Capitolo 47°

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Devhon

Il dolore...
Come lo descrivi?
Quel dolore non visibile all'occhio umano, quel dolore che ti apre il petto e ti fa stringere i pugni.
Quel dolore che ti fa mordere l'interno della guancia e sanguinare, sì sanguinare in modo teatrale, da renderlo quasi insapore.
Come se il mondo ti stesse crollando addosso e ti ritrovassi schiacciato da questo pesante e immenso peso.

Dio e come fa male, ma perché poi mi fa così male?

Non dovrebbe, mi sono imposto fin dall'inizio di non provare mai nulla. Io sono immune, non provo cose simili, lei non dovrebbe farmi questo effetto. È come se avessi evitato per tutta la vita di farmi male veramente, per poi sentire questo maledetto dolore tutto insieme.

Le sue urla rimbombano nella mia mente come un lamento sommerso.
Mia, lei è davvero mia, l'ho capito solo adesso. Vederla sofferente, in pericolo mi ha fatto davvero reagire. Qualcosa si è innescato in me e mi ha fatto bruciare le viscere dall'interno, come un urlo proveniente dall'angolo più recondito e dimenticato di me, lei mi ha fatto riacquistare, anche solo per un istante, quella lucidità che avevo perso completamente.

Lei detiene il tuo controllo.


Tra pugni, calci e colpi all'addome,  dovrei urlare per questo dolore fisico, dovrei sentire la pelle bruciare per le ferite. Sono conciato nei peggiori dei modi, lo so, avrò sicuramente delle costole rotte e qualche lesione, ma non sento nulla.

Nulla.

L'unica cosa che sento, è quello che lei sta provando, quello che io le ho procurato giocando con lei, sono stato egoista e ho rovinato tutto, e ora...

Ad ogni azione, una reazione.

Ora l'ho persa per sempre. La mia anima sta urlando, ma nessuno la sente è muta alle orecchie altrui, nessuno mi sentirà mai.
Posso rimanere solo inerme a guardarla, mentre scappa via, mentre fugge lontano da me. Sempre più lontana, senza mai voltarsi indietro.

Le sto dicendo addio, senza pronunciare le parole giuste, ma la realtà è un'altra, non ci sono mai parole giuste per lasciare andare chi detiene tutto.

La stai solo proteggendo.

È quello che mi ripeto ormai da quando ho varcato le lamiere di questo posto. Ma a chi voglio darla a bere? Sto solo cedendo ai ricatti infami di una famiglia altrettando infame.
Nessuno sa quello che faccio davvero per mantenere tutto a galla. La sto proteggendo, ma mi odierà comunque, mi ricorderà per sempre come Devhon Monroe, colui che ha giocato con lei, colui che l'ha scacciata e allontanata.

Mi ricorderà solo come un Monroe.

<<Mi dispiace, piccola>>. Sussurro, continuando a guardare verso il vuoto, perché lei ormai, non può più sentirmi.

<<Shh, tranquillo fratello, stanno arrivando i paramedici>>.
Mi volto, anche se molto lentamente, verso Adam e nei suoi occhi leggo dolore.

<<Adam...>> Lo chiamo e la gola arde, lui si avvicina, ma qualcosa in me sta cambiando, perché all'improvviso sento la testa leggera, dei piccoli puntini appaiono alla mia visuale e il buio prende possesso del mio corpo.

<<Oh cazzo! Dev! Dev rispondi...>> Mi sento scuotere e riapro gli occhi, anche se lo vedo in modo sfogato, riesco comunque a pronunciare quelle parole: <<Qualsiasi cosa succederà, proteggi Mia>>.

<<Non succederà nulla, sarai tu a proteggerla>>. Ribatte veloce.

<<No, non capisci!>> Dico afferrando la sua maglia.

<<La devi proteggere! Io non posso fare più nulla. Quindi giuramelo!>>. Lui annuisce, e i suoi occhi si fanno lucidi.

<<Ora ti prego resisti Dev, combatti ancora una volta>>.

<<Dev! Dev!>> Sento urlare, ma i miei occhi si stanno chiudendo.

<<Ha perso i sensi Patrik! Aiuto Pat!>>. Sento le urla, ma sono sempre più lontane e distorte, come lamenti strappati al vento.

Proteggi Mia a qualsiasi costo.

Piano piano come se stessi sognando, la mia mente viaggia in piccoli frammenti di memoria e rivivo lei. Lei che mi sorride, lei che mi guarda, lei che mi sfida e mi attacca come nessuno mai, lei che canta nel cuore della notte.
Lei che guarda oltre quello che rappresento e mette a nudo la mia anima, con poche parole e anche se sono consapevole che tutto questo sia solo un ricordo, mi sento comunque bene e sorrido tirandola a me, come se fosse tutto vero. Un tempo lo è stato davvero, mi ricorda la vocina. In un attimo ci ritroviamo nello chalet, nel bagno del ristorante, nella piscina e in quel posto magico al lago del pensiero.
Uno dei momenti più belli che io abbia mai vissuto.

<<Non ti chiederò di fidarti, devi rischiare, con me è tutto un rischio>>.

<<Qualcuno disse: che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di correre dei rischi?>>

<<Van Gogh>> Sussurrò

<<E tu Mia Clark? Sei pronta a rischiare?>>

<<La vita è troppo breve per vivere di ricordi, che per quanto dolorosi possano essere, ti rendono comunque felice, è fatta di attimi, basta saper attendere il momento giusto arriva sempre>>.

Il momento giusto per me non arriverà mai, la mia vita è stata scritta nei minimi dettagli e tra le righe non c'è nessun momento giusto, quindi mi perdo beandomi dei ricordi. Per quel momento sei stata tu, ma come nei sogni ora sparisci e a me rimanere solo il dolore.

La canzone che ha fatto da sottofondo a tutto aveva ragione, io ho trovato una ragione per cambiare, ma quella ragione è appena andata via e io non ho più nessun motivo per provare ad essere diverso.

Lei sarà sempre il mio cuore nel mondo, in qualsiasi mondo sarò. Credo che qualcosa di grande e importante sia successo e in qualche modo resteremo legati per sempre. Forse anche tra trent'anni ci sarà sempre quel filo invisibile che mi legherà a lei, anche nelle scelte di vita, un pó come la l'equazione di Dirac.

Era inevitabile...

Ora finalmente posso dire che non sento più il suo dolore, perché il mio ha preso possesso.

Spazio Autrice: senza rendersene conto Devhon ha appena ammesso una cosa importante.
Lui rinuncia a tutto solo per Mia, e vivrà nel dolore cercando solo di sopravvivere.

E voi? Cosa ne pensate?

Votate e commentate, vi aspetto.

Kisskiss a tutti.

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