Un anno e tre mesi dopo, ripensando al funerale dell'uomo che ora faceva capolino dal finestrino dell'Audi, Tonio ripensò anche allo strano dubbio espresso da Anna una volta rincasati.

Sempre che non sia stato qualcuno a spingerlo fuori strada.

Ricordò pure che subito dopo aver pronunciato quella frase, lei era andata in cucina a rispondere a una chiamata di Sara e lui aveva finito per dimenticarsi di chiederle di spiegarsi meglio.

Sua moglie intendeva dire che nell'incidente era stato coinvolto un altro veicolo il cui conducente si era poi allontano senza prestare soccorso, oppure che qualcuno aveva speronato di proposito l'auto del suo socio?

In quel frangente Tonio realizzò di non riuscire a formulare alcuna ipotesi al riguardo, tanto era lo spaesamento e il terrore derivanti dal fatto di trovarsi al cospetto di uno spettro.

Neanche a farlo apposta, quello disse:

«Sa a chi assomiglia, professor Fiorentino? Assomiglia a una persona che ha appena visto un fantasma.»

Sebbene non ci fosse proprio nulla di divertente, il redivivo si fece pure una bella risata.

«Non si preoccupi» proseguì, ridiventando serio. «Sono io, in carne e ossa. A dire il vero, più carne che ossa. E poi dicono che a finire in una bara si dimagrisce tanto.»

Altro sghignazzo.

Tonio, mente e fisico pietrificati, non riuscì a dire nulla. Sperò solo di essere fuori pericolo svenimento.

«La verità è che erano in tanti a volere la mia morte. Io non ho fatto altro che andare incontro al loro comune desiderio, prima che qualcuno decidesse di esaudirselo da sé.»

Tonio ebbe un capogiro.

Anche se aveva resistito fino a quel momento, forse c'era ancora il rischio di perdere conoscenza.

O peggio.

«Faccia un bel respiro, professor Fiorentino. Non è mai stata mia intenzione farle venire un colpo, mi creda.»

Tonio si ritrovò a seguire il consiglio del morto, riempiendosi i polmoni ed espirando lentamente.

«Ci pensi bene: se fossi uno spirito non le sarei certamente apparso in pieno giorno a bordo di un'elegante vettura. Le sarei venuto a tirare i piedi nel letto, di notte.»

Parise rise di nuovo.

Fu una fortuna che lo fece, perché fu così che in Tonio la rabbia prese il posto dello spavento.

Qualunque fosse la storia che c'era dietro, che diritto aveva quel grassone di fargli uno scherzo del genere?

Ma era veramente possibile che si trattasse di una burla, come quelle che fanno in tv ai personaggi famosi?

No, decise Tonio dopo solo un secondo di intenso ragionamento, non era possibile.

C'era stato un funerale a cui aveva partecipato almeno un centinaio di persone. La messa era stata celebrata dal parroco della chiesa di sant'Onofrio. Il vero parroco della chiesa di sant'Onofrio. E prima ancora, i vigili del fuoco avevano estratto dalla vettura dell'avvocato Parise un corpo carbonizzato. C'erano stati articoli su Internet e sui giornali locali. Persino un trafiletto su un giornale meridionale a diffusione nazionale e necrologi un po' ovunque. Non poteva essere una montatura.

Oppure sì?

Scosso da un altro accesso di disorientamento, Tonio si disse che non poteva essere altrimenti.

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