L'ora blu

Capitolo 17

La costa degli scheletri era una lunga distesa di sabbia color oro. Doveva essere bellissima in estate, quando il sole avrebbe fatto brillare tutti i granelli come fossero miliardi di piccole pepite. Invece quel giorno il cielo era nuvoloso, tiravano forti raffiche di vento che scompigliava i capelli delle ragazze, alzando la sabbia e costringendole a coprirsi il viso. Verso Ovest la spiaggia terminava con una mastodontica parete di roccia sulla quale le onde del mare mosso si infrangevano come fossero spinte da una mano invisibile che aveva lo scopo di far crollare la montagna.

Era deserto, non c'era nessuno nei dintorni. La piccola baracca in legno bianca era chiusa e verso la montagna c'era un piccolo steccato di fortuna che divideva le imbarcazioni dalla spiaggia balneabile. Altea e Matilde si diressero lì e videro che un signore piuttosto anziano con lunghi e radi capelli bianchi stava legando alcune delle imbarcazioni per evitare che il vento le danneggiasse.

«Mi scusi?» lo chiamò Altea, ma il vento era troppo forte, così furono costrette ad avvicinarsi ancora, finché non gli furono abbastanza vicine da attirare la sua attenzione.

«Serve qualcosa?» domandò con voce roca e tono burbero.

Il pirata ‒ perché sembrava un pirata ‒ aveva una corporatura esile e la pelle sottile come un velo gli fasciava tutti i piccoli muscoli che sembravano quasi raccontare il lavoro che quel signore doveva aver svolto durante gli anni su quella spiaggia. Era sicura lavorasse lì da sempre perché la sua pelle era eccessivamente abbronzata, di quell'abbronzatura che non va più via, tipica di chi lavora e passa le giornate costantemente sotto al sole. Forse per questo era anche molto sottile e rugosa, come fosse più vecchia rispetto all'età che avrebbe potuto avere quell'uomo.

«Stiamo cercando un ragazzo che si chiama Thomas Elia Moro. Pratica surf. Il surf» spiegò Altea, non proprio sicura di come si pronunciasse.

Il volto dell'uomo sembrava come pietrificato in quella classica espressione che diceva: "Non so chi sei e non ho voglia di parlare, quindi sparisci".

«Tzè» mugugnò il signore tornando a dedicarsi alle sue barche. «Cosa volete da lui?»

Quindi lo conosceva. Bene. Ma perché chiedere cosa volevano? Semplice curiosità? O magari il vecchio pirata sapeva molto di più di quello che avrebbero potuto immaginare? Altea decise comunque di mantenersi sul vago. «Siamo delle vecchie amiche che non vede da anni. Volevamo fargli una sorpresa e ricordo che veniva spesso qui a fare surf.»

Il vecchio strinse una corda tra due barche, tirando e annodando, senza nemmeno guardarle. Dopo interminabili secondi durante in quali probabilmente stava decidendo se crederle o no, rispose: «Se cerchi Elia, guarda sempre verso il mare.»

«Oh» sussurrò Matilde, voltandosi verso il mare in tempesta. «Una frase d'effetto sicuramente, ma io col cavolo che...»

«Grazie» urlò Altea per sovrastare il rumore del vesto.

Il pirata fece un leggero cenno con la testa e continuò il suo lavoro. Le ragazze si avviarono verso l'acqua, cercando fra le onde un ragazzo che corrispondesse un po' alla foto che avevano visto nel fascicolo.

«Con il mare così agitato sarà morto sicuramente» borbottò Matilde.

In effetti quel giorno il mare era spaventoso e ad Altea faceva sorridere l'idea che proprio un licantropo, un uomo-lupo, amasse così tanto l'acqua. Si sarebbe aspettata più di trovarlo nel bosco, a rotolarsi tra la terra, a strusciarsi sul muschio o con un coniglio selvatico tra le zanne... probabilmente era una visione un po' superficiale e stereotipata di un licantropo, ma le immagini nel suo cervello erano state chiare.

"Guarda più a Ovest."

Altea girò lo sguardo verso la temibile parete di roccia. Assottigliò le palpebre e iniziò a camminare verso quel puntino che vedeva il lontananza. Matilde la seguì.