Capitolo 29

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L'allarme nella testa di Altea era scattato quando, una volta risaliti al piano superiore, una fila di cacciatori stava correndo verso di loro. Andrea stava dando direttive su dove trovare le sirene e cosa fare, raccomandando di trattarle con il massimo riserbo e che se avessero fatto loro del mare se la sarebbero vista con lui.

I cacciatori avevano annuito e si erano diretti verso l'infinita scala a chiocciola che li avrebbe portati nelle profondità della scogliera.

«Avete visto Matilde?»

A quella domanda tutti l'avevano guardata in modo confuso, continuando a fare quello che stavano facendo, senza fermarsi, superandola e urlandosi direttive a vicenda. Solo Andrea sembrò essere interessato a quel nome, tanto da avvicinarsi con sguardo torvo a lei.

«Era andata a chiamare aiuto quando sei caduto in acqua» spiegò Altea senza bisogno che lui le ponesse delle domande. Lo sguardo interrogativo sul suo viso era piuttosto eloquente. «Ero sicura fosse con loro» spiegò indicando i cacciatori alle loro spalle mentre un panico le assaliva il cuore, divorandolo.

Andrea si avvicinò subito ai suoi colleghi. Ne afferrò un per il polso e lo strattonò, costringendolo a guardarlo. Il cacciatore si allontanò con il busto, intimorito e confuso dall'improvviso sguardo assassino del collega. «Hai visto una ragazza con i capelli biondi?»

«No» rispose il cacciatore.

«Tu!» si avvicinò a un altro. «Hai visto Matilde? L'umana che era con noi.»

«Quella con le tette grosse?»

Lo sguardo di Andrea bastò a far morire il sorrisetto compiaciuto del collega. «No, amico. Non so dove sia.»

Una mano le sfiorò l'avambraccio, scivolando dolcemente su di esso e chiudendogli le dita intorno. Non aveva bisogno di voltarsi per scoprire chi era.

«L'hanno presa.»

La voce di Luigi era bassa, gutturale, priva di qualsiasi tipo di tensione, semplicemente pragmatica, quella che aveva quando era solo un cacciatore con delle vite da salvare. Un soldato.

Altea non riusciva a parlare. Non riusciva a pensare. Vedere Andrea che correva da una parte all'altra, bloccando i cacciatori che stavano scendendo, marcandoli uno a uno per chiedergli come fosse possibile che nessuno di loro l'avesse vista, alimentava la sua agitazione tanto da farle trattenere il respiro.

Il cacciatore si avvicinò a passo di marcia verso di loro, gli occhi color nocciola che brillavano come fossero avvolti dalle fiamme. Non lo aveva mai visto con quello sguardo. I due fratelli si guardarono, in silenzio, come si stessero passando informazioni unicamente tramite lo sguardo. Altea doveva tenere il viso sollevato per guardarli, la mano di Luigi ancora stretta dolcemente ma fermamente sul suo avambraccio, il suo petto accanto al suo viso.

Si staccò da lui e si avvicinò ad Amelia.

La strega la anticipò, spiegando con tono sommesso: «Ho già provato a cercarla con la magia. Se hanno spezzato l'incantesimo di localizzazione che ho fatto su Elia, significa che hanno a loro disposizione una strega che utilizza magia nera perché...»

«Gli incantesimi delle alte streghe non possono essere spezzati, se non con la magia nera» ricordò Altea.

Amelia annuì.

«Che facciamo allora?»

Amelia guardò il marchio che Altea aveva sull'avambraccio.

«Non risponderà.» Il modo in cui la guardava la strega... «Come avete fatto a trovarci?» chiese Altea con fare sospetto. Ricordava di aver già fatto quella domanda, e di non aver ricevuto risposta.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora