Capitolo 37

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La finestra che, come quella della cucina, affacciava sul paese sotto di loro e sul mare in tempesta era aperta. Le tende bianche, come quelle della portafinestra della cucina, si muovevano sospinte dal vento agitato, muovendosi nell'aria, disegnando come curve che accarezzavano sinuose, come stessero facendo l'amore con uno degli elementi naturali.

Altea scivolò lungo il corpo di Luigi finché i suoi piedi non toccarono terra. Mentre lei scivolava verso terra, il vestito si sollevava, fino a sfilarsi dalla testa. Luigi lo lasciò cadere a terra, guardandola per un attimo, solo per un attimo, mordendosi il labbro inferiore, come riflesso di un pensiero peccaminoso.

Le sue mani si poggiarono sulla schiena di Altea, scivolando verso le natiche. Gliele strinse e la spinse contro di sé, baciandola avidamente ma lentamente, come volesse gustarla. Il suo seno prosperoso era schiacciato contro il petto di lui e a quel contatto così intimo la loro pelle sembrò come bruciare.

I lampi regalavano piccoli e brevi sprazzi di luce che gli consentivano di vedere reciprocamente l'intensità del loro sguardo, le loro labbra umide e rosse. Il temporale sembrava aumentare come di riflesso al loro desiderio, come fosse alimentato da esso.

Le cinse la vita con un braccio e sollevandola si piegò sul materasso, gattonando finché Altea non ebbe la testa poggiata sul cuscino. Si sdraiò sopra di lei e lei gli cinse la vita con le gambe portandolo a sé, sentendo la sua durezza premuta sulla sua parte più sensibile e umida. A entrambi sfuggì un gemito.

Ogni carezza, il suo profumo, la sua saliva... le sembrava come di levitare, sospinta nel vento. O forse galleggiava, accarezzata dalle onde. Il mondo le sembrava distante, i suoi sensi erano completamente assuefatti. Il corpo di Luigi sembrava un prolungamento del suo ed ebbe l'impressione che non si sarebbero mai più potuti dividere.

Le baciò il seno, stringendolo fra le mani. Le succhiò un capezzolo, poi l'altro mentre con le mani a coppa li stringeva e li leccava.

Altea gli afferrò il viso e lo attirò a sé. Doveva baciarlo. Ne aveva bisogno. Allungò un mano all'elastico dei pantaloni e afferrando sia quello che quello delle mutande, li spinse verso il basso fin dove poté, poi Luigi se li sfilò da solo, senza mai smettere di baciarla. La sua erezione, libera e calda, le si schiacciò contro il ventre.

Così Luigi le sfilò le mutandine e rimase fermo a guardarla. Le poggiò le mani sulle caviglie, accarezzandola fino alle ginocchia, per poi farle riscendere alle cosce, fino ai fianchi, ammirandola come non ci fosse nulla di più bello al mondo.

Un lampo di luce illuminò il suo profilo destro e i muscoli naturali del suo corpo disegnarono delle ombre. Si chinò su di lei e riprese a baciarla. Altea allungò una mano verso il basso e la strinse intorno al suo membro caldo e duro. Le mani di Luigi si strinsero attorno al suo corpo come di riflesso e un gemito gutturale di piacere le arrivò alle orecchie. Non poteva più aspettare. Poggiò la punta sulla sua apertura e senza bisogno che le chiedesse niente, preda di un desiderio accecante, Luigi spinse dentro di lei, scivolando centimetro dopo centimetro. Solo quando fu arrivato a metà Altea tolse la mano e gli cinse la schiena con le braccia, le cicatrici lisce sotto i polpastrelli.

Scivolò dentro di lei fino alla fine, riempiendola, ed entrambi inspirarono con la bocca come fossero appena usciti dall'acqua, come se fino a quel momento avessero trattenuto il fiato. Dapprima entrava e usciva a malapena, lentamente, come avesse difficoltà a staccarsi. Altea era aggrappata a lui con gambe e braccia, stringendolo contro di sé come temesse potesse allontanarsi.

«Dio mio» sussurrò Luigi.

Forse avrebbero potuto baciarsi di più, accarezzarsi di più, ma non riuscivano. Non potevano. Erano come due candele sciolte la cui cera ormai si era congiunta, impossibile da separare. Ma continuavano a bruciare l'uno dentro l'altra.

Le spinte di Luigi si fecero più corpose, feroci. Si baciarono e si leccarono, rotolando sul materasso morbido, intrecciandosi nelle lenzuola. La loro pelle era in fiamme e loro galleggiavano nel vuoto infinito.

Le sembrava come... non aveva mai provato una droga in vita sua, ma quello... cosa diavolo era? La sua testa era pesante e al tempo stesso sgombra. I suoi muscoli erano inconsistenti, ma allo stesso tempo forti. Il suo cuore sembrava pulsare colori, fiamme e fulmini. Il profumo di lui, i suoi capelli morbidi, il suo petto duro premuto contro il suo morbido.

Il suo membro entrava e usciva da lei senza ostacoli, bagnato, turgido. Si graffiarono e si leccarono. Si tirarono i capelli e morsero le labbra.

Altea, seduta sopra di lui, si muoveva avanti e indietro mentre lui le baciava il seno, le ginocchia larghe per permetterle di restare il più vicino possibile, attaccata al suo piacere.

La fece voltare e si sdraiò sopra di lei, divaricandole le gambe e poggiando il suo pube sulle sue natiche. Le passò un bracciò intorno al petto, schiacciato tra il suo seno e il materasso, e il peso del suo corpo sopra il suo le dava estremo piacere. Poteva sentire il respiro accelerato dal suo piacere nell'orecchio, il petto sulla sua schiena mentre spingeva il sedere verso l'alto per lasciare che la penetrasse più a fondo.

La sua mano destra scivolò in basso, verso il clitoride, che prese a massaggiare con movimenti rotatori mentre affondava dentro di lei. Stava raggiungendo il culmine del piacere quando lui tolse la mano e la fece girare a pancia in su.

Entrò dentro di lei subito dopo, senza perdere minuti preziosi.

«Baciami, Altea. Voglio che mi baci mentre stai per venire.»

Altea lo baciò. Non desiderava altro. Luigi spinse più forte, sempre più forte. Le loro lingue si intrecciavano, calde e avide. Il piacere esplose come una tavolozza di colori, come un lampo nel cielo, come un fuoco attizzato e loro non smisero mai di baciarsi, gemendo nelle proprie bocche, chiamando i loro nomi nella notte.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora