Quando varcai la soglia di quella stanza da pranzo eccessivamente ampia non mi aspettai di certo di trovare una tavola quasi interminabile piena di ogni pietanza conosciuta dall'uomo. un maggiordomo mi accompagnò fino al mio posto a capo tavola, inchinandosi poco dopo, per poi allontanarsi dietro una porta che, senza dubbio, collegava la stanza alla cucina. Mi concentrai sul numero sproporzionato di posate, individuando dei tipi di forchetta che non sapevo esistessero.
Una voce mi portò ad alzare il capo incuriosita, trovando un uomo seduto all'altro capo della tavola che mi osservava con un sorriso tranquillo in volto. L'uomo in questione sembrava essere piuttosto anziano; la sua poca barba, lievemente scompigliata e bianca come la neve, si abbinava perfettamente al fazzoletto che portava nella tasca della giacca. Il volto contornato di rughe sembrava essere così morbido che quasi mi venne voglia di toccarlo e le mani lievemente tremanti possedevano un paio di anelli fabbricati con materiali di elevata qualità.
Raddrizzai la schiena e lasciai vagare lo sguardo lungo tutta la sala senza mai soffermarmi troppo su di lui, mentre le mie mani presero nuovamente a torturarsi a vicenda.
Nella stanza regnava il silenzio, ma non sembrava essere quel tipo dedito a recare fastidio; era, piuttosto, una sensazione quasi positiva che mi permetteva di mantenere i nervi sotto controllo con molta facilità e la cosa inizialmente mi sorprese, considerate le ore passate a sperare di sopravvivere. Forse Dana aveva ragione; forse questo sarebbe stato un nuovo inizio per la mia esistenza e forse entrare in questa casa mi avrebbe salvata.Quando il maggiordomo tornò con in mano uno di quei telefoni di vecchia data, l'anziano signore gli sorrise e rivolse all'istante tutta la sua attenzione sull'oggetto che gli era stato consegnato, alzandosi da tavola per poter rispondere in totale privacy tra le mura di un'altra stanza. Il maggiordomo attese con pazienza il suo ritorno e durante l'attesa i nostri sguardi si incrociarono per una manciata di secondi; fu in quell'istante che compresi del tutto quanto fossi stata fortunata nel trovarmi all'interno di quell'abitazione. Per l'ennesima volta in una giornata, mi trovai a pensare a Marajah ed Ally e sperai in cuor mio che stessero bene, mentre il desiderio di volerle rivedere si annidò nel mio petto, pronto a crescere fino a sopraffare ogni mia tenue sensazione.
"Bene. A quanto pare saremo solo noi due."
Sentii dire dall'anziano signore subito dopo essere tornato e aver nuovamente preso posto a tavola. Congedò il cameriere e gli restituì il telefono, osservandolo poi allontanarsi verso la cucina. Gli rivolsi uno sguardo confuso, ma lo abbassai non appena si accorse di essere oggetto di interesse da parte dei miei occhi. Probabilmente questo mio gesto repentino lo rallegrò perché lo sentii ridacchiare per qualche istante; una risata così diversa da quella di Xavier eppure altrettanto potenzialmente pericolosa. Poggiai i palmi sulla superficie della sedia sulla quale ero seduta e strinsi le ginocchia come a volermi proteggere da un qualcosa di non ben definito, abbassando il capo in direzione del pavimento che, a differenza di quello dove mi ero risvegliata, era immacolato e senza nemmeno un graffio. L'uomo prese a mangiare con una tale educazione da ricordare un signore di corte. Le sue mani tremanti afferrarono un pezzo di pane che poggiò accanto al suo piatto e le labbra circondarono alla perfezione il cucchiaio pieno di minestra. Si portò il tovagliolo alla bocca per eliminare i pochi residui rimasti e mi osservò con il suo sguardo calmo, incrociando le dita tra loro all'altezza dello stomaco.
"Non hai fame?"
Negai col capo mentre la mia gola iniziò a seccarsi per la paura di poter scatenare in lui un'ira incontrollabile. Il maggiordomo tornò poco dopo a ritirare i resti della cena, affrettandosi a sgomberare il tavolo con l'aiuto di un suo collega. L'anziano signore si alzò dal suo posto e ne occupò uno più vicino al mio, porgendomi un bicchiere d'acqua fresca; lo si poteva notare dall'alone presente nel vetro. Non seppi bene come comportarmi; la paura di poter fare un passo falso era sempre presente anche se nascosta, così decisi di aspettare un suo cenno di consenso.

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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...