Capitolo 30

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«Sei circondata, Ginevra. Non rendiamo tutto più difficile.»

La licantropa direzionò il suo sguardo su Luigi, un sorriso arrogante sul viso. «Sei forte, cacciatore. Uccidi le creature magiche ma non ti fai scrupoli ha prenderne i benefici, non è vero?»

Il muscolo sulla mascella di Luigi si tese. Andrea non toglieva gli occhi di dosso a Matilde. I due si guardavano costantemente, ancorandosi l'uno all'altra, come volessero dirsi qualcosa. Andrea sembrava costantemente sul punto di scattare, come a voler correre da lei, ma...

«Hai preso sangue di vampiro, non è così?»

Quella frase catturò l'attenzione di Altea.

Ginevra sembrava sinceramente ignara di chi avesse donato il suo sangue a Luigi. Si voltò verso Léandre, che ancora la guardava, le nebbiolina che ancora aleggiava nella sua testa.

"Non sei stato tu a darglielo?"

La nebbiolina divenne più consistente e fredda. "Sì."

"E allora a che cazzo di gioco state giocando?"

La nebbiolina si mosse dolcemente nella sua testa e i nervi di Altea si calmarono senza che lei potesse impedirlo.

"Lei non sa che il sangue è tuo. Non è vero?"

Il vampiro-strega fece un leggerissimo cenno affermativo del capo.

"Léandre... che cosa sta succedendo? Da quanto lavori per lei? Che cosa..."

Qualcuno le si parò davanti, interrompendo il suo contatto visivo. Nello stesso istante Luigi fece per correre verso di lei, ma diventò come di pietra, bloccandosi a metà del tragitto.

Altea sussultò. I cacciatori sussultarono. Andrea... sembrava uscito direttamente dall'inferno. Se solo con il pensiero avesse potuto dar fuoco a quel posto lo avrebbe fatto senza rimorso.

Ginevra la squadrò dalla testa ai piedi, su e giù. Le afferrò una ciocca di capelli secchi e cosparsi di sangue raggrumato e la lasciò ricadere con sguardo schifato. «Tesoro, hai bisogno di una doccia. E questo?» Infilò prepotentemente un dito nella ferita alla spalla, facendola urlare e piegare in ginocchio. «Oh» borbottò con finto dispiacere guardando il sangue sul dito. «Sembra che tu stia per morire da un momento all'altro. Sinceramente, mi sorprende che sia ancora viva, in effetti.»

La guardò dall'alto in basso mentre Altea si teneva la spalla, trattenendo le lacrime di dolore. «Poniamo fine a questa agonia, che ne dici?»

Un vuoto d'aria, e all'improvviso si trovò dall'altra parte dell'altare, come si fosse smaterializzata e rimaterializzata lì.

Altri cacciatori entrarono dal foro nella parete e tra di loro Altea riconobbe Cross, che si fece largo fino a spalleggiare Andrea. Lanciò uno sguardo veloce a Luigi, ma non gli dedicò tanto tempo. Nero come la notte, svettava sugli altri cacciatori come un Dio. Guardava Ginevra senza paura, le katane incrociate dietro la schiena simbolo di morte.

«Vi unite alla nostra festa?»

Come una eco della sua voce, delle urla si levarono.

Il gruppo di cacciatori iniziò ad agitarsi e Altea vide degli schizzi di sangue marchiare il soffitto. Ci fu agitazione, confusione, urla... alcuni licantropi erano entrati nella sala e avevano ucciso o preso in ostaggio alcuni di loro. Un'imboscata. Dove diavolo erano anscosti?

Partirono dei colpi di pistola, ma come con Andrea, il proiettile si fermò prima di colpire il bersaglio e tornò indietro, uccidendo quei giovani ragazzi.

«FERMI! NON SPARATE!» urlò Andrea.

Cross sembrava indifferente a tutto quello. Non si scompose di una virgola, come se lì dentro non vi fosse nessuno oltre Ginevra. Era chiaro che per Cross sarebbe potuta finire solo in un modo: con le sue katane sporche di sangue e il corpo di Ginevra diviso in pezzi.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora