Gesù!

Anna si affrettò a raggiungerlo e a richiudere il portabagagli.

«Idiota» gli sussurrò, occhieggiando la fitta vegetazione a ridosso del fondo della radura fra la quale con tutta probabilità era appostato Sinisi.

Poi continuò a parlargli a bassa voce.

«Se l'amico di Parise si è accorto che in macchina non c'è niente, lascerà fare a Popov nella speranza che riesca a convincerci a portarlo alla bomba.»

Inebetito da quello sviluppo, a Tonio fu necessario un po' di tempo per tornare ad essere in grado di articolare una frase.

«Quando l'hai fatta sparire?» le chiese.

«Hai addosso il cellulare?»

«Sì.»

«E allora taci.»

Anna andò a riposizionarsi sul davanti dell'auto e lui la seguì.

«Ma che diavolo state facendo?» domandò Popov, stridulo. Oltre che arrabbiato e nervoso, adesso pareva proprio sul punto di sbroccare. «Dov'è quel maledetto zaino?»

«In macchina» gli mentì Anna. «Proprio come ha detto mio marito.»

«Voglio vederlo.» La voce di Popov si era alzata di un'altra ottava. «Ora. Lo voglio vedere ora. E muovetevi a cacciare il cecchino.»

Sara tornò a parlare.

«Madre, credo proprio che siamo agli sgoccioli.»

«Sentito vostra figlia?» ne approfittò Popov. «Siamo alla fine. Portatemi qui quel maledetto zaino. Adesso! Qualcuno di voi lo metta nella Mercedes. Poi io e la ragazza saliremo in macchina e ci allontaneremo. Quando giudicherò di essere al sicuro, ve la lascerò per strada.»

Tonio scoprì così che nonostante l'estremo stato di agitazione, il russo era ancora in grado di pianificare la propria fuga, oltre che di tentare di gabbarli facendoli illudere sul possibile destino di Sara.

«Allora? Sto aspettando.»

Tonio guardò Anna.

Lei non ricambiò.

«Che succederà?» le chiese lui a bassa voce per non farsi sentire da nessun altro tranne che da lei.

«Dipende» rispose Anna usando un volume ancora più basso e senza distogliere lo sguardo da sua figlia e dall'uomo che la cingeva da dietro. «Dipende da cosa ha capito Sinisi e dagli ordini che potrebbe ricevere da Parise.»

«Che vi state dicendo?» strillò Popov. «Voglio sentire anch'io. Non mi piace quando la gente bisbiglia in mia presenza.»

«Ora zittisciti» gli ordinò Anna.

Tonio non poté fare a meno di obbedire.

«Figlia» chiamò Anna. «Come ti senti?»

Tonio non riuscì a cogliere la ragione di quella domanda tanto superflua.

«Bene, Madre. Mi sento bene.»

«La testa? In che condizioni è la testa?»

«Lucida. Perfettamente lucida.»

«Le ossa?»

«Un po' indolenzite. Niente di che, comunque.»

«Ma che state..?» Popov non finì nemmeno la frase tanto era sorpreso da quella estemporanea conversazione fra madre e figlia.

«Muscoli e tendini?» continuò Anna.

«A posto, madre. E pronti a scattare.»

«E allora cosa aspetti?»

La risposta tardò ad arrivare. Nel mentre Tonio vide Sara fare un fievole tentativo di liberarsi dall'abbraccio del russo.

«Il momento opportuno» disse alla fine la ragazza. «Ecco cosa aspetto, madre.»

«Ehi, ma...»

Ancora una volta Popov non portò a termine il concetto che avrebbe voluto esprimere.

A impedirglielo questa volta fu la testata che Sara gli rifilò sul naso slanciando la testa all'indietro.

«Aaah!»

Il russo dovette allentare la presa, perché Sara, facendo una spaccata, riuscì a portarsi al di sotto del braccio con cui l'uomo le circondava il torso.

Solo allora Tonio fece caso al fatto che sua figlia era scalza.

Adesso Sara aveva la nuca all'altezza dell'inguine di Popov e gli pestò le palle con un'altra testata all'indietro.

Il russo ululò e si piegò in due.

Sara ne approfittò per cercare di ritornare in piedi, puntellando una mano sul terreno e riavvicinando i piedi l'uno all'altro.

Per qualche motivo il movimento non riuscì e lei cadde in avanti, ritrovandosi con le ginocchia e entrambi i palmi a contatto con il suolo.

«Togliti di torno!» le ingiunse sua madre gridando. E Sara si mise ad avanzare carponi in modo convulso.

Popov, pur sofferente, le puntò la pistola alla schiena.

Non le ordinò di fermarsi. Stava per spararle senza darle alcun preavviso.

Tonio pensò a quello che aveva combinato lui e a quello che aveva detto Anna.

Se l'amico di Parise si è accorto che in macchina non c'è niente, lascerà fare Popov nella speranza che riesca a convincerci a portarlo alla bomba.

Pregò che l'incursore intervenisse.

Chiuse gli occhi.

Il fragore dello sparo gli fece fare un balzo.

Si accorse di non essere in grado di stabilire se quello che aveva appena sentito fosse il colpo di una pistola o di un fucile.

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