Capitolo 34

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Era il tramonto. La luce arancione illuminava il profilo di Luigi, le labbra sottili, il naso dritto. I capelli avevano assunto un particolare colore rossastro con quella luce, e anche se in quel momento non poteva vederli, sapeva che nei suoi occhi le piccole pagliuzze verdi vicino alla pupilla brillavano.

Era un anno e mezzo circa che non lo vedeva... e sembrava così diverso. Il suo sguardo era diverso. Quando lo posò su di lei Altea lo sostenne solo per i primi secondi, poi lo distolse, guardando verso il mare.

Aveva pianto fra le sue braccia per ore, senza bisogno di dire niente. L'aveva stretta a sé in silenzio, accarezzata, cullata. Era come se non l'avesse mai lasciata. Come se, anche a distanza di tempo, Altea si fosse allontanata da lui, ma non lui da lei.

«Come hai fatto a trovarmi?»

Luigi sorrise.

Ci fu un lungo silenzio durante il quale i due si guardarono negli occhi senza dire nient'altro. Ma Altea sentiva un grosso peso dentro di sé, un malessere.

«Cosa ti aspetti che dica? O faccia?»

Lo sguardo di Luigi si adombrò leggermente. «Non sono venuto perché tu dicessi o facessi qualcosa.»

«Allora perché sei qui?»

Il cacciatore si alzò, e con le mani in tasca camminò fino alla ringhiera. Guardò il mare e da dietro le sue spalle erano incredibilmente più grosse di come le ricordava. Si voltò dando le spalle al sole, poggiandosi con il sedere sulla ringhiera. Una folata di vento gli smosse leggermente i capelli.

«Mi mancavi, Altea.» Piegò leggermente la testa di lato. «Non è ovvio?»

Altea sciolse le gambe che teneva incrociate sul petto e poggiò le mani sul divano, dondolandosi avanti a indietro, lo sguardo verso il pavimento. Sentì i suoi passi, vide la sua ombra, ma quando fu abbastanza vicino, Altea si alzò e si allontanò. Quando lo guardò poté vedere la delusione dipinta sul suo volto.

Le lacrime affiorarono, le mani stringevano il vestito in tessuto sangallo che aveva indosso. Con una mano si indicò il petto, le labbra strette in una fessura per non lasciar sfuggire i singhiozzi e seppellirli profondamente. «Non c'è più niente qui dentro.»

Le lacrime sgorgarono nuovamente senza che ne avesse il controllo. Si coprì il viso con le mani. Le sembrava di galleggiare in una pozza di sangue e dolore che la soffocava.

Sentì le mani di Luigi stringersi sui suoi polsi. Gliele allontanò dal viso, e lui era lì. Era sempre lì. Presente. Sempre.

«Non posso darti quello che vuoi.»

Il giovane cacciatore le scostò i capelli dal volto senza fare una piega. «Ma tu mi ami.»

Non era una domanda, ma una costatazione che la colpì al centro del petto, laddove una volta batteva il suo cuore. Gli occhi di Luigi brillavano come immaginava e ora che il sole li colpiva perfettamente al loro centro, le ricordavano il miele di castagno, brillante e caldo. Annui. Quando fece per allontanarsi da lei lui la trattenne.

«Non scappare Altea.»

Continuò a tirare via le mani, ma lui la tratteneva, e se lei faceva un passo indietro lui ne faceva uno avanti. «Non ce la faccio. Io... non ce la faccio.»

Allora la lasciò e lei si allontanò di qualche passo.

«Tu mi ami.»

Altea si strinse le braccia al petto. Una folata di vento le fece svolazzare il vestito e i capelli. Lui non si muoveva, se ne restava fermo lì, in attesa.

«Non riesco a pensare ad altro» disse «che a Matilde. Vedo ancora la sua mano dentro al suo petto.» Alzò lo sguardo su di lui. «Come ha fatto a non morire?»

L'ora bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora