Capitolo 36°

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Devhon

Quanto può essere difficile essere qualcuno che in realtà non sei?

Tanto, davvero tanto. Ma mentire fa più male, anche se ormai sono diventato un fottuto maestro in questo. Il mio lavoro quello che rappresentano mi portano giorno per giorno ad'essere la copia brutta di me stesso.

Interpretare un ruolo non tuo, essere qualcuno che tanto brami, ad un certo punto ti porta ad ad odiare il vero te stesso. Ma con dei benefici.
Sono un uomo ricco e potente. Posso avere tutto con uno schiocco di dita, ma non posso essere, o scegliere la cosa più importante, per il semplice fatto di ciò che sono e rappresento.

"Tutti devono poter scegliere"

Oh Mia, se solo sapessi. Io purtroppo non posso scegliere nulla. La libertà di scelta, non è un lusso che posso permettermi.

Monroe, sono un Monroe.

Ed è per questo che in questo momento sto ascoltando le parole di queste due persone, dove la loro voce mi arriva distorta e fa contorcere le mie budella per la rabbia nei loro confronti.

È solo questione di business.

<<Dev, sai cosa fare>>. Mi comunica, mio padre, pronunciando il mio nome come un ordine, come un dato di fatto.
S

tringo il poggia mano in pelle, che a causa del sudore provocato dalla rabbia risulta scivoloso. Chiudo gli occhi e mando giù il groppo alla gola, cercando di respirare regolarmente.


È solo lavoro. Mi ripeto.

Ora li osservo, studiando il loro abbigliamento e i loro lineamenti.

Così diversi tra loro e così estranei.

<<Secondo il testamento devo essere sposato all'età di trentacinque anni. Io ne ho trentuno ho molto tempo a disposizione e lo sfrutterò come cazzo voglio. Ora se volete scusarmi>> Dico alzandomi
<<Ho un maledetto appuntamento>>.

<<Un appuntamento?>> Dice mia madre ironica, come se fosse divertita.

<<Si hai qualcosa da dire?>> Mi volto affrontando la donna perfettamente truccata, con una collana di diamanti.

<<Cosa ci vedete voi stupidi uomini in donne di così tanta pochezza?>> Dice come una serpe mentre aggiusta la manica del suo vestito ben stirato.

<<Oh non lo so mamma, chiedilo a tuo marito>>. Dico facendo cenno con la testa verso mio padre.

<<Tuo nonno ti ha riempito la testa di troppe fandonie>>. Afferma prendendo un sigaro tranquillamente.

Fandonie? Il nonno non era un bugiardo.

<<Che cosa strana!>> Esclamo ridendo e facendo finta di aver dimenticato.

<<Ero convinto di sapere che tu avevi addirittura lasciato casa per una, come dice la mamma " donne di così tanta pochezza">>.

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