Esequie
La chiesa di sant'Onofrio anacoreta era gremita.
I presenti erano in gran parte avvocati e coniugi di avvocati.
Dopotutto, le associazioni forensi del paese avevano tappezzato muri e bacheche comunali di manifesti mortuari e sarebbe stato un controsenso per i loro componenti non presenziare alle esequie dell'illustre collega.
Non mancavano poi le bizzoche locali, perlopiù vecchiette che non si perdevano nemmeno una messa. Nemmeno quelle funebri. Nemmeno con quel caldo.
E poi c'era la sorella del caro estinto, una vedova ottuagenaria dai capelli azzurri, all'apparenza ancora in forze, calata da settentrione per organizzare l'estremo saluto a suo fratello.
Tonio e Anna erano seduti sulla prima panca alla destra del catafalco sormontato dalla bara, proprio accanto all'unica parente ancora in vita dell'avvocato Parise.
Durante la predica, il prete, un giovanottone panciuto e calvo, si lanciò con entusiasmo in un prolisso panegirico del protagonista di quel consesso, sebbene forse non lo avesse mai conosciuto.
Ne sottolineò la caratura morale e la sua profonda umanità. E a giudizio di Tonio ci azzeccò, almeno stando a quello che Anna aveva sempre detto del suo socio.
Durante tutta la funzione, Tonio credette di sentire puzza di bruciato filtrare da sotto il coperchio del feretro.
Anna, invece, pianse ininterrottamente, ancor di più della sorella del morto, consumando una quantità industriale di fazzoletti di carta, che dopo aver usato faceva scomparire nella borsa che teneva a tracolla.
Tonio non l'aveva mai vista versare tante lacrime.
A dire il vero, da quando erano sposati, e anche prima, durante il periodo di fidanzamento, non l'aveva mai vista piangere.
Conclusa la celebrazione, prima che i necrofori la conducessero nel carro funebre in attesa sul sagrato, i presenti cominciarono a sfilare accanto alla cassa per le condoglianze.
Stringevano le mani a lui, abbracciavano Anna e facevano lo stesso con la donna dai capelli azzurri, alcuni forse senza nemmeno sapere chi fosse, ma dicendosi che se era seduta così avanti, qualche rapporto con il defunto doveva pur avercelo.
Tonio, in un primo momento, ritenne un po' singolare ricevere quelle manifestazioni di vicinanza nel dolore per un uomo che non era della sua famiglia. Poi pensò che in fondo non c'era nulla di strano, visto che si trovava di fianco a una donna, Anna, che per decenni aveva lavorato gomito a gomito con l'avvocato e che quindi i colleghi presenti assimilavano a una parente acquisita, come forse facevano anche con il nuovo socio dello studio, che Tonio non conosceva ma che di sicuro era in quella chiesa.
Nella canicola di quel pomeriggio di fine luglio, alla messa seguì il corteo funebre e la benedizione nella chiesetta del cimitero, sempre senza che la bara venisse aperta.
Il tutto si concluse con la tumulazione nel loculo di una cappella che, stando a quanto c'era scritto al di sopra della porta in ferro battuto, apparteneva alle famiglie Parise e Antonacci.
Poi Tonio e Anna, a braccetto, se ne tornarono mogi mogi verso la parrocchia e salirono sulla Fiesta posteggiata nei pressi della chiesa.
La prima cosa che fece lui, dopo aver messo in moto, fu controllare la temperatura. Trentadue gradi. La seconda fu accendere l'aria condizionata. La terza, mettersi in marcia per tornare a casa. Se non avessero venduto l'abitazione in paese, di sicuro quel giorno sarebbero rimasti là, risparmiandosi i sessanta e passa chilometri che li separavano dal loro nido a due passi dalla tanto amata baia.
Durante il percorso, Anna fu molto taciturna. Anzi, non disse neanche una parola, lo sguardo fisso fuori dal finestrino, assorta nei propri pensieri.
Tonio, rispettando il cordoglio di sua moglie, ne rispettò anche il silenzio.
Finalmente a casa, Anna si cambiò e altrettanto fece Tonio. Entrambi indossarono pantaloncini e t-shirt, denudando due paia di braccia e di gambe molto diverse fra di loro: quelle di lui, tipiche di un vecchio; quelle di lei, ancora toniche come quelle di una donna di mezza età, o al massimo qualcosina di più.
Dopodiché lei andò a sedersi in salotto, su un Chester posizionato proprio di fronte al condizionatore e alla fine cristalliera in cui tenevano tazze e bicchieri di gran classe da cui non avevano mai bevuto in vita loro.
Lui la seguì, ma non si accomodò subito. Prima le chiese se desiderasse qualcosa di fresco da bere.
Anna optò per una semplice bottiglietta d'acqua frizzante, e lui andò a prendergliela.
Tornato in salotto, gliela aprì e gliela porse. Quindi le sedette accanto e, mentre lei beveva, le carezzò il capo e le grattò la schiena.
«Grazie» fece Anna, dopo aver quasi vuotato la bottiglia da mezzo litro. Poi la pose sul tavolinetto di vetro davanti alle loro ginocchia, puntò un gomito sul bracciolo del divano e, sorreggendosi il capo con una mano, si mise a guardare fuori dalla portafinestra che dava sul loro modesto giardinetto.
«Mi dispiace vederti così triste» disse Tonio.
Anna sospirò.
«A me dispiace per Giulio» replicò.
Lui si associò.
«Anche a me, è ovvio.»
«Era ancora così...» cominciò lei. Poi, dopo aver trovato le parole giuste, completò la frase dicendo: «...così efficiente.»
Mentre erano anni che Anna era in pensione, Giulio, al momento della sua dipartita, pur essendo anche lui entrato da un po' nella quarta decade degli anta, gestiva ancora lo studio legale specializzato in diritto militare che un tempo era stato lo studio Parise-Antonelli e che poi, all'indomani del ritiro a vita privata di lei e al subentro di un nuovo socio, aveva cominciato a chiamarsi Parise-Sinisi.
«Era ancora così lucido» aggiunse Anna, cominciando a singhiozzare.
Tonio tornò in cucina per prenderle un foglio di carta assorbente. Quando glielo portò, lei stava già un po' meglio. Si soffiò il naso, appallottolò il foglio e continuò a guardare fuori, in silenzio.
Tonio si risedette e riprese a grattarle la schiena, sapendo quanto quella coccola la rilassasse.
Dopo un po' Anna rise, ma fu una risata amara, che minacciava di trasformarsi in pianto da un momento all'altro.
«Era ancora in guerra con la bilancia» ricordò. «Una delle ultime volte che ci siamo visti, mi ha chiesto se lo trovavo un po' dimagrito. Io gli ho detto: "Giulio, fregatene. A meno che tu non voglia fare colpo su una nonnina, è ovvio". E lui si è sganasciato, molto di più di quanto c'era da aspettarsi in conseguenza della mia sottospecie di battuta. Quando gli ho fatto presente che ciò che avevo detto non era poi tanto spiritoso lui, rosso come un peperone, asciugandosi le lacrime, mi ha spiegato che la parola nonnina gli aveva fatto pensare all'anziana moglie di un generale ormai in congedo che tanto tempo prima avevamo difeso da una accusa di distruzione di documenti concernenti la difesa dello Stato. Proprio qualche giorno prima, la donna lo aveva chiamato e gli aveva detto che, poiché suo marito era ormai in fin di vita, lei era pronta a tornare su piazza.»
Tonio sorrise e le infilò la mano sotto la maglietta, continuando a solleticarle delicatamente la schiena.
Lei trasse un profondo respiro ed esclamò:
«Che disgrazia doveva capitare!»
E lui: «Sono cose che succedono. Non si può fare nulla per prevenirle. Dopotutto, se fossero prevedibili, non si chiamerebbero incidenti.»
A quel punto Anna se ne uscì con una considerazione del tutto inaspettata..
«Sempre che non sia stato qualcuno a spingerlo fuori strada» disse. Poi il suo telefono squillò di là, in cucina, e lei si alzò per andare a rispondere.

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Tutto ciò che si nasconde
Misterio / SuspensoOttobre. Dopo il solito incubo, Antonio Fiorentino, detto Tonio, professore di lettere in pensione, si sveglia madido di sudore nel letto della sua villetta ubicata a una manciata di metri dalla baia di cui lui e sua moglie Anna si sono innamorati l...