9 - Jules

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Me ne andai in classe come una furia.

Ero talmente arrabbiata che quasi non mi accorsi delle persone che mi fissavano.

Quasi.

Dovevo avere un aspetto terribile, gli occhi gonfi e rossi e... oddio il trucco!

Mi portai nervosamente una mano al viso sperando di nascondere quello scempio con i capelli.

Maledissi me stessa per aver lasciato che mia sorella mi mettesse la mani addosso quella mattina.

Ero stata una stupida a pensare di poter dimenticare quello che ero. Non ero Tess e non sarebbe bastato un po' di trucco a cambiare la situazione.

Almeno i capelli sciolti sarebbero serviti a qualcosa. Mi misi seduta al mio banco e presi a rigirarmi una matita in mano.

Mi fischiano le orecchie perché avevo il sangue al cervello. Strinsi gli occhi nella speranza di tranquillizzarmi perché non era da me lasciarmi sopraffare dall'ira e in effetti era la prima volta che avevo una reazione tanto violenta.

In quel momento sentii accanto a me una voce profonda e dura.

<<Ehi, quello è il mio posto!>> il tono era gelido e non ammetteva repliche.

Aprii gli occhi per trovarmi di fronte il fondoschiena più fantastico che avessi mai visto.

Battei le palpebre un paio di volte perché pensavo potesse essere frutto della mia mente in agitazione.

Perché poi la mia mente avrebbe dovuto mostrarmi un bel fondoschiena proprio in quel momento?

I miei pensieri erano incoerenti e la mia bocca spalancata.

Il mio compagno, nel banco accanto, a cui la voce si era rivolta, fissava scioccato lo sconosciuto. Azzardò una balbettante risposta.

Pessima mossa.

Lo sconosciuto gli appoggiò una mano sul banco, offrendomi così una visuale ancora migliore, se possibile, di tutto quel ben di Dio, mentre con l'altra stringeva qualcosa che teneva appeso al collo.

<< Forse non mi sono spiegato. Questo è il mio posto >>.

Riuscivo a immaginare l'espressione dello sconosciuto perché la leggevo negli occhi del mio compagno che recuperava in fretta le sue cose e si spostava.

<< Scusami amico, devo essermi confuso, sai com'è...>>

Un verso sprezzante uscì dalla gola dello sconosciuto. Tutta la classe rimase in silenzio come se nulla fosse. Il ragazzo nel frattempo si era seduto, completamente a suo agio.

Era il ragazzo del parco!

Ero estremamente irritata e le emozioni di poco prima non mi aiutavano a controllarmi.
Troppo tardi mi resi conto che lo stavo apertamente fissando e che lui ricambiava con ostilità.

<< Begli occhi...>> sussurrò con la voce improvvisamente calda e un'espressione indecifrabile << è un vero peccato!>> e si voltò verso la cattedra.

Fu come se una bomba mi esplodesse in testa.

Una rabbia feroce ricomparve prepotente. Nel silenzio pesante dell'aula si sentì un sonoro crack quando la matita che tenevo in mano si spezzò in due.

Sul suo viso comparve un sorrisetto compiaciuto.

La cosa sembrava divertirlo un mondo.

Quel giorno non doveva essere la mia giornata fortunata!
Ma che avevo fatto di male per subire tutti quegli affronti?
Avevo già le chiappe sollevate dalla sedia e ero pronta a sfogare tutta la mia collera su quel bel faccino quando entrò il professor Collins mettendo fine a tutto.

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora