Non appena arrivammo all'immensa villa, Selene si precipitò verso il suo studio con in mano il cellulare ed una chiamata già attiva mentre io andai calma a cercare Dana per raccontarle della breve "vacanza" che avevamo vissuto io e la fumatrice nella solitudine delle nostre anime unite.
La trovai nella porzione di giardino che occupava il retro dell'abitazione, intenta a potare le siepi che si scontravano possenti contro il muro. Dalla mia angolazione fui perfettamente in grado di vedere il suo volto; sembrava serena, un lieve sorriso modulava le sue labbra, sovrappensiero, solo lei ed il suo piccolo paio di cesoie tra le mani."Hey, Dana."
La salutai. Non appena si rese conto della mia presenza, si girò di scatto e lasciò cadere il piccolo attrezzo sul prato, correndo verso la mia direzione a braccia aperte. Mi strinse in un abbraccio talmente forte che per un attimo ebbi il timore di collassare soffocata al suolo, ma sorrisi nel rendermi conto del bene che mi voleva quella donna e di come io ricambiassi quel sentimento così puro.
Quando si separò da me, si prese qualche secondo per osservarmi con attenzione, probabilmente in cerca di possibili segni di aggressione che, per mia fortuna, non trovò. Sorrise rasserenata, raccolse le cesoie da terra e si girò nuovamente verso le siepi, curiosa di ascoltare ciò che avevo da raccontarle."Allora, com'è andata?"
Mi posizionai al suo fianco, osservando le sue mani muoversi lente e con estrema precisione verso le foglie superflue. Sorrisi al ricordo di quel momento di intimità, così perfetto, così unico, che fu in grado di connettere la mia anima a quella di Selene a livelli che non mi sarei mai aspettata.
"Bene....Dana, devo confessarti una cosa."
La badante si girò verso di me con fare preoccupato, in attesa che continuassi a parlare, gesto che mi venne complesso da portare a termine.
"Ecco, io....credo di....provare qualcosa per Selene."
Chiusi gli occhi mentre pronunciai quelle parole, troppo spaventata di vedere in volto la reazione della donna di fronte a me. Dana rimase in silenzio per qualche minuto, non si mosse, non fece nulla; sembrava come una statua di pietra segnata dal tempo. Poi un movimento improvviso, le cesoie nuovamente a terra, le sue mani strette intorno alle mie spalle, il viso estremamente vicino al mio.
"Ti ha fatto il lavaggio del cervello! Madre mia! Lei è il diavolo, è spietata. Qualunque cosa ti abbia detto non è vera, si diverte a giocare con te e poi ti butta via quando non le servi più. Tu-"
Dana si bloccò di colpo mentre i suoi occhi si posarono verso un qualcosa alle mie spalle. Un rumore di passi si fece strada nelle mie orecchie per qualche istante fino a scomparire del tutto. Quando la badante si separò da me e tornò a testa bassa a potare le siepi fu come se il mio corpo venisse attraversato da uno spirito gelido che, dall'oltretomba, provò a prendere possesso delle mie carni.
"Sara."
La voce autoritaria della fumatrice tatuata penetrò prepotente nella mia mente, superando quella sottile barriera che mi separava dalla realtà. Mi girai quasi di scatto nella sua direzione e le rivolsi un'espressione di confusione. Selene avanzò verso di me a tal punto da poter avvolgere le sue braccia intorno alla mia vita sorridendo come una leonessa fiera della sua battuta di caccia.
"Andiamo al locale. Apollo è lì."
Annuii e, con un cenno della mano, salutai la donna che mi voleva bene come una madre per dirigermi in tutta fretta verso l'auto parcheggiata davanti l'ingresso della villa.
Quando arrivammo al locale un grande fermento riempiva la zona ben illuminata; le ballerine erano ammassate l'una sull'altra in un cerchio talmente soffocante che se ne fossi stata all'interno i miei polmoni avrebbero implorato pietà. Vidi Selene cercare Apollo con lo sguardo e, non appena lo trovò, dirigersi a grandi falcate verso la sua direzione; era seduto su uno di quegli sgabelli che costeggiavano il bancone, un bicchiere di liquore in una mano, l'altra alzata in un lento movimento per salutare la sua conoscenza di vecchia data. La proprietaria della villa prese posto al suo fianco, estrasse il pacchetto di sigarette ormai quasi del tutto vuoto dalla tasca dei jeans ed accese un bastoncino, portandolo alle labbra subito dopo. Mi fece un mezzo cenno con la mano per invitarmi ad occupare il posto vuoto accanto a lei, ma prima che potessi farlo, venni spintonata via da una delle ragazze che lavoravano in quel posto. La vidi prendere il mio posto e fiondarsi avida sul corpo dell'altra, sussurrandole qualcosa all'orecchio mentre le sue mani presero a vagare libere sulle sue cosce; era Baby. Il mio sguardo rimase saldo su di lei in un'espressione per nulla amichevole, le mie mani strette in due pugni, talmente serrate da arrivare a fare male, mentre il sorriso di Selene si atteggiava beffardo di fronte a me.
"Cos'è tutta questa agitazione?"
La sentii chiedere alla spogliarellista dopo aver osservato con lo sguardo i miei ultimi movimenti verso una sedia lasciata libera pochi metri più in là. Baby ridacchiò divertita, si passò le mani tra i capelli per domare le poche ciocche ribelli e fece schioccare la lingua contro il palato. Apollo poco distante la osservò privo d'interesse; tra le mani il cellulare ed un lezzo di carta.
"È arrivata la ragazza nuova e sono tutte in fibrillazione."
L'espressione di Selene mutò in un istante, curiosa di scoprire chi fosse la nuova arrivata che causava tanto scompiglio all'interno del piccolo locale. Mi girai verso le altre ragazze che, nel frattempo, avevano continuato a riempire il locale di schiamazzi e risatine, ancora tutte ammassate l'una sull'altra come cacciatrici fameliche in cerca della propria preda.
Fu quando furono finalmente stanche del nuovo acquisto che ebbi la possibilità di osservare la causa di tanto interesse. I miei occhi si sgranarono increduli, le mie labbra schiuse in un gesto di stupore, lacrime quasi impercettibili presero a scorrere libere lungo le mie guance. Avanzai piano, cauta, verso la ragazza ora lasciata libera, quasi come se stessi vivendo un sogno dal quale avrei preferito non svegliarmi, ma quando vidi quel sorriso ora così timido, segnato dalla vita, ne compresi che no, non era affatto un sogno, stavo vivendo la più pura realtà ed il mio corpo prese a tremare piano dall'emozione. Mi fermai a pochi centimetri da lei; il silenzio improvviso ci avvolse, o forse ero io che non sentivo più nulla, eclissata in me stessa. Poi un abbraccio, uno di quelli sentiti, talmente forti e sinceri da impedirti di controllare il respiro. Marajah era proprio lì, di fronte a me, e nonostante avessi ormai perso le speranze, finalmente l'avevo ritrovata.

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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...