Capitolo 41

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«Due frittelle con lo zucchero, per favore.»

Filippo porse la prima frittella a Rosalina, che teneva le mani sulla pancia rotonda e gonfia. Avrebbe finito il tempo tra un paio di settimane, verso metà settembre. Era una femmina. L'avrebbero chiamata Alessandra, in onore della nonna di Filippo.

«Grazie» disse, afferrando anche la seconda frittella. Se la portò alla bocca e quando la morse gli rimase un alone di granella di zucchero sulle labbra. «Quindi, ti dicevo» disse rivolto a Luigi, mentre masticava goffamente. «Mio padre ha accettato l'idea di ingrandire l'alimentari, così faremo un angolo solo dedicato al pane e avremo anche il forno per farcelo da soli.»

«È fantastico» disse Luigi mentre porgeva i soldi alla nonna di Rosalina per prendere anche lui due frittelle con lo zucchero.

Altea afferrò la sua frittella e raggiunse le ragazze. Anche Giuliana aveva cambiato lavoro. «È stata dura all'inizio» stava raccontando a Matilde. «Però piano piano ho imparato. L'avvocato è molto gentile e ha un figlio di otto anni molto simpatico. A volte lo porta a lavoro perché la moglie fa la sarta in un negozio di abiti eleganti e non può tenerlo, così lo faccio sedere vicino a me e mentre riempio le scartoffie e rispondo al telefono lui disegna, o magari legge un libro.»

«A che ora stacchi?» le chiese Matilde.

«Alle diciassette chiudiamo.»

«Wow.»

«Sì. Con i soldi che mi da potrei prendere in affitto un piccolo monolocale in città.»

«Una volta scappati dal paese non si torna indietro» scherzò Rosalina, addentando la sua frittella.

Matilde e Altea si scambiarono uno sguardo veloce.

«Mi piace la città. È moderna, piena di vita. E sinceramente...»

«Cosa?» la incitò Altea.

Giuliana si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Stavo pensando di rimettermi a studiare.»

Matilde spalancò la bocca, un pezzo di frittella ancora intero sopra la lingua. «Cofa?» bofonchiò. «E il lavoro?»

Altea le diede una gomitata e l'amica richiuse subito la bocca.

«Hai appena detto che...»

«Lo so. Lo so» ammise Giuliana. «È solo che ho conosciuto questa ragazza. È una cliente dell'avvocato e fa l'infermiera.»

«Per questo io non me ne vado da qui. Le persone ti mettono strane idee in testa» borbottò Rosalina.

«Ma se Filippo viene dalla città!» la rimbeccò Giuliana.

«Si, ma dalla parte periferica» replicò. «E comunque viviamo qui in paese, come ben sai. È un posto tranquillo, si sta bene. Non succede mai niente di strano, ci conosciamo tutti e credo sia meglio per la nostra bambina.»

Avrebbero potuto scambiarsi un altro sguardo, ma Matilde e Altea decisero di concentrarsi sulla propria frittella, trattenendo qualsiasi replica all'affermazione di Rosalina. Se solo avesse saputo...

«Comunque, mi ha detto che alla scuola di infermieri cercano persone nuove e oltretutto ti danno un indennizzo» continuò Giuliana, entusiasta.

Era chiaro che temesse il giudizio delle sue amiche, da come evitava il loro sguardo, dal tono condiscendente.

«Puoi fare qualsiasi cosa, Giuliana» la incoraggiò Altea. «Il lavoro che hai trovato è ottimo, soprattutto perché il titolare sembra una brava persona. Ma se dentro di te senti di poter fare di più, allora perché no?»

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora