«Sono felice di comunicarti che hai superato il test.»

Il nervosismo generale questa volta non scemò più di tanto.

«Mi rincresce solo di averti provocato tanto disagio.»

Popov la scosse un altro po'. Poi Anna riuscì a divincolarsi e piombò sulla poltrona.

Tremava.

Tonio non poté fare a meno di provare per lei un po' di compassione.

Meditò che forse i colpi di fulmine funzionavano solo in positivo. Nel senso che era possibile innamorarsi all'improvviso di una persona, ma non era possibile cominciare a odiarla del tutto da un momento all'altro.

«Disagio?» fece Anna. Adesso anche la sua voce tremava. «Io parlerei più che altro di sconquasso.»

«Di cosa?» chiese Popov.

E Anna ripeté:

«Sconquasso.» Dopodiché si mise una mano sulla bocca come se volesse impedire a qualcosa di uscire.

Tonio pensò che se prima, in bagno, non aveva vomitato, adesso pareva proprio sul punto di farlo.

«Devastazione, rovina, disastro.»

Questa volta fu Parise a parafrasare.

A giudizio di Tonio era ancora parecchio sulle spine.

Nemmeno Sinisi pareva essersi rilassato in seguito agli ultimi sviluppi.

«Tu non ne sapevi niente?»

Tonio ci mise un po' a capire che Popov stava parlando con lui.

Si chiese se ci fosse una ragione linguistica per la quale il russo dava a tutti del tu.

Nello stesso tempo si rese conto che quell'uomo riusciva a incutergli gran soggezione.

«Dice a me?»

Silenzio assenso.

«No, non ne sapevo nulla. Ho appreso tutto nelle ultime ore»

«E la piccola Blondinka

Tonio entrò in modalità padre protettivo.

«Si riferisce a nostra figlia Sara?»

«Certo, professore. Mi riferisco a vostra figlia.»

Tonio fiutò la possibilità di sfruttare la domanda a vantaggio di Sara.

«Lei non sa niente» asserì.

Anna si affrettò a dargli supporto.

«E oltre a sparire dalla mia vita, Nikolay Vladimirovich, spero vorrai farmi il favore di tenerla fuori da questa storia.»

Nel sorriso di Popov brulicava tanta malignità.

«A dire il vero, avevo in programma di farle qualche domanda.»

In quel frangente Tonio ricordò come prima Parise avesse svalutato i propositi dei russi riguardo a Sara.

Sì, professore. Potrebbero decidere di farle qualche domanda.

E come subito dopo avesse posto la questione in termini molto più crudi.

O usarla per fare pressioni su Blondinka.

«Ma a questo punto, raggiunta la certezza che tu sei estranea alla faccenda, non ho più alcuna ragione di recare altro disturbo, interrogando la signorina» sentenziò Popov.

Anna lo guardò con riconoscenza.

«Te ne sarei grata, Nikolay Vladimirovich. Te ne sarei immensamente grata.»

Popov non replicò.

Di punto in bianco pareva molto arrabbiato.

Fu come se all'improvviso gli fosse ritornato in mente un pensiero spiacevole in grado di irritarlo.

Latrò qualcosa in russo.

In risposta a quell'impulso, Petrov cominciò a disassemblare la macchina della verità e a riporne i pezzi.

Quando ebbe finito, riafferrò la valigetta e andò piazzarsi accanto a Sinisi.

I due ricominciarono subito a lanciarsi occhiate assassine.

Tonio considerò quanto fosse irrilevante in quel confronto silenzioso il fatto che adesso l'italiano avesse in mano una pistola.

«Per noi è arrivato il momento di andare» disse Popov.

«Deo gratias!» fece Anna.

Tonio osservò che aveva riacquistato un po' di colorito e con esso, a quanto pareva, anche un po' di coraggio.

Lei si alzò.

«Spero proprio di non vederti mai più, Nikolay Vladimirovich.»

«Non si può mai sapere» rilanciò il russo.

Anna gli chiese se per caso non fosse una minaccia.

L'altro non rise. Anzi, divenne ancora più cupo. Tuttavia, non accantonò del tutto le buone maniere.

Chiese: «Posso stringerti la mano, Blondinka

Anna fece una smorfia.

«Se si potesse evitare, ne sarei contenta.»

«Posso almeno ringraziarti di tutto ciò che hai fatto per la madrepatria?»

«Se non mi devi consegnare un targa di encomio in oro zecchino, per me puoi pure risparmiartelo.»

Popov non ribatté.

Poi si rivolse a Parise.

«Innanzitutto, vorrei complimentarmi per la discrezionalità con cui è stata gestita la situazione da parte italiana. In più, Giulio, voglio ringraziare te e il direttore De Cato per avermi procurato quest'incontro. Adesso possiamo tornarcene a casa certi che l'unico modo per ritrovare la bomba è ritrovare il signor Breheme. In ogni caso, se dovessero esserci delle novità, vorrei pregarti di contattarmi per il tramite dell'ambasciata. Lo stesso farò io nel caso in cui dovessi venire a conoscenza di nuove circostanze utili al ritrovamento dell'ordigno. Infine, mi auguro che questo possa essere stato il primo passo verso una più proficua collaborazione dei nostri servizi. Nel mio rapporto farò di certo menzione dell'aperta e proficua cooperazione che mi è stata offerta.»

Tonio si chiese dove il russo avesse imparato a parlare l'italiano in maniera tanto fluente.

In replica al breve discorso, Parise si limitò ad abbassare il capo con deferenza, e Popov gli si avvicinò per stringere la mano almeno a lui.

Ma l'avvocato lo bloccò.

«Dopo, Nikolay Vladimirovich. Adesso vorrei scambiare due parole con la mia vecchia collega.»

Popov parve colto alla sprovvista. Riuscì a recuperare subito.

«Devo aspettarti fuori?»

«E quello che stavo per proporti» disse Parise. Si mosse verso la porta della stanza. «Venite, vi accompagno.»

Precedette i russi in corridoio.

Petrov si accodò all'avvocato solo dopo un'ultima occhiataccia all'ex incursore. Popov lo fece solo dopo essersi prodotto in due brevi cenni di saluto.

«Blondinka. Professore.»

Tonio sentì la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi.

Un attimo dopo, Parise tornò in salotto.

Cogliendo tutti di sorpresa, Sara prese a urlare come un ossessa, atteggiò le dita ad artigli e si lanciò contro il suo ex socio.

Tonio era certo che gli avrebbe cavato gli occhi, se Sinisi non l'avesse colpita in pieno volto con il calcio della pistola, facendola schiantare sul pavimento.

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