Capitolo 39

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Fecero di nuovo l'amore, lì, sotto il temporale, in mezzo ai fulmini, sdraiati sul pavimento zuppo del terrazzo. Luigi la baciò come nutrendosi di lei, perso con il viso immerso nelle sue gambe, entrando dentro di lei, leccandole e succhiandole il seno.

Poi lo fecero ancora, sul letto, bagnando tutte le lenzuola, finché non si distesero l'uno accanto all'altra, stremati. In quel momento il temporale si era placato e ora solo una leggerissima pioggia brillava nell'aria, mentre all'orizzonte il cielo si faceva di un blu sempre più brillante, in un momento di intersezione nel quale Altea avrebbe potuto galleggiare per sempre, persa nel suo profumo, da qualche parte nel cielo, dove non era notte ma non era giorno, e restare lì per sempre.

Ma il sole invece si alzò, facendo capolino oltre l'acqua, finché la luce del mezzogiorno non le colpì il viso, svegliandola.

Si mise una vestito nuovo e pulito, di un verde menta, e in silenzio se ne andò in cucina a prepararsi la colazione. Erano mesi che non si sentiva così affamata. Morse una fetta croccante di pane ricoperta di burro e marmellata alle fragole mentre ripensava alla notte precedente.

Fare l'amore con Luigi era stato... era stato come fondersi. Aveva come l'impressione che ora, per il resto della sua vita, lui sarebbe per sempre stato una parte di lei, inscindibile, inseparabile. Si sentiva spaventata, ma allo stesso tempo quella voragine che aveva nel petto sembrava essere stata riempita di raggi di sole. Si sentiva leggera, la pelle che vibrava. I colori le sembravano più accessi e non riusciva a togliersi dalla testa le sue spalle, le sue braccia, il suo bacino che ondeggiava in mezzo alle sue gambe, avanti e indietro, avanti e indietro.

Qualcuno bussò alla porta.

Matilde le sorrise timidamente e l'abbracciò prima di varcare la soglia. Subito dietro di lei fece il suo ingresso Andrea. Altea si fece indietro per farlo passare, ma quando si accorse che si era fermato davanti a lei, sollevo il viso per guardarlo. Per alcuni secondi rimasero in silenzio. I capelli di Andrea, biondi e grossi, erano tagliati in modo impeccabile, estremamente corti alla base del collo e che si andavano ad allungare sul capo. I suoi occhi scuri, di un marrone intenso, come quelli del padre, erano diversi. Sembrava quasi che qualcosa si fosse ammorbidito nel suo sguardo.

Era diverso, così come lo era Luigi. I due fratelli erano cambiati ed entrambi emanavano una sorta di vibrazione nuova.

Andrea le mise una mano sulla spalla. Era pesante, come fosse fatta di cemento, ma Altea la sostenne, così come sostenne il suo sguardo. Non si dissero niente, eppure quello fu abbastanza. Altea chiuse la porta e quando si voltò Luigi era in piedi, a petto nudo con un paio di pantaloni che gli fasciavano la vita magra e muscolosa, i capelli scompigliati, e accanto a lui Matilde.

Mentre Andrea faceva il giro del tavolo per andare a prendere un bicchiere d'acqua, tutti si guardarono in modo curioso, tranne Andrea, al quale non fregava niente di nessuno.

«Vorrei tanto sapere cosa vi siete detti» biascicò Luigi, la voce ancora impastata dal sonno.

Andrea si voltò e con gli occhi oltre il bordo del bicchiere guardò prima il fratello, poi Altea. Deglutì, poi guardò di nuovo il fratello.

«Anche io» disse Matilde.

Altea e Andrea non si guardarono più. Lei andò vicino alla sua amica, le afferrò una mano e poggiò la testa sulla sua spalla.

«E non lo scopriremo mai» sussurrò Luigi camminando verso il frigo in un'espressione sarcasticamente dubbiosa.

«Stai bene?» le chiese Altea.

Matilde poggiò la guancia sulla testa dell'amica e sospirò. «È stata una bella sorpresa, non trovi?»

Altea sollevò la testa. Matilde aveva due profonde occhiaie, eppure sembrava più luminosa quel giorno. «Sì» ammise. «Inaspettata.»

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora