Capitolo 10

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La mattina seguente, quando aprii gli occhi a causa della tenue luce che riuscì a penetrare dalla serranda socchiusa, trovai il braccio di Selene disteso sul mio addome; il resto del corpo lasciato a se stesso, la schiena a contatto con l'aria della camera, la coperta lasciata risiedere sulle gambe. Aveva le labbra leggermente socchiuse, la guancia schiacciata con forza contro il cuscino. Provai a muovermi, ma la sua presa si fece sempre più imponente.

"Non ti muovere."

Mi ordinò biascicando con voce roca. Annuii nonostante non potesse vedermi per via degli occhi ancora chiusi e cercai di alzare il più possibile la coperta. La ragazza al mio fianco mi scosse di poco, invitandomi a cambiare la mia posizione sull'ampio materasso e, dopo qualche istante di confusione, mi girai sul fianco, rivolgendole la schiena per permetterle di far aderire il suo corpo al mio mentre la stretta si faceva sempre più soffocante. Il suo volto si alzò a rallentatore dalla posizione originaria solo per raggiungere il mio collo scoperto. La sentii inspirare profondamente ed un sorriso le si formò sulle labbra, ne ero sicura. 

"Hai un buon profumo."

Sospirò per poi sghignazzare divertita. Probabilmente il mio respiro accelerato ed il tremore del mio corpo portato alla luce dalla paura la divertirono, catturando la sua attenzione. la sua mano, che prima dormiva tranquilla lungo il mio fianco, iniziò a salire e non si fece scrupoli nel fasciare uno dei miei seni. Non riuscivo a comprendere quale fosse il suo scopo o, forse, non volevo saperlo, consapevole di quale sarebbe stata la risposta alla mia domanda.
Quando si allontanò per prendere il cellulare riposto sul comodino che affiancava il suo lato di letto, tirai un sospiro di sollievo e ne approfittai per alzarmi in tutta fretta nel disperato tentativo di raggiungere illesa la porta d'uscita. Selene sospirò e si alzò controvoglia massaggiandosi una tempia, ponendosi con agilità tra me e la mia unica via di fuga; arrossii nel vederla priva di ogni indumento superiore e distolsi ancora una volta lo sguardo. Lo schermo del cellulare era ancora acceso e segnava diverse chiamate perse da parte di Trevor. La ragazza di fronte a me seguì il mio sguardo e realizzò quale fosse il mio interesse, alzando di poco l'oggetto rettangolare tra le sue dita, spegnendolo rapidamente, per poi riporlo in una delle tasche dei pantaloni con i quali aveva dormito la scorsa notte.

"Di sicuro Dana ti avrà detto dell'arrivo di Trevor."

Annuii, deglutendo rumorosamente mentre il petto prese ad alzarsi di prepotenza. Selene si massaggiò il volto per eliminare l'ultimo velo di sonnolenza presente in tutto il suo essere e prese a fissarmi con quella sua espressione intensa. Una lieve smorfia di dolore mi fece comprendere quanto realmente avesse bevuto la sera prima. Fece un paio di passi verso di me, allungando una mano per accarezzarmi il mento. Sorrise ancora una volta e prese a giocare con il piercing, per poi mordersi il labbro inferiore ed infine allontanarsi quasi di scatto, lasciando scivolare le mani dentro le tasche dei pantaloni, abbassando di poco il capo e schiarendosi la voce.

"Il suo volo è stato anticipato. Devo andare a prenderlo e tu verrai con me."

"Va bene."

La mia voce flebile come un sussurro che faticava a trovare il suo destinatario. Selene annuì e si allontanò dalla porta per raggiungere il suo armadio. Indossò una semplice maglia nera, si tolse i pantaloni della sera prima e selezionò la parte inferiore di una tuta, anch'essa di color scuro. Quando si girò nuovamente nella mia direzione mi riferì che non avevamo tempo e che mi sarei dovuta far trovare in macchina in meno di un minuto, così, salutando di fretta Dana, già operativa al piano di sotto, e rendendomi conto che Ally stava ancora dormendo, mi diressi in tutta fretta verso l'auto. In quel momento mi resi conto che non avevo ancora riferito alla padrona di casa che vi era un ospite tra noi e, pensandoci attentamente, non avevo idea di come riferirle la cosa.
Durante il tragitto verso l'aeroporto il mio sguardo si legò al panorama esterno; una distesa zona agricola conteneva al suo interno un'imponente tenuta ed era possibile vedere le mucche che brucavano tranquille in lontananza. Alla radio stavano trasmettendo le notizie del giorno; il volume basso ci faceva compagnia nel nostro quieto silenzio. Il mio sguardo mutò notevolmente intensità quando percepii la mano di Selene poggiarsi sulla mia coscia sinistra e non potei fare a meno di osservarla incerta. Il suo volto era impassibile, i lineamenti duri, l'espressione concentrata sulla strada. Mi risultava estremamente impossibile cercare di decifrare le sue intenzioni o anche solo i suoi pensieri. Mi sistemai sul sedile per cercare di farle comprendere quanto quel piccolo contatto mi mettesse a disagio, ma, in tutta risposta, si permise di spostare ancora la mano, approfondendo la sua vicinanza.

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