Capitolo 43°

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Devhon

Parcheggio l'auto nell'aria davanti all'entrata del portone e scendo seguito dai miei fratelli, che prendono posto al mio fianco.

Sono certo che tutto questo sia per me.

Qualcosa ha rotto quello strano equilibrio che si era creato, qualcosa che non credevo potesse accadere è accaduto, come se stando con Mia più del dovuto avessi dato il via ad'una apocalisse frenata solo dal mio soffrire. E ora che la mia mente e il mio corpo si sono concessi quella piccola fessura di felicità, tutto si è dissolto catapultandomi alla realtà e accelerando i tempi che mi ero prestabilito nella mia stupida mente.

Appena varcato il grande portone, la figlia di Agust mi guarda e abbassa lo sguardo, chiudendosi nelle cucine.

<<Spero per voi che non troverò ospiti indesiderati>>. Annuncio come se sapessi già.

<<Dev non odiarci, non ne sapevamo niente fino a poco fa. Sappi solo che qualunque cosa farai noi saremo al tuo fianco>>. Dice Patrik, mentre Adam annuisce.

Lo spero per voi.

Sto sacrificando tutto per loro, e sapere che comunque vada rimarranno al mio fianco, mi da solo più coraggio per affrontare l'imminente verità.

Quasi marciamo, il legno sotto i nostri piedi calpestato dalle nostre scarpe scricciola e si tende ad ogni passo, facendo rimbombate i nostri passi, come se annunciasse il nostro arrivo.

Agust si avvicina titubante anch'esso spaventato nel dirmi quello che gli è stato ordinato.

<<Signor Devhon suo padre l'aspetta...>> Ma lo blocco con la mano evitando che continui a parlare.

<<Sparisci!>>. Ordino è salgo le scale. Non sono in vena di parlare con nessuno.

Appena arrivato alla porta dell'ufficio, la sbarro senza bussare e il sangue smette di fluire nelle mie vene all'istante.

Rabbia, delusione mista a confusione pervadono il mio corpo.

Lo sapevo, eppure...

Eppure mi sento male, uno strano dolore mi fa contorcere lo stomaco, le loro facce compiaciute, intrise di tradimento verso il proprio sangue li rende ancora più disgustosi, e pensare che un tempo stimavo e amavo questi due estranei. Ma ora in presenza del diavolo in persona, mi accorgo che la mia intera vita è stata tutta una messa in scena e loro i registi principali.

No! Non lei. Non ora, non è tempo per questa verità.

Stefany.

<<Che cazzo ci fa lei qui?>> Urlo andando spedito verso mio padre.

<<Credo che tu conosca già la signorina Doon vero?>> Dice mia madre.

Conosco? Lei è stata l'ascesa all'inferno senza mai ritorno per la mia anima ormai ridotta a brandelli. È stata colei che ha reso la mia vita un vero incubo.

Quando fai qualcosa di sbagliato il problema non è continuare a vivere, il problema è sopravvivere tutti i giorni nella quotidianità delle cose, mentre quel rimorso ti perseguita senza fine giorno e notte.

Inevitabile &quot;Il Principice Ereditario&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora