Capitolo 9

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La osservai ambientarsi felicemente sorpresa tra le imponenti mura della villa nella quale ero destinata a rimanere per il resto della mia vita. Dopo il nostro casuale incontro avvenuto poco prima in strada, ci perdemmo in un flusso tortuoso di emozioni, riempiendo quel vuoto temporale che non avevamo avuto la possibilità di trascorrere insieme, separate da una forza fin troppo superiore a noi. Le raccontai dei primi giorni trascorsi nel posto, di come tutto sembrasse così strano e surreale e di quale fosse il mio compito in casa; di come Dana mi portò ad esplorare la città e di come mi permise di conoscere il suo gruppo di amiche, riuscendo facilmente ad entrarvi in confidenza. Poi le parlai di Selene. Lei rimase ad ascoltarmi quasi immobile, con lo sguardo perso nel mio e le labbra socchiuse, annuendo un paio di volte prima che potessi terminare il mio discorso, per poi guardarmi giocherellare con le mani in attesa di un suo riscontro. Nell'osservarla con maggiore attenzione, mi resi conto della presenza di un taglio, più o meno profondo, in un angolo della bocca che andava ad allungare la sua espressione, e gli occhi stanchi stentavano a restare aperti nonostante l'interesse che senza ombra di dubbio stava provando in quell'istante. La sua voce pacata si fece strada nell'aria, intenzionata a rendermi partecipe della sua fuga vittoriosa; mi raccontò che riuscì a scappare per un soffio, abbracciando la terra sotto di lei dopo essersi allontanata a sufficienza da quel covo infernale. Marajah era stata portata via poco dopo la mia dipartita, anche lei venduta come merce di poco valore e destinata ad una vita che non aveva chiesto. Ally balbettava di tanto in tanto, cercando di impedire al ricordo di graffiarla nel profondo, con la gola secca e il corpo tremante. Mi alzai in tutta fretta per prenderle dell'acqua, continuando ad ascoltare ammaliata la sua storia.
Poi un rumore portò i nostri sensi ad allarmarsi; le chiavi girarono abilmente nella serratura della porta e la figura di Dana si palesò preoccupata dinanzi a noi. Rimase immobile come se avesse appena visto un fantasma, una vecchia anima venuta lì per tormentarla e trascinarla nell'oblio più profondo. La borsa appesa all'angolo del braccio sinistro, le chiavi saldamente strette dalla mano destra, la porta ancora aperta. Il suo volto lasciava ben intendere ciò che stava pensando in quel momento: un problema che dev'essere risolto il prima possibile.
Avanzò cauta all'interno dell'abitazione, liberandosi di ogni bene materiale, per poi rivolgere il suo sguardo a me. Le sue mani tremavano leggermente, le labbra semi aperte. Prese un paio di respiri profondi prima di riuscire ad utilizzare la propria voce.

"Tra qualche giorno il signor Trevor sarà di ritorno per il suo compleanno. Ha scelto di persona il tuo abito e...vuole che tu sappia che una volta finita la festa sarà sua premura farti fare un controllo completo in una clinica. Selene ti accompagnerà, ammesso che accetti di farlo."

Annuii pacata, continuando ad osservarla con incertezza in volto, ricordandomi solo in quel momento il mio triste scopo all'interno della villa. La badante, dopo aver controllato l'ora, si avvicinò agile ai fornelli per iniziare a preparare il pranzo. Non avrebbe dovuto cucinare molto considerando che Selene non sarebbe tornata prima di sera e la maggior parte del personale della villa era fuori per delle commissioni. Così, instaurando una tranquilla conversazione con me ed Ally, decise di preparare qualcosa di semplice da poter assaporare insieme.

"Dopo pranzo andiamo a vedere il vestito. Devi provarlo nell'eventualità che non ti stia bene."

Non risposi subito, occupata ad assaporare il pranzo, ma feci un cenno di consenso con il capo per poi rivolgere la mia attenzione ad Ally. Sotto lo sguardo attento della badante, le chiesi di venire con noi per darmi una mano ed il coraggio per affrontare la giornata; del resto non avrei potuto lasciarla sola in casa. La ragazza minuta accennò un sorriso, allungò una mano verso il bicchiere pieno d'acqua a metà e prese un paio di sorsi chiudendo gli occhi per una manciata di secondi; il suo sguardo così catartico come a volersi purificare dal male.
La prima cosa che feci dopo aver terminato il pasto, fu accompagnarla a quella che un tempo era la mia camera, non prima di fare una breve sosta nella stanza di Selene, sotto sua richiesta.

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