansia c'era Apollo, con il quale ebbi un secondo appuntamento qualche giorno dopo l'accaduto. Gli raccontai tutto quello che era successo e lui, con eleganza e rispetto tipici di un vero gentiluomo, mi strinse le mani e fece di tutto per rassicurarmi. Non seppi dire se fosse a conoscenza del mio ruolo in quella casa e decisi di non dirglielo, più che altro per paura che si potesse schierare anche lui con il fuoco nemico considerando che si trattava comunque del migliore amico di Selene.
Il locale in cui mi portò si trovava qualche chilometro fuori dal paese ed era contornato di eleganti arredi dallo stile moderno; le ampie vetrate che ne caratterizzavano l'aspetto aperto e luminoso si affacciavano a pochi passi dalla riva di un piccolo lago popolato da tenere anatre intente a sciacquare le piume nella tranquillità del luogo, mentre il tramonto dipingeva il quadro perfetto nella profondità della mia memoria.
Era la prima volta che mettevo piede fuori dal paese e l'eccitazione stava divorando avida le mie membra, impedendomi di rilassare i muscoli. Per qualsiasi evenienza, e nella speranza di ricevere un segno di vita da parte della proprietaria della villa, mi portai dietro il cellulare regalatomi da Selene, trovandomi per la maggior parte della conversazione con Apollo a fissare quello schermo nero che, alla fine, non si accese mai. Il ragazzo sembrò rendersi conto della mia distrazione e smise d'improvviso di emettere fiato; quando alzai il capo lo vidi osservarmi con un tenero sorriso in volto e gli occhi addolciti. Non sembrava per niente infastidito."Aspetti una chiamata?"
Ridacchiò, congiungendo le mani come in preghiera per poi portarle sotto il mento, consentendo ai gomiti di fare pressione contro il tavolo davanti a sé. Gli rivolsi un sorriso imbarazzato e negai con il capo, abbassando subito dopo lo sguardo verso le dita nervosamente poggiate sulle gambe nascoste dal tavolo. Un cameriere arrivò poco dopo con i piatti del giorno che lui stesso ci aveva consigliato ed una bottiglia di vino rosso. Con eleganza e professionalità, ne versò il contenuto all'interno degli alti bicchieri in vetro, accennò ad un sorriso e ci augurò una buona cena per poi girarsi ed affrettarsi a tornare verso la cucina per potersi occupare degli altri ordini.
Con la coda dell'occhio notai una ragazza, probabilmente di poco più grande di me, con i capelli castani e qualche ciocca tinta di azzurro osservare con malizia il ragazzo seduto al mio tavolo, il quale ricambiò l'attenzione con un sorriso, abbastanza da permettere alla sconosciuta di trovare il coraggio di lasciare il suo posto per raggiungere il nostro con passo felpato."Ciao. Sei proprio un bel ragazzo, lo sai?"
Apollo ne era perfettamente consapevole. Durante il nostro primo incontro mi aveva raccontato di come Selene lo avesse completamente trasformato, aiutandolo ad acquisire sicurezza e fascino, in modo da poter entrare anche lui nel "mercato dei single". Lui e l'amica, un'estate, si trovarono persino a fare a gara a chi avrebbe conquistato più ragazze, ma si rese conto quasi subito di quanto fosse sbagliato quello che stavano facendo; Selene, al contrario, stava ancora giocando. La ragazza in piedi accanto al nostro tavolo mi osservò e mi rivolse uno di quei sorrisi acidi, tornando poco dopo a prestare la sua più completa attenzione ad Apollo, il quale aveva preso un sorso di vino in tutta tranquillità, alzandosi poco dopo per accompagnare l'estranea al suo posto.
Un trambusto verso l'ingresso del locale attirò la nostra attenzione, portandoci nell'immediato a girare i busti verso la cameriera che aveva il compito di verificare le prenotazioni. Il suo volto pallido esprimeva terrore, i palmi alzati a voler proteggere il volto; mi resi conto in quel momento che la voce che stava creando tale disordine altro non era che quella di Selene, palesemente ubriaca. Quando mi vide, sorrise avidamente e si diresse verso di me a grandi falcate, barcollando un paio di volte per via della mancanza di lucidità.
Apollo fu pronto a posizionarsi davanti a me, ricevendo in tutta risposta un pugno ben assestato in pieno volto che lo portò ad indietreggiare di poco."Allontanati dalla mia donna!"
Sbraitò. I capelli disordinati, gli occhi assenti, le nocche già precedentemente spaccate che mi portarono a immaginare una rissa avvenuta poco prima che, senza ombra di dubbio, avrebbe fatto scaturire lei stessa. Apollo non si mosse e quando la ragazza tatuata cercò di colpirlo una seconda volta, lui fu più lesto, si scostò verso il lato opposto dell'attacco e le lasciò un gancio ben assestato sull'addome, costringendola a piegarsi in avanti per il dolore. I presenti sembravano come pietrificati o meglio come manichini accuratamente disposti in quelle posizioni per riempire la sala di impassibili spettatori senza volto. Ero più che sicura che molti di loro avrebbero pagato una fortuna per poter vedere quella scena che avrebbero sicuramente paragonato ad uno spettacolo teatrale.
Apollo si ricompose quasi nell'immediato, pulendosi poi quella singola goccia di sangue che si era permessa di varcare le sue labbra con il pollice. Sospirò come rassegnato all'immagine della ragazza barcollante di fronte a lei e si schiarì la voce, assumendo una postura dominante."Non hai imparato niente. Sei fortunata che Trevor non sia qui a vedere quanto sei patetica, tuttavia mi sarei divertito nel vederlo punirti alla sua maniera."
Sorrise, permettendo poi alla mano destra di penetrare nella tasca interna della giacca per poterne estrarre un bigliettino scritto a mano con lo scopo di farlo cadere ai piedi della ragazza. Selene lo osservò tetra, per poi permettere alle ginocchia di entrare in contatto con il pavimento e alle dita di afferrare la carta, alzandosi subito dopo solo per barcollare un'ennesima volta, cercando quasi disperata una sedia che non tardò a trovare.
Apollo girò il capo nella mia direzione, ancora distratta e confusa dall'accaduto, porgendomi il braccio come a volermi invitare ad afferrarne la carne elegantemente avvolta dalla stoffa. Mi presi un momento per osservare la proprietaria della villa guardarsi intorno con ego sconfitto, digrignando i denti per il nervoso e la vergogna di aver dato ai presenti quello che desideravano da tantissimo tempo: la sua debolezza. Rifiutai gentilmente l'invito di Apollo e mi sedetti al fianco della persona alla quale fui promessa in costrizione, mentre con la coda dell'occhio vidi andar via l'amico in compagnia di quella ragazza con le ciocche tinte.
Quando tornammo a casa, nel cuore della notte, la aiutami a raggiungere la camera da letto e a liberarsi dei vestiti ormai troppo impregnati di alcol, nella speranza di riuscire a permetterle di raggiungere il sonno. Quando mi diressi alla porta con l'intento di portare i capi sporchi nella cesta dei panni da lavare, Selene mi bloccò; la voce bassa e rauca, quasi ridotta ad un sussurro."Sara...mi dispiace. Mi sono comportata da vera cogliona e mi dispiace. Ci tengo davvero a te e ti prometto che da ora in poi cercherò di comportarmi meglio. Ti prego, puoi perdonarmi?"
Le sue scuse disperate, miste ad una promessa impegnativa, mi lasciarono priva di difese, per nulla preparata a tale eventualità. Avanzai verso il letto sul quale era distesa e presi posto al suo fianco, lo sguardo ancora palesemente incredulo.
"Mi perdoni?"
Annuii, incapace di trovare le parole adatte a tale situazione, mentre la mente ancora frastornata cercava di mettere insieme i vari pezzi. Selene sorrise, uno di quei sorrisi sinceri, per poi costringere il proprio busto ad alzarsi per potersi avvicinare maggiormente a me. Il suo sguardo basso sul mio volto, le labbra di poco dischiuse, il respiro costante.
"Voglio davvero che questa...cosa tra noi funzioni, ma devo saperlo. Cosa provi per me?"
A quella domanda, mille risposte raggiunsero la mia mente. Rabbia, disprezzo, compassione, tenerezza, terrore.... Rimasi immobile ad osservare il piercing avvolto intorno al suo labbro inferiore, alternando lo sguardo tra quel piccolo oggetto e i suoi occhi ancora in attesa di risposte.
Non seppi dire perché; forse perché per la prima volta era stata sincera con me e non si era preoccupata di mostrarsi vulnerabile, forse perché la rissa in parte subita le fece assumere un aspetto totalmente differente, o forse perché tutto l'alcol che aveva ingerito stava via via evaporando riportandola alla realtà con la probabilità che la sua mente si sarebbe pentita di ogni singola parola da lei riprodotta; in quell'istante, in quella stanza buia, nel silenzio della notte, mi avvicinai a lei e decisi di voler credere alle sue parole. Le lasciai un timido bacio sulle labbra. Selene, stupita da quel mio gesto, mi sorrise e, ancora una volta, le nostre labbra si fusero insieme.
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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...