Capitolo 32°

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Mia

Mi stende, salendo su di me, alzando i miei polsi delicatamente, stando attento a quello slogato e li poggia sopra la mia testa, precisamente in cima al letto. Abbassa il capo, incominciando a baciare la mia pelle nuda, e ad ogni assaggio la mia carne brucia, la voglia sale e il mio corpo cade in una completa estasi.

Quando si tratta di lui... non so mai come il mio corpo potrebbe reagire.

Mi dimeno, stando attenta ai molteplici graffi causati dell'abrasione dell'asfalto, ma la cosa strana  é che in questo preciso istante non sento dolore, come se il suo tocco lenisse le mie ferite esterne.

Ma aprendo quelle interne, cara Mia.

Dovrei dirgli no, ma non ce la faccio.
Ho chiuso la coscienza nel lato più profondo e recondito di me, la sento urlare, ma la ignoro. Sono sicura che tra non molto riuscirà a liberarsi e verrà fuori usando il lato più cattivo di sé, facendomi la ramanzina sul mio assurdo comportamento, e io ascolterò sapendo di aver sbagliato ancora una volta.
Mettendo un altra tacca sulla tabella degli errori.

<<Sei la mia perdizione>>. Sussurro.

Alza la faccia guardandomi negli occhi, per poi abbassarsi sulle mie labbra. Mi bacia con possessione e audacia, incastrando di tanto in tanto le mie labbra tra i suoi denti e facendomi rilasciare un ansimo, che racchiude piacere e dolore.

<<Potrei dire lo stesso>>. Mormora, solleticando la mia pelle con il calore del suo fiato.

Può davvero dirlo?

La sua mano libera esplora ogni angolo del mio copro, mentre le mie, ancora in cima al letto, sono strette in un pugno e bramano dalla voglia di toccare quel corpo che senza neanche volerlo, desidero ardentemente.

Desiderio, è questo che provo. Una smania continua nei suoi confronti.

La voglia incessante che ho, la voglia continua che suscita anche solo con il pensiero di essere toccata e a mia volta di toccare lui.
È tutto assurdo.
Come se desiderassi il possesso, ma la realtà è tutt'altro, perché anche se non glielo ammetterò mai, è lui che in questo momento ha il pieno possesso di me.
Corpo e anima alleati e uniti, stretti metaforicamente, nel pugno della sua mano.

<<Sta buona>>. Sussura al mio orecchio.
Non ne so molto di dominatori, ma in questo momento potrei definirlo tale.
Si padroneggia sopra di me come un vero Dio, padrone delle sue azione e peccatore delle sue scelte.

Non sei diversa da lui. Stai peccando anche tu.
È una tua scelta restare .

Annuisco e lo lascio fare, mentre incomincio a rilassarmi, ma solo di poco.
La paura che possano entrare i miei genitori da un momento all'altro, non mi lascia godere della situazione. E lui, come se mia avesse letto nel pensiero, si ferma e mi guarda.

<<Non entrerà nessuno, sta tranquilla>>.

Lo guardo, un pó insicura sulla sua risposta.

<<Ti fidi di me?>> Chiede come la prima volta e io come la prima volta rispondo un no, quasi in un sussurro.

<<No, sai che non posso>>.

Inevitabile &quot;Il Principice Ereditario&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora