«A cosa sta pensando, professore?»

Dopo che Parise gli aveva rivelato che la CIA si era persa Al-Dossari sul più bello, Tonio si era estraniato per un po'.

Ne prese coscienza solo allora.

Faticò un tantino a tornare con i piedi per terra.

«A un mucchio di cose» rispose. «A un enorme mucchio di cose.»

Parise non gli chiese di essere più preciso.

Doveva avergli fatto quella domanda al solo scopo di riscuoterlo.

«Sa come mi sento, avvocato?»

«No. Francamente non lo so e non riesco a immaginarmelo. Frastornato, magari?»

Tonio rise.

«Darei un braccio affinché fosse solo questo: frastornato.» Agitò le mani nel vuoto come un prestigiatore prima di un numero di magia per caricare di enfasi l'ultima parola. Poi scosse la testa. «No. Non mi sento frastornato. O meglio, non solo. La sensazione prevalente è quella di essere il più grande coglione mai esistito nella storia dell'umanità.» Fece una pausa. «E forse lo sono per davvero.»

Parise non gli offrì nessuna pietà. Nessun sostegno. Non gli disse di non buttarsi giù in quel modo. Non gli disse di non definirsi a quella maniera. Gli chiese: «Perché dice questo?». Di certo lo fece solo per dargli modo di sfogarsi un po', perché poteva ricavare la risposta da sé.

Tonio si umettò le labbra.

«Non è evidente?»

L'avvocato non rispose.

Tonio disse:«Tanti anni e mai l'ombra di un dubbio...di un sospetto. Mi domando come abbia fatto a non accorgermi mai di nulla. Nemmeno quando Anna è tornata a casa dopo aver ucciso delle persone ho avvertito che c'era qualcosa che non andava. Se ne rende conto? Si rende conto di quanto sono stato coglione?»

Questa volta, Parise decise lanciargli qualcosa a cui aggrapparsi per uscire dal mare di autocommiserazione in cui stava naufragando.

«Se può farla sentire meglio, neanche io sapevo dell'operazione in cui era coinvolta pur standoci accanto per almeno otto ore al giorno.»

Senza pensarci su, Tonio obiettò:

«Ma io condividevo con lei lo stesso letto. Dovevo accorgermi di qualcosa, maledizione!»

Solo in quel momento si accorse della piccola gaffe in cui era incappato, considerato che anche l'avvocato avrebbe potuto sostenere di aver condiviso più di una volta lo stesso letto con Anna.

Parise abbassò lo sguardo, di sicuro imbarazzato.

Lo stesso fece Tonio.

Tacquero per qualche secondo.

Per trarre d'impaccio entrambi, Tonio continuò nel suo sfogo.

«E mi sento schiacciare.»

Parise tornò a guardarlo.

«Schiacciare?»

«Sì. Mi sento compresso proprio qui.» Tonio si batté una mano sul petto. «Avverto il peso di quello che sarò costretto a fare a una volta uscito di qui.»

«Non vorrà dirmi...»

Nel sorrisetto di Parise c'era una punta di sincera preoccupazione.

«No. Non intendo far del male ad Anna, se è a questo che ha pensato. Niente affatto. O meglio, se fossi più giovane, forse lo farei. Ma alla mia età non ho più la forza di finire in prigione, tanto più che non ci sono mai stato prima e per me sarebbe una nuova esperienza troppo stressante.»

Parise non diede segno di essere divertito da quelle parole.

«Quello che mi opprime è il pensiero che dovrò divorziare. Dovrò chiedere il test di paternità per capire se sono il vero padre di Sara. Dovrò inventarmi qualcosa per spiegare a quanti mi conoscono perché alla mia veneranda età ho deciso di separarmi da una donna con cui sono stato sposato per oltre quarant'anni. Dovrò ricominciare tutto daccapo. Dovrò andare a vivere da solo. Dovrò relazionarmi con avvocati e tribunali.» Si diede un pungo sulle gambe e cominciò a gridare. «Tutte dannatissime cose che un vecchio come me dovrebbe essersi lasciato alla spalle da tempo. Da tanto, tanto tempo.»

Parise non gli disse nemmeno di abbassare la voce.

Tonio sbottò: «Porca puttana!». E si diede un altro pugno.

«Potrebbe perdonarla» suggerì a questo punto Parise.

Ma Tonio prese ad agitare l'indice destro.

«Oh, no. Non lo farò mai. Non ne sarei capace. Proprio no.»

«Ma deve capirlo che era il suo lavoro, che...»

Tonio non gli permise di proseguire su quella strada che lui riteneva del tutto assurda.

«La maggior parte delle persone non uccide per lavoro. Non tortura. Non va a letto con una spia tedesca, per lavoro. Non ruba una stramaledetta bomba nucleare. Per lavoro.»

«Ha detto bene, professore» sembrò convenire Parise. Poi, però, argomentò: «Ha detto proprio bene: la maggior parte delle persona non fa tutte queste cose e non le farebbe mai. Ma qualcuno deve pur farle.»

Tonio eruppe di nuovo.

«Non Anna, per Dio! Lei non doveva farlo. E se proprio voleva farlo, se proprio si sentiva portata per una vita tanto pazzesca, avrebbe dovuto avere almeno il buon senso di non sposarsi. Di non tirare in questa follia un povero cristo come me. Il buon senso di non mettere al mondo una figlia.»

Quell'ultimo riferimento lo fece riflettere su un'altra cosa orribile.

«E Sara...mio Dio...con lei non sarò capace di inventarmi qualcosa. A lei dovrò dire tutta la verità. Anche se forse non è mia figlia, non sarò capace di rifilarle un bugia per giustificare la separazione con sua madre. Non riuscirò a guardarla negli occhi e...»

«Professore» lo interruppe Parise. «Si fermi, la prego.»

Sembrava addolorato di dovergli comunicare altre cattive notizie.

Tonio prego che non fosse così.

«Non deve preoccuparsi di sua figlia.»

Tonio si sentì spiazzato una volta di più.

«E perché non dovrei?»

Parise si strofinò il viso con entrambe le mani.

«La settimana scorsa, Anna mi ha riferito che vostra figlia sa tutto da tempo. A quanto pare, anni fa, le ha raccontato tutto. Compresa l'operazione che ha condotto a mia insaputa. E compresa la storia del trafugamento della bomba.» Parise si protese in avanti. «E Sara ha confermato.»

Tonio deglutì a vuoto.

«Ha parlato anche con lei?» chiese.

«Non io» rispose Parise. «E' stato il direttore De Cato a farlo. Qualche giorno fa, quando l'ha incontrata per minacciarla di licenziamento nel caso in cui non ci avesse aiutato a far cambiare atteggiamento a sua madre.»

«Ma il direttore...voglio dire...Sara lavora per un centro studi della Presidenza del Consiglio. Come può De Cato...»

«No» fece Parise. Il suo tono non ammetteva obiezioni. «Sara lavora per un centro studi che in realtà è una sezione analisi dell'AISI. La presidenza c'entra nella misura in cui l'agenzia risponde a essa.» Fece una breve pausa. «Professore, sua figlia è un'agente dei servizi segreti a tutti gli effetti. Proprio come sua moglie, con l'unica differenza che finora non si è mossa dalla scrivania.»

Tonio non riuscì a spiccicare nemmeno un'esclamazione.

E Parise continuò:

«Sara si è presa un po' di tempo per stabilire se darci una mano o non interferire con la volontà di sua madre. In questo momento è a colloquio con De Cato per comunicargli la sua decisione.»

Tutto ciò che si nascondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora