Capitolo 1

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(Gennaio 1962)

Amelia sbatté il piccolo tegame in ghisa sul tavolo della cucina di Andrea e Luigi e il liquido verde e denso all'interno creò un'onda che si riversò fuori in piccole gocce che si andarono ad infrangere sul legno del tavolo.

«Sembra vomito.»

Lo sguardo che la strega lanciò a Matilde non fu per niente cordiale. Tanto meno quello che diresse verso Altea, che con pazienza stava riempiendo una piccola boccetta in vetro facendo attenzione a non versarne il contenuto.

«Nessuno si era mai lamentato dei miei incantesimi» esclamò la strega Amelia con sguardo di fuoco.

«Hai mai provato a ingoiare una boccetta intera di quella polvere?» la rimbeccò Matilde. «Rischia di farti morire soffocata invece che aiutarti.»

«Mi sembra che i due bell'imbusti siano ancora vivi» replicò Amelia.

Matilde alzò gli occhi al cielo. «Ma smettila! Dovevi solo aggiungere un po' di acqua, non farla tanto lunga.»

Altea alzò gli occhi dall'ennesima boccetta che stava riempiendo, lasciando il gesto a mezz'aria, gli occhi sulla strega. Vide comparire sul suo volto un sorriso tagliente, famelico, gli occhi grigi screziati da lampi viola iniziarono a brillare e Amelia assunse quel fare da serpente pronto a scattare che le faceva venire i brividi.

«Le pozioni di una strega sono create al dettaglio e anche una goccia d'acqua in più rischia di mandarne a monte l'effetto.»

«Oh, scusa se non ho ancora acquistato il manuale della strega perfetta.»

Amelia trattenne una risata di scherno e si dedicò a sistemare tutti i suoi strumenti sul tavolo con quella certa grazia e leggiadria che la faceva sembrava un fantasma fluttuante, complice la pelle pallida come alabastro e i lunghi capelli lisci quasi bianchi. E con il chiaro intento di farsi sentire, sussurrò: «Dubito che arriveresti in fondo al primo capitolo.»

Altea sospirò e in religioso silenzio, con i loro battibecchi come sottofondo, continuò a riempire le boccette con la pozione dell'erba del diavolo, ora in forma liquida, più facile da deglutire.

Era l'unica che aveva richiesto una modifica, in quanto l'unica che doveva essere ingerita. Le altre, la polvere blu per coprire il loro odore, la polvere rossa che brillava se entrava a contatto con delle tracce magiche e quella bianca, puro argento, erano sicuramente più comode e maneggiabili in quella forma.

Erano passati circa due mesi da quando avevano ricevuto il mandato di esecuzione per quel licantropo; Thomas Elia Moro. Si erano presi del tempo per organizzare il viaggio, per ripulire le divise, per mettere a punto alcune cose come le pozioni e ad Amelia era servito più del previsto per ritrovare l'equilibrio necessario affinché l'erba del diavolo non perdesse il suo potere.

Ci aveva lavorato per lo più a casa sua   ̶   che non sapeva ancora bene dove fosse   ̶   e quando doveva farla provare a qualcuno, veniva lì a casa da Luigi e Andrea così che uno di loro la bevesse e vedesse se aveva fatto effetto. Per ben tre volte Andrea e Luigi si erano procurati delle ferite inutilmente, ma alla quarta volta Amelia aveva fatto centro e ora non restava che preparare le varie boccette.

Ne avevano una bella scorta.

Quei giorni così impegnati erano serviti ad Altea per distrarsi. Distrarsi dal dolore, dalla mancanza di un corpo caldo vicino al suo. Distrarsi dal rancore, dalla rabbia.

«Più la reprimi, più ti sovrasta» le aveva sussurrato Luigi.

Ma Altea ci pensava. Ci pensava mentre si allenava, mentre colpiva, sparava e calciava. Ci pensava mentre correva, quando urlava, quando incassava. Ci pensava quando era a casa da sola, in quella casa che ora le sembrava estranea, lontana, vuota.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora