Velluto era esattamente come aveva detto Riccardo. Elegante, raffinato, arredato con legno massello, lampade a muro a forma di candelabri che irradiavano una soffusa luce calda del colore dello zafferano, bancone del bar in marmo, sgabelli in pelle rossa, il tutto disposto su tre diversi livelli, come se ognuno stesse a indicare ai clienti quale era il loro posto lì dentro, forse in base a quanti soldi avevano nel portafogli.
I camerieri erano ben vestiti, con divise total black, tranne che per il papillon rosso bordeaux, che sembrava un fiotto di sangue che sgorgava dalle loro gole. C'era un'aria decisamente cupa che trasudava mistero, come se quella sala fosse il primo passo verso un luogo ancora più buio e tenebroso.
Luigi e Altea vennero invitati a scendere le scale, seguendo un uomo della sicurezza che lì scortò ancora più in profondità.
Nonostante l'uscita del locale si allontanasse sempre di più da loro, in quel luogo le sembrò quasi di tornare a respirare. C'era un bel parquet a terra, di un marrone caldo. Le pareti erano rosse, ma le luci ai lati del piccolo corridoio erano più brillanti e ti davano l'impressione di non essere poi così in profondità. Le scarpe cigolavano ad ogni passo talmente il pavimento era pulito.
La guardia si fermò davanti a una porta in legno con la maniglia color oro e bussò. Una giovane voce rispose: «Avanti.»
Entrarono in un piccolo ufficio. Il parquet continuava anche nella stanza, così come il colore delle pareti. Proprio di fronte alla porta c'era una scrivania grande e antica, coperta su tutti e tre i lati che davano verso gli ospiti, quindi non dando modo di vedere i piedi di chi la occupava, né se dietro ci fossero nascoste delle armi.
Il ragazzo che sedeva alla scrivania era estremamente giovane, i capelli corti e biondi che sembravano essere stati tagliati con l'ausilio di una scodella poggiata sul capo, erano di un biondo chiaro che Altea non aveva mai visto, probabilmente tipico della regione di cui era originaria la madre.
Poco distante da lui, seduta in un angolo, c'era una giovane donna. Aveva l'aria triste, spaurita, e delle profonde occhiaie le segnavano gli occhi. Incrociò il loro sguardo solo una volta, poi non lo risollevò più dal libro che aveva in mano se non per guardare di sottecchi Mattia.
«Puoi andare, grazie» disse rivolto alla guardia e questa uscì lasciando i due cacciatori da soli con lui e la ragazza, che sembrava decisamente innocua. Un gesto fatto a posta per mostrare che non aveva paura di loro.
«Allora, cosa posso fare per voi?»
Il suo tono era monocorde, come se la sua voce non gli appartenesse. Ad Altea ricordò uno di quei pupazzi mossi dai ventriloqui.
«Io sono Luigi Schiarelli e lei è Altea Durante. Grazie per averci ricevuto.»
Mattia cercò di nasconderlo ma rimase interdetto dai modi gentile di Luigi e dalla cortesia del presentarsi. Fece un leggero cenno con la testa, per invitarli ad andare avanti.
La scrivania era piena di scartoffie e Altea si chiese come facesse a capirci qualcosa. Doveva assumere una segretaria che lo aiutasse. Il mobile di legno sulla sinistra non bastava di certo a contenere tutta la documentazione che Altea poteva solo immaginare potesse avere un locale.
«Sicuramente sai perché siamo qui.»
Mattia annui in modo quasi impercettibile. «Per mio fratello. Be', vi faciliterò il lavoro» disse con un sospiro finale messo appositamente per far capire quanto il discorso lo annoiasse. «Io non ho la più pallida idea di dove si trovi. L'unica cosa che so è che ci ha lasciati con un casino di burocrazia, minacce e problemi finanziari da risolvere, e che se tutto va bene, probabilmente finirò in galera a causa sua. Che ne dite? Vi piace come resoconto?»
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L'ora blu
FantasyFin da quando era piccola Altea aveva sempre desiderato viaggiare e vedere cosa ci fosse oltre il limitare del bosco. Ora ne avrà l'opportunità. Il Consiglio dei Cacciatori le ha assegnato la sua prima missione ufficiale: scovare il nascondiglio di...