L'intero Consiglio dei cacciatori sembrava essersi mobilitato per trovare Ginevra.
Prima di scendere quelle dannate scale a chiocciola, strette da farti mancare il fiato, ne avevano incrociati parecchi e Altea aveva visto tanti di loro portare fuori uomini nudi, denutriti, feriti. Si chiese se tra di loro ci fosse il fratello di Riccardo e pregò Dio di sì. Con uno sguardo fugace le era sembrato che ad alcuni di loro fosse stato fatto qualcosa alla pelle, ma i cacciatori avevano coperto le vittime con dei teli bianchi sulle spalle, oltre al fatto che loro andavano nella direzione opposta senza fermarsi.
C'era confusione, cacciatori che sbraitavano ordini, persone che si lamentavano e più si allontanavano, più le voci si attutivano, trasformandosi in echi confusi dell'orrore che quella donna e i suoi complici avevano creato.
«Io credo tu debba fermarti.»
Luigi l'aveva afferrata per un polso ma Altea lo aveva scacciato via. Per un attimo si era sentita di nuovo fragile, vittima di una morte imminente. Aveva potuto sentire dei denti che le bucavano la carne, la sensazione di essere mangiata viva, e non poteva soffermarsi a pensarci. Non poteva fermarsi. Per questo riprese a camminare.
Luigi, con un agile movimento si infilò su un lato, superandola, e le sbarrò la strada. Le scale a chiocciola erano terribilmente strette, la luce delle torce era fioca, giallastra. Altea iniziò ad agitarsi sul posto mentre gli altri continuavano a scendere e il rumore dei loro passi si attutiva.
«Dobbiamo andare.» Aveva la voce rotta, tremante, così come anche il suo corpo. Aveva freddo, sentiva la carne bruciare, anche se Elia non era andato abbastanza a fondo da creare lesioni così gravi, nonostante la carne lacerata. Non poteva abbassare lo sguardo, perché il suo corpo ricoperto di sangue le faceva venire voglia di gridare. «Così nascondevo il mio odore. Con il suo sangue.»
Luigi avvicinò nuovamente una mano verso di lei, ma Altea indietreggiò e il labbro inferiore iniziò a tremare, e non per il freddo.
«Dobbiamo andare, Luigi. Dobbiamo andare.» Si muoveva sul posto come se fermarsi avrebbe significato cedere alle sue emozioni, e aveva deciso che non poteva permetterselo. Per qualche strana ragione, quando lo aveva visto il suo istinto era stato di affogare dentro di lui. La sua presenza, il suo viso, era segno che era salva. Luigi rappresentava la sua salvezza. Eppure, più passavano i minuti, più tutto diventava lucido nella sua testa... le sensazioni, le emozioni. E non riusciva a gestirle, non riusciva a contenerle. Quindi, come ogni volta, le usava. Si imponeva una missione da portare a termine, e ora era trovare la sirena.
«Stai perdendo troppo sangue, Altea. Devi tornare indietro.»
«Dammi l'erba del diavolo!» Altea allungò una mano verso la cinta di Luigi, ma lui le bloccò il polso e con lo sguardo più severo che gli avesse mai visto disse solo una parola.
«No.»
«Allora spostati» sbraitò spingendolo di lato e infilandosi tra lui e il muro per passare.
Luigi allungò il braccio sinistro, sbarrandole la strada. Visto lo spazio terribilmente stretto, i loro visi quasi si sfioravano e Altea poté sentire il suo fiato caldo sulle labbra. Ma non riusciva a guardarlo negli occhi. Non poteva. Sapeva che se l'avrebbe fatto, sarebbe finita.
«Potrei portarti fuori da qui di peso. Lo sai.»
Il labbro riprese a tremare, ma non alzò mai lo sguardo sui suoi occhi. «La sirena. Dobbiamo salvare la sirena.»
Quando si ritirò dopo che aveva provato a sfiorarle il viso, Luigi fece un passo indietro. Si sistemò la cintura e ordinò: «Siediti.»
«La sirena, dobbiamo...»
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L'ora blu
FantasyFin da quando era piccola Altea aveva sempre desiderato viaggiare e vedere cosa ci fosse oltre il limitare del bosco. Ora ne avrà l'opportunità. Il Consiglio dei Cacciatori le ha assegnato la sua prima missione ufficiale: scovare il nascondiglio di...