Capitolo 45

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Non avrebbe saputo descrivere la sensazione del suo corpo che si trasformava e dell'acqua che usciva dalla sua bocca per lasciare posto all'aria, ma fu veramente sgradevole.

La bara era stata trascinata a riva, Elia e i suoi lupi erano rientrati e Luigi le aveva dato un giacchetto per coprirsi che le arrivava fino alle ginocchia.

«È complicato.» Queste le parole che pronunciò Altea alla domanda che aleggiava sul volto del cacciatore quando l'aveva vista uscire dall'acqua, nuda.

Le sirene erano a riva, la regina che spiccava su tutte le altre con le alghe strette intorno al suo corpo che brillavano ancora. Le si avvicinò e si inginocchio davanti a lei.

Si scambiarono uno sguardo lungo, ma i suoi occhi di pesce erano talmente inespressivi che non avrebbe saputo dire in che modo la stesse guardando.

«Grazie.» Altea avvicinò i palmi delle mani in un gesto reverenziale, come tenesse che la sirena non riuscisse a capirla.

La regina si avvicinò a lei e le afferrò il braccio in una morsa, facendola sobbalzare. Dietro di lei sentì qualcuno scattare. La regina le ruotò il braccio fino a mostrare il marchio, sopra il quale strofinò l'unghia del pollice. Poi la guardò.

«Questo è salvezza.»

La sirena alzò l'altra mano, tenendo il suo busto sollevato facendo appoggio sulla coda di pesce. Puntò il dito indice e Altea ne seguì la direzione. Gravava verso Luigi. Poi Elia. Poi lo puntò di nuovo sul suo petto, l'unghia appuntita che le scalfì la pelle.

«Voi siete triskell.» Indicò la bara. «Lui è vento.»

Altea le afferrò il braccio con la quale la teneva, invertendo i ruoli, avvicinandosi a lei con fare apprensivo. «Cosa stai cercando di dirmi?»

La regina delle sirene la guardò a lungo. Poi, prima di sparire nell'acqua rispose: «Rosso come il sangue. Salvate i Senza Nome. Salvate tutti.»

Altea rimase lì, imbambolata per alcuni secondi a guardare il mare, prima di tirarsi su. Mentre si avvicinava a Luigi si guardò il marchio e lo toccò. La cicatrice era liscia e fredda.

«Chi diavolo sono i Senza Nome?» chiese Andrea.

«È quello che dobbiamo scoprire» rispose Elia.

«E suppongo che lui abbia la risposta» disse Matilde indicando la bara.

Per un attimo Altea si era dimenticata della bara. Vi si avvicinò, Luigi accanto a lei. Si scambiarono uno sguardo pregno di amore e consapevolezza.

«Chi rimedia un paio di tenaglie?» chiese il cacciatore.

Riccardo ed Ercole si avvicinarono alla bara. «Possiamo aprirla noi» disse il gigante dai capelli rossi. «Dovete solo dirci se lo volete.»

«Non sono di certo stata trascinata sul fondo del mare per poi non aprirla» rispose prontamente Altea.

«Trascinata sul fondo del mare?» domandò Luigi allarmato, lanciando uno sguardo al re dei licantropi.

«Non guardare me, cacciatore. Non ho potuto fare niente per impedirlo.»

«Sarebbe potuta morire!»

«Io potevo difenderla dal mare e dalle sirene, ma non ho di certo la capacità di scendere a decine di metri sotto il livello del mare.»

Luigi decise di ignorare il licantropo, forse perché sapeva che Elia aveva ragione, e si rivolse direttamente a lei. Le poggiò le mani sulle spalle e rimase in silenzio. Non c'erano parole per esprimere il terrore e la gratitudine che al contempo gli affollavano la mente e il cuore.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora