Apollo entrò come una furia nella camera di quel piccolo motel; in mano il bigliettino stropicciato con su scritto il numero di quell'uomo ed il cellulare ancora acceso nel registro delle chiamate. Aveva il fiatone, come se avesse corso una maratona lunga chilometri senza mai fermarsi.
Non appena annunciò di sapere dove eravamo diretti, vidi i due scambiarsi una strana occhiata d'intesa per poi cominciare in tutta fretta a riporre quei pochi vestiti che avevamo portato dentro le valigie. Rimasi come paralizzata ad osservare ogni loro movimento, talmente frenetico, eppure sembrava di vederli muoversi a rallentatore.
Osservai fuori dalla piccola finestrella una farfalla svolazzare libera nel cielo azzurro, poggiarsi su di un filo d'erba per riposare le zampe delicate, per poi riprendere il proprio cammino con decisione. Presi un respiro profondo, trattenendo l'aria all'interno dei polmoni qualche secondo in più del normale, per poi rilasciare con estrema lentezza l'anidride carbonica sprigionatasi.
Un tocco sulla spalla mi riportò alla realtà e, d'istinto, alzai il capo in direzione dell'ombra che mi ricadeva addosso, incontrando lo sguardo neutro della persona che, in quei pochi mesi di sopravvivenza, mi aveva portato a provare numerose emozioni in un oscillare di amore e terrore, di calma ed inquietudine. La vidi sedersi al mio fianco, spostando il suo palmo dalla mia spalla alla coscia, lasciando che le sue labbra si scontrassero delicate sul mio collo per un istante; poi la sua voce, un sussurro rauco, riempì la stanza."A che stavi pensando? Ti eri bloccata a guardare fuori."
Abbozzai un sorriso di circostanza mentre il mio sguardo tornò a quella finestra poco distante. Sentire la sua presenza, talmente vicina e costante, mi portava a percepire uno strano senso di sicurezza che nel profondo celava una preoccupazione costante.
"Mi è tornato in mente un ricordo; un passatempo che condividevo con mia madre."
"Ah sì? Di che si tratta?"
Abbassai lo sguardo verso le mie gambe, osservando la sua mano accarezzare piano quella piccola porzione di pelle. Non sapevo se fosse realmente interessata al mio passato o se stesse semplicemente cercando di non risultare menefreghista; in ogni caso, non m'importava più di tanto. Ero felice di poter condividere quel momento con qualcuno.
"Mi sono ricordata che ci piaceva sdraiarci sul prato al parco ed osservare le farfalle."
"Ti ricordi di lei?"
"Ricordo solo i suoi occhi."
Alzai nuovamente il capo verso il suo volto e la osservai con un'intensità tale da riuscire quasi a metterla a disagio, portando poi una mano a poggiarsi cauta sul suo volto.
"Sono come i tuoi."
"Forza, belle piccioncine, è ora di andare."
Quasi come fossimo sincronizzate, ci girammo ad osservare Apollo, già diretto verso la porta e con lo zaino in spalla, il quale ci faceva cenno di sbrigarci.
Quando raggiungemmo la hall, notai la ragazza dietro il banco sorriderci, posando poi lo sguardo sul ragazzo in nostra compagnia. Selene pagò le camere ed uscì in tutta fretta, prendendomi per mano e trascinandomi con sé verso la macchina. Potevo percepire il suo nervosismo dalla stretta decisa che, senza nemmeno rendersene conto, la sua mano stava attuando sulle mie dita. Sorrisi cauta e mi avvicinai a lei, poggiando la mia guancia sulla sua spalla nel tentativo di trasmetterle una qualche briciola di sicurezza. Il silenzio si fece sovrano all'interno dell'abitacolo fino a quando non sentii nuovamente la sua voce rauca insinuarsi abile nelle mie orecchie."Grazie di essere venuta."
"Non mi hai dato molta scelta."
Risposi ridacchiando a mo di scherzo, ma smisi nell'istante in cui ricevetti un'occhiataccia come risposta. Abbassai il capo silenziosa e mi separai dalla sua pelle, riprendendo il mio posto nell'angolino di quella vettura. La sentii sbuffare mentre estraeva un cellulare da una delle tasche dei pantaloni per poi porgermelo; mi ci volle un po' a capire, ma quando lo riconobbi i miei occhi s'illuminarono di gioia. Il display segnava cinque chiamate perse e due messaggi da parte di Ally. Rivolsi la mia attenzione alla ragazza seduta al mio fianco come a volerle chiedere il permesso di poter chiamare la mia amica; una concessione che non tardò ad arrivare.
Mentre mi accertavo che stessero tutte bene, l'auto fece una brusca deviazione che mi portò a cadere di peso sulle gambe di Selene, la quale mi osservò divertita, riuscendo a stento a contenere una risata generosa; chiusi la chiamata e la guardai accigliata, impedendole così di trattenere quel suono che poche volte fuoriusciva dalle sue labbra.

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Sara
RomansaLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...