Sara
«Affare fatto?»
«Affare fatto.»
Sara calò una mano sul bancone come a voler sancire il raggiungimento dell'accordo.
Poi si alzò e uscì dal locale, lasciando l'operativo con due conti da pagare.
All'esterno, si fermò sul marciapiede e prese a scandagliare la zona muovendo la testa da una parte all'altra come se fosse una telecamera brandeggiabile.
Cercava un uomo grosso e pelato o, in alternativa, una Renault grigia posteggiata o in movimento.
Non individuò né l'uno né l'altra cosa.
Al riguardo, l'agente con cui aveva appena parlato non le aveva detto nulla e lei non gli aveva chiesto chiarimenti, quindi poteva darsi che fosse come aveva ipotizzato prima, ovverosia che il russo la seguisse solo nel tragitto da casa al lavoro.
Perché si comportasse in quella maniera tanto illogica, rimaneva un mistero.
Sara non ritenne opportuno arrovellarsi sul punto, si rimise in cammino e se ne tornò in ufficio.
Cercò di riprendere a lavorare, ma scoprì subito di non riuscire a concentrarsi.
I pensieri che le si affastellavano in testa erano tanti.
Molti di essi erano interrogativi sul loro futuro: suo e dei suoi genitori.
A un certo punto si ritrovò a pregare affinché la storia, oltreché penosa, non diventasse anche pericolosa per l'incolumità fisica di tutti.
Quando sancì che non avrebbe combinato nulla, richiuse il portatile e andò nella stanza del suo capoufficio per chiedergli il resto della giornata di permesso e almeno una settimana di ferie, considerato che aveva necessità di raggiungere i suoi genitori.
L'uomo non le fece il minimo problema, e Sara si chiese se dietro tutta quella disponibilità non ci fosse lo zampino del direttore che la voleva libera di fare quanto riteneva opportuno allo scopo di far ragionare sua madre.
Non che le importasse più di tanto, comunque.
L'importante, al momento, era potersene tornare a casa per tentare di sgombrare la mente e per prepararsi al giorno dopo con un lungo bagno rilassante, un pranzo gustoso e un po' di yoga.
Tornò in ufficio, ma solo per prendere le sue cose.
Suo padre la chiamò poco prima che potesse mettere in moto la 500.
Sara rispose con la morte nel cuore.
«Padre, come stai?»
«Non tanto bene, figlia.»
E si sentiva.
«Mamma mi ha detto che sei stato raggiunto dall'avvocato.»
«Sì, è così.»
«Ti sei spaventato, quando l'hai visto?»
«E come! Tu sapevi che mi avrebbe cercato?»
«Sì, lo sapevo» dovette ammettere Sara, suo malgrado. La sconvolgeva prendere atto di quanto diversa fosse questa conversazione rispetto a quella che aveva avuto con suo padre solo poche ore prima.
«Se mi avessi avvisato, mi avresti regalato qualche anno di vita in più.»
E lo dici a me?
«Mamma sperava che alla fine l'avvocato avrebbe optato per non coinvolgerti.»
Una pausa.
«Purtroppo mi ha coinvolto eccome. E poco fa ho incontrato anche i russi.»
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Tutto ciò che si nasconde
Mystery / ThrillerOttobre. Dopo il solito incubo, Antonio Fiorentino, detto Tonio, professore di lettere in pensione, si sveglia madido di sudore nel letto della sua villetta ubicata a una manciata di metri dalla baia di cui lui e sua moglie Anna si sono innamorati l...