Capitolo 11

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Lo sfarzo della festa di compleanno circondava gran parte della zona anteriore del giardino, trasformando quella rilassante visuale in una sorta di calmo rituale portato avanti da sorrisi di circostanza ed una quantità smisurata di alcol.
Quasi al centro della smisurata erba, accanto ad un tavolo alto rotondo, vidi il festeggiato discutere allegramente con un paio di ricchi signori, tenendo saldo il bicchiere dello champagne con la mano sinistra, mentre con la destra si premurava di accettare il sigaro che gli era stato offerto; fece due tiri, poi tossì con forza, mandando giù gli ultimi sorsi che servivano a svuotare del tutto quel piccolo contenitore di vetro.
Quando mi avvicinai con cautela all'immenso bancone dei vini, percepii una mano autorevole bloccarmi per la vita e l'odore di sigaretta invadere prepotente le mie narici. Potevo scommettere sulla mia stessa vita che si trattava di Selene. Mi irrigidii all'istante non appena mi accorsi del suo respiro calmo sul mio collo; il suo naso percorse tutta la linea immaginaria che separava la mia spalla dal volto e strinse maggiormente la presa con la mano, portandomi a trattenere il respiro e cercare con lo sguardo una possibile via di fuga.

"Adesso inviti le tue amiche in casa mia? Non mi pare di averti dato il permesso."

Sussurrò, pressando maggiormente il suo corpo contro la mia schiena. Rimasi immobile, non sapendo bene come rispondere, mentre le mie mani tremavano per la paura e la gola divenne improvvisamente secca.
Selene sghignazzò, spense la sigaretta che teneva tra le labbra e la buttò per terra, calpestandola con disinteresse, per poi stringermi il braccio con autorità trascinandomi dentro casa, dove nessuno l'avrebbe infastidita. Sorrise divertita alla vista del mio sguardo terrorizzato, dando un'occhiata attenta all'abito fin troppo scoperto. Si morse piano il labbro inferiore; lo sguardo come perso nel vuoto. Mi schiarii la voce per cercare di ottenere nuovamente la sua attenzione e, finalmente, mi decisi ad aprire bocca.

"Aveva bisogno d'aiuto. Te l'avrei detto."

Selene si avvicinò con prepotenza al mio volto, bloccandomi contro la parete alle mie spalle, e schioccò la lingua contro il palato. In quel momento riuscii a riconoscere l'odore dell'alcol ancora mischiato alla puzza di sigaretta. Chiusi con forza gli occhi quando la sua mano si posò accanto al mio volto e si avvicinò ancora una volta per fare aderire il suo corpo al mio. Il calore delle sue membra mi portò a comprendere fin troppo bene la mancanza di vie di fuga. Ero come un coniglio in trappola.

"Se vuoi che resti alla villa, dovrai guadagnarti il mio benestare."

"Come...come faccio?"

Mi squadrò attentamente da capo a piedi e sorrise maliziosa. Gli occhi come stanchi di restare ancora aperti. Lasciò aderire le sue labbra alla pelle del mio collo, lasciandole scivolare lungo la spalla, per poi prendere un respiro profondo. La mano libera, che prima era impegnata a ciondolare calma lungo il suo fianco, si premurò di accarezzare tenue il mento, finendo poi per avvolgersi lungo il collo. Il mio corpo era ormai pietrificato al solo pensiero di quello che avrebbe potuto farmi, mentre la mente cercava in ogni modo di restare lucida. Selene si allontanò di poco, fissò il suo sguardo sul mio e sorrise.

"Fatti toccare."

Rispose alla mia domanda in un sussurro, mentre la sua mano prima impiegata a tenere saldo il mio collo, prese a scendere priva di consenso verso il basso. Il suo sguardo ancora perennemente fisso sul mio. Quando raggiunse la parte inferiore del ventre trattenni ancora una volta il respiro. Volevo scappare, ma non mi era concesso farlo.
La ragazza di fronte a me fece una smorfia infastidita quando, dalla sua tasca dei pantaloni, fuoriuscì la suoneria del cellulare. Lasciò la sua presa su di me, ma non si allontanò di un millimetro. Osservò priva d'interesse il display ora tra le sue mani, per poi silenziarlo con un solo tocco. Approfittai della sua distrazione per cercare di sgattaiolare via dalla sua morsa, ma i suoi riflessi furono più lesti e mi sbatté con forza contro il muro tenendomi per la gola, portandomi a tossire per via del colpo secco appena subito.

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