Capitolo 10°

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Devhon

Sono davanti allo specchio ad altezza umana che sistemo il mio papillon, un accessorio obbligatorio per le feste di mia madre.
Un accessorio che uso molto raramente.
A causa del mio la lavoro, sono solito usare cravatte e completi su misura, no stupidi fiocchetti legati al collo come collari.

Scendo l'enorme scalone con le mie scarpe lucide, maledicendomi per non aver preso il mio jet appena tornato dal lago del pensiero per scappare via da questo dannato posto.
Per non parlare poi dell'incontro con Mia, sembri che si ricordi di tutti tranne che di me. Com'è possibile?

Cosa ti da fastidio, che non si ricordi? O che si ricordi solo di Logan?

Oh fanculo a lui e alla sua vita senza problemi. Con tutto quello che devo affrontare, Mia e la sua combriccola di ragazzine dovrebbe essere l'ultimo dei miei problemi.

E invece... ora basta pensare è già una storia vecchia. Guardo il rolex al mio polso e noto che sono le ventuno, sorrido e continuo a scendere.
D

ovevo essere pronto per le venti, ma con mia grande sorpresa la figlia di Agust si è presentata alla porta e mi ha tenuto occupato.

Forse sei tu che hai tenuto occupato lei.
S

i forse è così, ma sorvoliamo. E questo mi ricorda che Logan ha fatto centro, di nuovo.

Dall'esterno si sente l'orchestra suonare e la gente parlare, ma non ho la minima intenzione di unirmi a loro.
Questi eventi così formali e senza senso, all'occhio delle persone che ci guardano da fuori sembrano così belli ed eleganti, ma quello che non sanno quelle persone e che in queste occasioni trovi i perggiori personaggi tutti nello stesso posto.
Famiglie finte all'apparenza, con mogli alcolizzate, mariti traditori e figlie viziate e lontano dalla realtà. La maggior parte di loro siede allo stesso tavolo con le proprie amanti, incuranti delle moglie che ci provano con altri uomini solo per ripicca.
Una bella realtà insomma.
La mia famiglia organizza eventi del genere da generazioni ormai, ma questa festa è del tutto diversa dallo scopo iniziale, ovvero la beneficenza, perché Eva Monroe vuole la mia presenza a tutti costi per trovare una giusta partener, ma questo non vuol dire che io non possa presentarmi a modo mio.
Le raccomandazioni di mio padre risuonano nella mia mente come un mantra senza fine, provo troppa stima nei suoi confronti per deluderlo, ma qui non si tratta di lui, ma del mio cazzo di futuro.

"Un matrimonio per un eredità"
"Stasera avrai la vasta scelta"
"Potrai scegliere chi ti pare"
"Sei un Monroe".

Sembra una condanna a morte.

In realtà, se vogliamo essere sinceri io non sto scegliendo proprio niente.
Come più di dodici anni fa, sono loro che stanno scegliendo per me ancora una volta, sono loro che non mi danno la libertà di scelta.
Puoi essere ricco e potente quanto vuoi, ma per non avere vincoli nella vita devi essere solo. La mia vita apparentemente perfetta, ha tanti vicoli cieci e per quanto io possa essere potente, la vita economica e finanziaria dei miei fratelli, dipende solo ed'esclusivamente da me.

Raggiungo le cucine dove camerieri, Chef e pasticcieri lavorano sodo.
Dolci, pasticcini, tartine e caviale occupano i banconi di marmo bianco.

Alla mia entrata tutti si voltano nella mia direzione, sorrido loro ed entro senza dire nulla, avvicinandomi al grande frigo e prendendo una bottiglia di vino. Un Bordeaux di 1Chateau Mouton Rothschild, 1945 - per essere precisi.
L

Inevitabile "Il Principice Ereditario"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora