Capitolo 7

225 18 0
                                    

«Dimmi dove si trova il tuo Alfa.»

Riccardo rise, il pugnale ancora premuto sul suo collo. «Non lo so.»

Altea premette un po' di più la lama e un lievissimo odore di bruciato le arrivò alle narici.

«Lama d'argento» osservò il ballerino. «Ritarda la guarigione.»

«Se sopravvivi.»

Gli occhi del ballerino, gialli come due fari nella notte, erano la cosa più spaventosa e affascinante che Altea avesse mai visto. Quando fece per muoversi, Altea afferrò anche l'altro pugnale e glielo puntò sul costato. «Non muoverti.»

«Non posso darti le informazioni che cerchi» disse, restando sopra di lei, puntellato sulle ginocchia e sui palmi delle mani.

«Perché no?»

«Perché è vero che non so dove si trovi Elia.»

«Ma sai di cosa è accusato.»

Il licantropo assottigliò un po' la bocca e Altea premette il pugnale sul costato fino a che non sentì cedere il primo sottile strato di pelle. Lui non fece nessuna smorfia di dolore, forse perché non ne sentiva, o forse perché non voleva piegarsi. «Dimmi cosa sai.»

«Dimmi cosa sai tu.»

«Vuoi che io sia il prossimo a sparire?»

Per un secondo, solo un secondo, la presa di Altea sulle lame si allentò. «Quanti sono scomparsi?»

«Da qui? Circa quindici ragazzi.»

«E negli altri locali?»

«Di meno. Velluto è un locale per ricconi e gli spettacoli sono privati. C'è molta meno folla. L'ora blu invece è una via di mezzo tra i due. Ci sono sia spazi comuni, dove c'è abbastanza casino per sparire in mezzo alla folla, sia sale private, chiamate le sale della perdizione.»

«Sei mai entrato lì?»

«Nelle sale della perdizione?» domandò. «No. Mi piace stare in mezzo alla gente, il caos, la musica alta e condividere la serata con qualcuno senza farmi pagare come una puttana.»

«A chi sono intestati gli altri due locali?»

«Velluto al fratello di Elia.»

«Mattia? Ma ha solo diciannove anni.»

«Il locale è stato aperto l'anno scorso.»

«E L'ora blu?»

«È intestato alla compagna di Elia, ma quello è il suo locale.»

Altea si corrucciò. «Sono tutti suoi locali» precisò.

«Sì, ma L'ora blu è il suo. È Elia.»

Altea era confusa. «E allora perché è intestato alla fidanzata?»

Riccardo sorrise. «Anche i licantropi pagano le tasse, sai?»

Alzò gli occhi al cielo, poi lì puntò in quelli del licantropo. «Perché i tuoi occhi restano gialli?»

Ric sembrò confuso da quel cambio di argomento, ma le labbra di Altea si erano mosse senza che potesse fare niente per fermale, manovrate dalla sua curiosità.

«L'argento. Finché non lo allontani da me resteranno così.»

I due soppesarono gli sguardi l'una dell'altro, poi Ric disse: «Non ti farò del male.»

«Perché non dovresti?»

Tristezza, o forse rabbia. Qualcosa invase gli occhi da lupo del ballerino. «Mio fratello è uno degli scomparsi.»

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora