Capitolo 11

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Mentre camminavano verso Piazza del Risorgimento, Luigi e Altea stavano riportando tutto riguardo l'incontro con Mattia.

«Non sappiamo dove si riunisce il suo branco?» chiese Matilde.

«Lo sappiamo, ma andare lì sarebbe un suicidio» spiegò Andrea. «Dovremmo andare con un'intera squadra di cacciatori e questo verrebbe preso come un attacco personale e si scatenerebbe una guerra.»

«Allora andrà solo uno di noi. O in due. Disarmati. Sembra sia la cosa migliore dopotutto.»

Andrea si fermò e guardò Matilde con sguardo truce. «Allora non hai capito. Che tu ci vada da sola o con qualcuno, armata o disarmata, Mattia ha messo in chiaro che non siamo i benvenuti né nei suoi locali, tantomeno nel suo branco. Gli sarà stato dato l'ordine di attaccare a vista se dovessimo sconfinare nel suo territorio e mi sembra chiaro che non voglia fornirci alcun tipo di informazione, quindi noi» disse indicando tutti e quattro loro «non andremo proprio da nessuna parte. Sono stato chiaro?»

Matilde alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare. Poté fare solo pochi passi però perché la mano di Andrea, stretta intorno al suo braccio, la fece voltare delicatamente ma senza darle la possibilità di liberarsene, verso di lui. «Sono stato chiaro?» ripeté con tono lapidario.

Altea ebbe un brivido quando riconobbe negli occhi di Andrea lo stesso freddo istinto predatorio che aveva già visto degli occhi di Dante.

«Chiaro» borbottò Matilde. Strattonò il braccio dalla presa di Andrea e tutti ripresero a camminare.

Nei tre giorni che seguirono i quattro cacciatori non avevano ancora trovato Leandré. Erano andati a incontri dell'alta società, visto film al cinema, provato a parlare con altri cacciatori che erano sulle tracce di Thomas Elia Moro, ma nessuno sapeva dove fosse, né sapeva dove poter trovare questo Leandré.

I fratelli Schiarelli erano sempre più nervosi e questo li portava ad andare nella sede del Consiglio per allenarsi con le katane insieme a Cross. Matilde e Altea non erano ancora autorizzate a utilizzare quell'arma; avrebbero dovuto fare un corso apposito ma quello non era il momento giusto, così ne approfittarono per girare la città, cercare di raccogliere quante più informazioni possibili, provando ad accedere anche a quei locali di gran classe nei quali si incontravano i ricconi e provare, tramite qualche moina, a racimolare informazioni, chiedendo alle ragazze più giovani se avessero mai incontrato un tipo strano di nome Leandré, chiedendo ai signori se conoscessero locali come il White Moon, ma tutti si guardavano bene dal rispondere. Anzi; al solo pronunciare il nome di uno di quei locali, tutti storcevano il naso e gli davano le spalle. Eppure Altea era convinta che se fosse tornata da Velluto nelle ore più buie, qualcuno di loro lo avrebbe trovato esattamente lì.

Quella sera, Altea e Matilde decisero di tornare al cinema per andare a vedere la prima di un nuovo film drammatico. I fratelli Schiarelli ci rinunciarono, esponendo la loro opinione di diniego riguardo queste futili e inesperte tattiche di ricerca che non li avrebbero portati da nessuna parte. Inutile dire quale dei due fratelli espresse la sua opinione in merito con maggior veemenza.

Le due amiche andarono in due cinema diversi, ognuna con il proprio taxi, entrambe all'ultimo spettacolo.

Non c'erano molte persone nella sala e Altea si sedette in una delle file centrali. Era demoralizzata, sapeva che sarebbe stato l'ennesimo buco nell'acqua, così decise di prendersi quel momento per sé, godersi il film, stravaccandosi comodamente sulla poltrona e lasciando che la storia la coinvolgesse.

La verità? Non era mai stata al cinema prima di quei giorni a Roma.

Era meraviglioso.

Lo schermo così grande e il volume così alto in una stanza che non aveva nessuna fonte di distrazione le permettevano quasi di entrare dentro al film. Viveva quella storia, le emozioni degli attori, la sofferenza, la passione. Era inebriante, coinvolgente... non avrebbe potuto più farne a meno.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora