Con la coda dell'occhio, Tonio scorse Sinisi con un cellulare all'orecchio.

Quando il bestione rinfoderò il telefono in una tasca interna della giacca senza parlare, Tonio si ricordò dello squillo che il custode dell'albergo doveva ricevere come segnale per predisporre ogni cosa in vista del loro arrivo.

«Se vuole, può accomodarsi dietro con l'avvocato Parise» disse l'ex incursore, la profondità della sua voce giustificata dalla poderosità del suo torace.

Senza dire una parola, Tonio si trascinò verso lo sportello posteriore sinistro della berlina, mentre Parise tornava a nascondersi rialzando il finestrino oscurato.

L'attimo dopo era dentro. A causa del separé, poté solo sentire Sinisi mettersi al volante e richiudere la portiera.

Mentre l'auto veniva messa in moto, Tonio guardò verso l'avvocato Parise.

«Prima volta in macchina con un morto?» scherzò quello.

Il socio di sua moglie era vestito con un completo grigio che doveva essersi fatto fare su misura o che doveva aver comprato in un negozio per obesi.

Dall'ultima volta che si erano visti, doveva aver preso almeno un'altra decina di chili, il che lo rendeva un'enorme palla di lardo, uno degli esseri più ciccioni con cui Tonio si fosse mai relazionato. Di sicuro uno dei vecchi più grassi che avesse mai visto, considerato che le persone nelle sue condizioni, in genere, avevano un infarto letale intorno ai cinquant'anni.

Parise divenne serio e gli diede una speranza dicendo:

«Ce la faremo, non si preoccupi. Riuscirete a uscirne. Dovrà solo convincere Anna a cooperare. E nessuno si farà male né subirà altre conseguenze.»

Male? Conseguenze?

Tonio si sentiva inerme come un un naufrago su una scialuppa sgangherata nel bel mezzo di una tempesta perfetta, ma decise che era arrivato il momento di sapere tutto. Basta frasi criptiche. Basta cosa dette a metà.

«Adesso sono qui. Sono salito in macchina. Vuole spiegarmi che diamine sta succedendo?» sbottò. «Mi sembra di impazzire.»

Si accorse che nonostante l'esplosione di determinazione si era rimesso a piangere.

Parise gli porse un fazzoletto di carta, sfilandolo da una confezione che giaceva sul sedile in mezzo a loro, accanto al tablet, al telefonino e, Tonio ci fece caso solo adesso, a un pacchetto di sigaretti.

«Appena ci saremo accomodati come persone civili in quella sala, le dirò ogni cosa. Non si preoccupi, professore. Mi rincresce solo anticiparle che con tutta probabilità, dopo aver sentito quello che le racconterò, si pentirà di aver espresso tanta premura di sapere.»

Tonio si asciugò gli occhi con il fazzoletto ricevuto da Parise. Per buona misura, lo usò anche per soffiarsi il naso. Quindi se lo fece sparire in una tasca.

Intanto, la berlina aveva riguadagnato la litoranea e aveva già affrontato un paio di curve.

Parise guardò fuori dal finestrino.

«Ci siamo quasi» comunicò. «Le avevo detto che non era lontano.»

Tonio arguì che doveva trattarsi del primo albergo a ovest rispetto alle due strutture ricettive che sorgevano nel villaggio vacanze a ridosso della loro baia.

Fintanto che la vettura non fu passata oltre, Parise fissò uno stupendo scorcio di paesaggio che per un attimo si aprì fra gli alberi e la vegetazione sulla destra della carreggiata: una torre costiera eretta per scopi difensivi ai tempi del Regno di Napoli, sull'estremità di una lingua di terra che si protendeva nell'azzurro abbacinante dell'Adriatico.

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