Capitolo 41

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Il meccanico accostò dietro l'auto, mantenendo le quattro frecce accese in modo da permettere agli altri di vedere il veicolo in lontananza. Aprì il cofano e, tra un mugolio e l'altro, perse del tempo a controllare tubi, cavi ed altre parti a me sconosciute, per poi sbuffare quasi rassegnato passandosi il braccio sulla fronte per levar via quel paio di gocce di sudore che si erano formate.

"Qui serve un bel po' di lavoro. Devo portarla in officina; posso farvela avere pronta tra una settimana."

"Una settimana?!?"

Selene quasi sbraitò; la rabbia perfettamente visibile sul suo viso, le nocche delle mani ormai bianche per quanto stesse stringendo i palmi. La osservai con preoccupazione in volto e, quasi senza rendermene conto, mi avvicinai maggiormente a lei, avvicinando una mano alla sua ancora chiusa per costringerla a rilassare i muscoli al fine di permettermi di intrecciare le nostre dita. Lei mi osservò accigliata per qualche secondo, poi accennò un sorriso quasi impercettibile e tornò ad osservare Apollo dialogare tranquillamente con l'uomo davanti alla sua adorata auto.

"Posso darvi un passaggio a casa; tanto devo tornare indietro."

"Ci farebbe un grandissimo favore."

Apollo sorrise grato all'offerta del meccanico, stringendogli la mano come se avesse appena concluso un qualche affare di estrema importanza, per poi girarsi verso di noi e farci cenno con il capo di raggiungerlo. Feci per avvicinarmi al carroattrezzi quando la mia mano venne stretta d'improvviso con fermezza, impedendomi di proseguire. Selene strinse più volte la mascella, alzò il capo e gonfiò il petto, prendendo quanta più aria possibile.

"Noi non veniamo. Chiamerò un taxi e proseguiremo."

"Sei sicura? Non c'è nessuno nel raggio di chilometri."

"Sono sicura. Tu vai; ti chiamerò quando saremo arrivate a destinazione."

Il ragazzo fece spallucce, ci salutò e salì sul veicolo di servizio, permettendoci di osservarlo allontanarsi lungo quel percorso infinito coperto di asfalto.
Mi girai di scatto verso i fili d'erba che si affacciavano sul ciglio della strada non appena le mie orecchie percepiscono un suono flebile, un fruscio, che catturò immediatamente la mia attenzione. Un coniglietto, ben nascosto tra i cespugli, si godeva il naturale riparo dal caldo, mentre con quei teneri movimenti del suo nasino assaporava ogni profumo della natura.
La ragazza al mio fianco attirò nuovamente la mia attenzione, chiedendomi il cellulare che mi aveva regalato per poter prenotare un taxi che sarebbe arrivato dopo un minimo di quarantacinque minuti. Nell'attesa decisi di chiamare le mie due uniche amiche, nonché pilastri di sostegno. Non ci volle molto prima di poter sentire la voce gioiosa di Ally, accompagnata da quella in sottofondo di Marajah.

"Sara! Come sta andando il viaggio? Avete già trovato questa misteriosa sorella?"

"Ancora no. Abbiamo chiamato un taxi; si è rotta l'auto. A proposito, Apollo sta tornando a casa."

"Sei rimasta sola con Selene?"

A quella domanda susseguì prontamente un commento da parte di Marajah che, però, non fui in grado di comprendere. Mi girai verso la ragazza poco distante da me, la quale, probabilmente sentendosi osservata, ricambiò il mio sguardo e mi sorrise con tranquillità, tornando poi a prendere a calci i sassolini posti sul terreno. Ridacchiai a quella visione, tornando poi a concentrarmi sulla chiamata.

"Tranquille, sto bene. Vi chiamo non appena arriviamo."

E così salutai le ragazze senza dare loro modo di controbattere, posai il cellulare nella tasca dei pantaloni, presi un sassolino di piccole dimensioni e, dopo aver accuratamente preso la mira, lo lanciai contro la proprietaria della villa. Selene si bloccò per qualche secondo, girandosi poi nella mia direzione con fare sconvolto. Ridacchiai nel vedere la sua espressione. Quella risatina divertita, però, si perse definitivamente quando la vidi riempirsi le mani di sassolini mentre le sue gambe presero ad accorciare la distanza che ci separava l'una dall'altra. In quel momento realizzai che sarebbe stato meglio per me iniziare a correre, e così feci.
Selene iniziò a lanciarmi i sassolini raccolti poco prima, cercando di prendere bene la mira in modo da potermi colpire; ci riuscì più volte, portandomi a ridere divertita dalla situazione, mentre non la smetteva d'impormi di fermarmi in modo tale da potermi "seppellire con le pietre e sedercisi sopra vittoriosa".
Mi girai nella sua direzione per controbattere, potendo constatare quanto fosse dannatamente vicina alla sua preda, ma la mia espressione mutò drasticamente non appena un mio tallone si scontrò contro una pietra dalle dimensioni più estese, portandomi a perdere l'equilibrio. Nella speranza di poter evitare la caduta, allungai un braccio verso Selene, afferrando la sua maglietta, trascinandola con me verso il suolo. Il suo peso si scontrò violentemente contro il mio corpo, portandomi a lasciar fluire un limpido lamento di dolore.

"Ti ho presa!"

"Ti ho lasciata vincere."

"Certo, certo."

Mi osservò con un sopracciglio alzato, mimando un'espressione di superiorità che non perse tempo a strapparmi un sorriso. Restammo ferme in quella posizione per nulla comoda per qualche secondo finché le sue labbra non decisero di avanzare ferme verso il loro obbiettivo, scontrandosi poco dopo con le mie in un bacio casto eppure talmente intimo da portare il mio intero essere a dissociarsi dalla realtà.
Poco dopo le nostre orecchie vennero invase dal suono del clacson di un'auto, il taxi che stavamo aspettando. Ci alzammo rapidamente da terra, ci spolverammo i vestiti di poco stropicciati e ci incamminammo verso il veicolo.
Poco prima di entrare, il cellulare di Selene squillò; ebbi modo di osservarne il display, potendo constatare che si trattava del signor Trevor. La ragazza vicino a me sbuffò infastidita e, dopo aver rifiutato la chiamata e riposto il cellulare in tasca, mi sorrise e mi porse la mano, chiudendo poi la portiera dell'auto, informando l'autista che eravamo pronte a proseguire il viaggio.

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