«Fa' che non diventi un'abitudine.»

Seguendo la voce di Anna, Tonio tornò nel modo dei coscienti.

A tutta prima non ricordò perché fosse svenuto di nuovo.

Due volte in poco tempo, dopo aver resistito alla comparsa di uomo che credevo nella tomba e alle sue scioccanti rivelazioni.

Era evidente che il suo fisico stava cedendo.

Pose l'attenzione sui segnali che il suo corpo gli mandava.

Scoprì di essere disteso e di avere ancora gli occhi chiusi.

Alzò le palpebre.

La prima cosa che vide fu il volto di Anna, che gli sorrideva.

Alla sua destra c'era il tavolo in legno del salotto. Oltre esso, addossata a una parete, la vetrinetta del salotto. Sotto di lui, il Chester del salotto.

Dedusse di essere in salotto.

«E sono due» disse Anna. «Appena risolviamo con i russi ti porto al pronto soccorso e non voglio sentire ragioni.»

Ah, ecco perché ho perso di nuovo i sensi: l'emozione di star per ricevere in casa mia due uomini collusi con il terrorismo internazionale.

«Forse sarà meglio che ti misuri la pressione.»

A Tonio sovvenne un'altra cosa.

Tentò di alzarsi.

Anna glielo impedì.

«Datti qualche altro minuto.»

Tono la spinse, lei per poco non cadde con le chiappe a terra.

«Ehi, che fai?»

«Bisogna avvisare Sara.» Si guardò intorno con agitazione. «Dove diavolo è finita la mia giacca?»

Anna si alzò e Tonio riuscì a mettersi seduto sul divano.

Proprio in quel momento Parise entrò nella stanza.

Sembrava in affanno.

«Saranno qui a momenti.» Sventolò il cellulare che aveva in mano. «Mi hanno appena chiamato.»

«Credevo avremmo avuto un po' di tempo» disse Anna.

«In effetti sono un bel po' in anticipo» commentò l'avvocato, che poi uscì dalla stanza.

Tonio sentì il rumore di un'auto in avvicinamento sul vialetto che portava al cancello.

«Devono essere loro» disse Anna, non riuscendo a nascondere un'ansia improvvisa.

Gli puntò contro un dito.

«Tu rimani dove sei e non dire una parola. Rispondi solo se ti chiedono qualcosa. E mostrati sconvolto.»

Tonio pensò che non avrebbe dovuto fingere più di tanto per fare come gli aveva detto Anna.

Lei gli sedette accanto.

«Non vai ad accoglierli?»

«Ci penserà Parise» lo liquidò lei. Poi cominciò a fare respiri profondi con gli occhi chiusi.

Tonio capì che si stava preparando a fare quello che le riusciva meglio: mentire.

Il motore dell'auto che stava sopraggiungendo svanì.

Dopo un po', il citofono suonò.

Tonio sentì lo scatto del cancelletto, poi qualcuno che apriva la porta.

Tutto ciò che si nascondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora