Capitolo 44

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Il mare sembrò ritirarsi, come fosse risucchiato dai meandri della terra. Ma era solo un effetto ottico. Non era il mare che si ritirava. Lo capì solo quando gli occhi della sirena, pallidi e opachi, furono alla stessa altezza dei suoi.

La mano di Elia si strinse intorno al suo fianco, afferrandola con forza, trattenendola.

Con la lingua appuntita la sirena leccò la lacrima e per un attimo una patina bianca saettò ricoprendo i suoi occhi.

Era terrificante. Veramente terrificante. Talmente tanto che Altea non riusciva a gridare, non riusciva a tremare. Era completamente paralizzata.

«Mio Dio!»

La sirena avvicinò il viso a quello di Altea e di riflesso Elia la tirò indietro, un ringhio gutturale proveniente dalla sua gola che sembrò far tremare la montagna. Di rimando la sirena soffiò verso di lui come fosse un gatto.

Lupo e sirena si scrutarono per un po', poi l'attenzione di lei ‒ Altea capì che si trattava di una donna per via del seno ‒ tornò su Altea. La creatura del mare prese un respiro tagliente, i denti lunghi e appuntiti che gocciavano acqua salata, neri in alcuni punti.

La mascella si mosse in un modo strano, come fosse staccata dal viso, forse per via dei denti lunghi e appuntiti. L'impressione che dava era che la mascella fosse stata slogata, come se due mani, afferrata dentatura superiore e inferiore, avesse teso e tirato fino a strappare.

«Lo hanno lanciato.»

Il tono della sua voce... sembrava come se qualcuno dal profondo dell'oltretomba stesse raschiando con le unghie su una lavagna. Un brivido le salì lungo la schiena, gli occhi che non sapevano dove guardare. Non aveva la più pallida idea che le sirene potessero parlare e di sicuro non avrebbe mai immaginato potessero avere quella voce.

Pensò ai racconti in cui le sirene cantavano ai marinai, le voci così belle e consolatorie, tanto da portarli a gettarsi a mare. In qualche modo la consolò sapere che non tutte le storie erano vere.

«Chi?»

Con un colpo di coda la sirena si spostò leggermente verso destra, poi si riavvicinò a lei. Le sfiorò il bracciò con una mano palmata e dalle unghie affilate senza staccare gli occhi da pesce da quelli umani di lei.

«I Senza Nome.»

«Senza Nome? Cosa intendi?»

La sirena indicò lei, poggiando la punta dell'unghia al centro del suo petto. Poi la poggiò sulla spalla di Elia. Poi sul suo stesso cuore.

Poi verso il fondo dell'oceano.

«Cosa significa?»

La sirena gridò a si gettò in acqua, strappando un grido anche ad Altea e un ringhio ad Elia, che la strinse quasi a soffocarla.

Rispuntò fuori dall'acqua e si sedette sulla tavola davanti a lei, facendola ondeggiare pericolosamente.

«Cristo!» Riccardo fece un salto indietro.

Era così vicina. Altea dovette alzare la testa per guardarla in volto.

«La sirene hanno un debito. Le sirene ripagano sempre.»

Calò il silenzio.

Poi, senza nemmeno capire come fosse successo, Altea si ritrovò in acqua. Le grida di Riccardo ed Elia sopra di lei. Trascinata come da una corrente contro la quale non poteva combattere, al sirena la stringeva all'altezza del busto, le braccia bloccate sotto le sue mentre nuotavano a una velocità e con una forza tale da farle sentire come se la pressione dell'acqua avesse potuto spezzarle le ossa.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora