26 - Jules

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Eric precipitò a terra privo di sensi.

Mentre arrancavo verso di lui la speranza di uscire vivi da quella situazione mi abbandonò. Lo scrollai sperando che riaprisse gli occhi mentre le mie lacrime scorrevano ormai senza controllo. Quello che avevo visto quando gli avevo preso la mano rendeva quel dolore ancora più intollerabile e la mia incapacità di reagire, di combattere non faceva che rendere il baratro della disperazione ancora più profondo.

Alexander, che si era portato a nemmeno un metro da me, osservava la scena con sguardo disgustato. Quell'uomo non conosceva la pietà.

<< Ti prego >> bisbigliai tra i singhiozzi << ti prego non fargli del male>> Ma le mie parole caddero nel vuoto. Con mossa fulminea mi afferrò per il collo e mi ritrovai sollevata da terra con le sue dita che mi artigliavano la gola, l'aria che faticava già a passare. Inutilmente le mie dita cercarono di allentarne la presa, graffiando e scorticando, nella vana speranza di liberarmi. I polmoni bruciavano e le forze mi abbandonarono, puntini luminosi invasero il mio campo visivo. Sarei morta.

<< La tua fine sarà la dimostrazione, per tutti quelli che osano opporsi a me, di che cosa li aspetta. Uccidere i tuoi genitori, sedici anni fa, a quanto pare non è stato sufficiente. C'è ancora qualcuno che crede che mi distruggerai di nuovo ma con la tua fine tutti saranno costretti a giurarmi fedeltà e il mio dominio sarà incontrastato >>

La sua risata malvagia la sentii appena.

Il mio cuore perse un battito.

Il mio corpo bruciò.

La furia esplose dentro di me e le mie mani strinsero la presa sulle sue. I miei occhi si fissarono nei due blocchi di ghiaccio nelle sue orbite che tradirono la sua sorpresa per la mia improvvisa reazione. Piccole scariche elettriche crepitarono sulla mia pelle e quell'energia mi ridiede vigore. Con facilità allontanai le dita di Alexander, allentando la sua stretta e inspirando aria preziosa. Quando la sua presa cedette definitivamente il suoi occhi si dilatarono per lo stupore e, finalmente libera, rilasciai tutta quell'energia che la rabbia verso l'uomo che aveva ucciso i miei genitori aveva fatto montare in me. L'aria tutt'intorno divenne incandescente mente l'energia saettò in ogni direzione, colpendo Alexander e scaraventandolo a diversi metri di distanza, come fosse una bambola di pezza.

Mi accasciai a terra, svuotata.

L'ultima cosa che vidi, prima di perdere i sensi, fu l'ira negli occhi di quell'assassino, i cui abiti fumavano ancora e che a fatica si rimetteva in piedi, rivolgendomi il suo mostruoso sorriso.

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora