Capitolo 38

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Abbracciati l'uno accanto all'altra, Luigi e Altea si accarezzavano, il fiato corto, l'aria fredda sulla pelle che gli faceva venire la pelle d'oca.

«Forse dovremmo chiudere le finestre» aveva detto Luigi.

«No.» Altea faceva scorrere la punta dei polpastrelli sul suo petto, inspirando il suo profumo, sentendo i pettorali sotto la guancia alzarsi e abbassarsi a ritmo del suo respiro. «Mi piace il rumore del temporale.»

Con movimenti delicati e circolari, Luigi sfiorava la schiena di Altea. La sua mano era come seta e questa contraddizione la fece sorridere.

«Cosa c'è?»

La mano di Altea smise di muoversi per un solo secondo. «Cioè?» chiese, riprendendo ad accarezzarlo.

Luigi fece una leggera pressione sul suo corpo, stringendola, scuotendola un po'. «Sei tesa.»

Altea si concentrò sul suono della pioggia, sul rumore del vento. E non rispose.

«Se non mi dici cosa ti turba non posso tranquillizzarti.»

Sospirò e lo strinse in un abbraccio, chiudendo gli occhi. Profumava di casa. Il suo corpo non le era mai sembrato così familiare, come se lo conoscesse da sempre, se lo toccasse da sempre. Come fosse fatto apposta per lei, un incastro perfetto di gambe, braccia e respiri. Ciò che da tempo aveva respinto, rinchiuso dentro una cassaforte, negato, ora era esploso e lei non ne aveva più il controllo.

«Niente.»

Luigi rise e si portò una mano al viso. In un gesto esasperato ma divertito si massaggiò gli occhi. «Facciamo un nuovo gioco, che ne dici? Impariamo a co-mu-ni-ca-re» scandì.

«Non posso dirti sempre quello che penso.»

«No, ma puoi dirmi quali paturnie ti stai facendo in questo momento.»

Altea trattenne una risatina. «Visto che sai leggermi la mente dimmelo te a cosa sto pensando.»

Luigi colse la sfida e si alzò a sedere, gambe incrociate. «Ok.»

Altea rimase sdraiata e non provò nessun imbarazzo a stare nuda davanti a lui. Era così giusto. Questo pensiero la scosse nel profondo e per un attimo distolse lo sguardo. Luigi la guardava con attenzione, come potesse vedere delle immagini scorrere sulla sua fronte.

Piegò leggermente la testa di lato. «Ho finalmente ammesso che lo amo. E questo mi terrorizza» iniziò.

Altea si fece seria.

«Ci saranno molte implicazioni, e non so se mi staranno tutte bene.»

Scoppiò in una risata nervosa e si tirò su a sedere, portando il lenzuolo al seno. Luigi continuò.

«Ho paura a lasciarmi andare e sto pensando di fare un passo indietro perché ho paura di quello che provo.»

«Ma non è vero» replicò Altea.

«Non so cosa devo fare adesso, e questo mi spaventa. Non so come gestire questa cosa.»

La guardò ancora e Altea non riuscì a impedire alle sue sopracciglia di incurvarsi leggermente verso il basso.

«Sto pensando di alzarmi dal letto, ma se lo faccio e gli do le spalle avrà ragione lui.»

«Ok, basta.»

«Mi sta facendo così incazzare quello che mi sta dicendo. Odio che qualcuno possa sapere così bene quello che penso.»

«Mi dispiace deluderti, ma non hai capito niente» lo rimbeccò.

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora