Quando Tonio capì che il mostro a quattro zampe altro non era che una coperta sotto la quale si celavano due persone di cui si vedevano solo i piedi e una piccola parte delle gambe, comprese anche che non ci sarebbe stato nessun lieto fine per loro.

I russi li avevano fregati alla grande.

Popov indicò dietro di sé con il pollice della mano destra.

«Vostra figlia è là sotto con il mio amico Fyodor che le tiene una pistola puntata alla tempia» spiegò. «La coperta è una piccola precauzione suggerita da Yuriy per impedire a eventuali cecchini nascosti qui intorno di sparare a tutti noi a colpo sicuro e di liberare la piccola Blondinka senza farle un graffio.» Torse lievemente il capo e alzò la voce. «Piccola Blondinka, avanti. Saluta la mamma.»

Da sotto la coperta arrivò la voce smorzata di Sara.

«Madre, in effetti sono qua sotto.»

Come attratto da quelle parole, Tonio fece qualche passo in avanti.

Si fermò solo quando Popov gli fece segno di farlo.

«Stai bene?» chiese Anna.

«Benone» le rispose Sara.

«Scusate l'interruzione» intervenne Popov. «Adesso potrei sapere dov'è la bomba?»

Pareva calmo e impaziente al tempo stesso.

Anna tornò a rivolgersi a lui.

«Prima la devi liberare» disse, imperterrita.

Popov alzò gli occhi al cielo.

«Lo sapevo che non sarebbe finita bene.»

Si avvicinò alla coperta ambulante e disse qualcosa in russo.

Tonio guardò Anna, nel caso fosse stata in grado di tradurre le parole di Popov.

Ma lei alzò le spalle.

Popov dovette notare il siparietto, perché disse:

«Ho appena ordinato al mio amico di spararle.»

Si fece da parte.

Anna disse: «Non credo che lo farai Nikolay Vladimirovich. Perderesti tutta la tua forza contrattuale.»

Tonio osservò Popov: il russo sembrava ora fuori di sé dalla rabbia. In quel momento non pareva propenso a ponderare le conseguenze dell'ordine impartito a Golvin.

«No, no, no.» Tonio fece per mettersi a correre verso sua figlia, ma Anna lo afferrò per la giacca e lo tirò all'indietro.

«Fermo» gli gridò.

Poi riecheggiò uno sparo.

Oh, no!

Tonio notò una nuvoletta rossa esplodere all'altezza dell'orlo della coperta, fra i piedi dei suoi occupanti.

Si alzò un urlo ovattato.

Tonio fu felice di stabilire che si trattava di un urlo maschile.

Sara e l'uomo che la teneva sotto tiro, Fyodor Mikhailovich Golovin, caddero a terra, rimanendo sotto la coperta.

Tonio intuì cos'era accaduto: uno dei due era stato colpito a una gamba o a un piede da un colpo partito dal folto della foresta.

Sinisi.

La coperta cominciò a essere scossa da movimenti convulsi. A Tonio sembrava ora un enorme sacco all'interno del quale si agitava una moltitudine di gatti.

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