Il mostro dalle tante mani che lo straziava ogniqualvolta Anna moriva sulla spiaggia valicò i confini del sogno e irruppe nel mondo reale.
Si introdusse dentro di lui e cominciò a stringere i suoi organi interni come faceva nell'incubo, con l'unica, rilevante differenza che adesso Tonio non avrebbe potuto svegliarsi nemmeno se si fosse messo a urlare.
No. Non è riuscita a scappare. La nostra bambina non ce l'ha fatta.
Immaginò che le parole di Anna lo avrebbero tormentato per il resto dei suoi giorni, ricordandogli nello stesso tempo che la colpa di quello che era successo a Sara era di chi quelle parole le aveva pronunciate.
Si decise a divincolarsi dall'abbraccio di Anna, poi la spinse lontano da sé.
L'espressione sbigottita per quel gesto, lei cadde sul letto.
Tonio avrebbe voluto saltarle addosso e colpirla più e più volte con schiaffi e pugni, fino a tramortirla. Avrebbe voluto farlo mentre le rinfacciava le sue responsabilità e le urlava di vergognarsi per ciò che aveva fatto, per la tragedia che aveva causato.
Tuttavia sapeva che, anche se la perdita di sua figlia lo avrebbe condotto alla pazzia, non sarebbe mai stato capace di fare una cosa del genere ad Anna, e non perché fosse sua moglie, ma per il semplice motivo che era pur sempre un essere umano. E la sua natura non contemplava la possibilità di far del male a un suo simile, a prescindere da quali fossero le sue colpe.
E' sempre possibile snaturarsi, però.
Fatta quella considerazione, Tonio si disse che doveva allontanarsi da Anna al più presto.
Se lei avesse detto qualche puttanata del tipo che aveva agito in quel modo per la patria, per il Paese o per qualche altro ideale del genere, c'era appunto la possibilità che la ragione si addormentasse e lui andasse contro quella che era la sua natura.
«Devo andarmene di qui. Subito.»
Si prese la testa fra le mani e cominciò a girare in tondo come se fosse in un uno stato confusionale avanzato, quanto invece era cosciente del fatto che altro non aveva da fare che infilare la porta, scendere al pianterreno e uscire da quella casa.
«Subito. Devo andarmene subito.»
Si chiese per quale motivo stesse traccheggiando.
Si rispose che forse, inconsciamente, non voleva ancora accettare quello che era successo e aspettava che Anna smentisse se stessa, dicendo che Sara era riuscita a sfuggire all'aggressione, che ce l'aveva fatta e che in quel momento era al sicuro in una caserma del carabinieri o in un commissariato.
Dopo un po' raggiunse la consapevolezza che non stava tergiversando per quel motivo.
La vera ragione per cui lo stava facendo lo spaventò.
Mio Dio, sto aspettando che lei dica quel qualcosa capace di infrangere ogni mia inibizione, perché in questo momento altro non desidero che farle del male.
Era anche certo che se lei avesse continuato a rimanere in silenzio, sarebbe stato lui a provocarla.
Le avrebbe detto qualcosa che l'avrebbe indotta a replicare con parole in grado di rompere gli argini delle sue barriere morali, portandolo a scagliarsi contro di lei e a picchiarla fino...
Fino a quando?
Sarebbe arrivato a ucciderla?
Decise che era meglio non scoprirlo.
Smise di girare come una trottola e pose la sua attenzione sulla porta socchiusa della stanza.
Si impose di raggiungerla.
Una attimo prima che potesse spalancarla e andarsene, Anna gli chiese cosa stesse facendo.
«Me ne vado» rispose lui, senza girarsi. «Me ne vado per il bene mio e tuo. Presto potrei non rispondere più delle mie azioni.»
«Ma Sara...?»
«Occupati tu di lei. Io non sarei capace di farlo.» Nel senso che senza farsi venire un infarto o un ictus non sarebbe mai stato capace di procedere al riconoscimento del corpo di Sara in un obitorio, di organizzarle un funerale e di presenziarci. Forse in futuro, quando lo scorrere del tempo avesse smussato lo strazio, sarebbe andato a piangerla sulla sua tomba, ma per il momento era necessario che si facesse da parte. «Dopotutto, quello che le è successo è solo colpa tua.» E prova a replicare che lo hai fatto per il Paese o per l'umanità, e vedi che ti succede.
«Ma lei...»
Questa volta Tonio si voltò, imbestialito.
«Lei cosa? Lei cosa, Anna?».
Fece un paio di passi verso la donna.
Per l'amor di Dio, vattene.
Era la voce della coscienza a parlargli ed era molto, ma molto fievole. Arrivava attutita da dietro uno spesso muro di furia.
Per l'amor di Dio...
«Allora?» urlò. «Non mi rispondi? Sei patetica. Non ti turba nemmeno un po' sapere che se avessi consegnato quella maledetta cosa una settimana fa tutto questo non sarebbe successo?»
Anna si mise in piedi.
Lui interpretò quel movimento come un gesto di sfida, tanto più che ai suoi occhi Anna adesso pareva impettita.
Che stesse finalmente per giustificarsi per le sue azioni?
Avanti, fallo! Fallo, brutta bastarda!
Con due falcate, Tonio si portò a una manciata di centimetri da lei.
Si accorse di star stringendo la mano destra in un pugno.
Si sentiva addosso una forza d'altri tempi, una forza che aveva scordato di aver avuto.
Sono pronto.
«Dillo, forza. Dillo che lo hai fatto per il mondo, per il Paese. Di' per chi cazzo lo hai fatto. Non aver paura delle tue idee, Blondinka. Esterna quello di cui sei convinta. Avanti.»
Fu allora che il telefono nella mani di Anna vibrò.
Tonio fece un passo indietro.
Senza controllare chi fosse, guardandolo negli occhi, la voce calma, Anna disse:
«E' lei.»
«Lei chi?»
«Sara.»
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Tutto ciò che si nasconde
Misterio / SuspensoOttobre. Dopo il solito incubo, Antonio Fiorentino, detto Tonio, professore di lettere in pensione, si sveglia madido di sudore nel letto della sua villetta ubicata a una manciata di metri dalla baia di cui lui e sua moglie Anna si sono innamorati l...