27 - Jules

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Seconda parte

Erano passati tre giorni dal nostro scontro con Alexander nel bosco.

Ero seduta sul divano, a casa mia.

Eric era scomparso.

Tess era stata la prima a riprendersi, dopo essere svenuta in seguito al suo attacco. Aveva riportato solo qualche lieve ferita. Ren non era stato altrettanto fortunato. Si era accorto della presenza di Alexander un attimo prima che li attaccasse e si era gettato su mia sorella facendole scudo con il proprio corpo. Aveva riportato gravi ferite alle gambe e alla schiena, che in alcuni punti era seriamente ustionata. Ora riposava in camera di Tess, che se ne stava prendendo cura. Era un miracolo che non fossero morti entrambi.

Eravamo riusciti a tornare a casa, sconvolti per il rapimento di Eric e per la facilità con cui L'Oscuro aveva prevalso. Poche parole erano state pronunciate. Nessuno aveva il coraggio di parlare dell'accaduto perché esporlo a parole l'avrebbe reso più concreto e nessuno di noi l'aveva ancora accettato né si era permesso di fare i conti con il significato di quel rapimento o con le sue conseguenze.

Tantomeno l'avevo fatto io.

Troppo.

Il dolore era troppo.

Mi ero chiusa in me stessa, evitando per quanto possibile di trovarmi da sola con Tess. Sapevo che stava aspettando l'occasione di parlarmi ma non ero ancora pronta e a questo punto mi chiedevo se lo sarei mai stata. Fissavo inespressiva il vento che scuoteva le cime degli alberi fuori dalla finestra e non potevo fare a meno di sentirmi responsabile per quello che era successo. Eric era scomparso, ed era solamente colpa mia. Un parassita si era annidato nel mio cuore e lo rodeva dall'interno facendolo sanguinare.

Il dolore, il dolore era troppo.

Era tutto perduto, di nuovo.

Presto forse non sarebbe rimasto più nulla e a quel punto anche la sofferenza sarebbe scomparsa. Una morte lenta e straziante che però portava con sé la promessa dell'oblio, rassicurante come l'abbraccio di una madre. Niente più dolore né sofferenza.

Avevo lasciato che Eric affrontasse Alexander da solo. Immagini di vecchie battaglie si confusero con le nuove moltiplicando l'angoscia per il suo rapimento. Ero colei che era destinata a sconfiggere l'Oscuro, che aveva ricevuto la sua pietra da Aurora stessa e non avevo mosso un dito. Quando avevo sentito la sua voce mi si era gelato il sangue nelle vene. Era la voce del mio sogno, fredda e tagliente come un'affilata lama d'acciaio. Ero rimasta paralizzata e quando avevo alzato gli occhi, costringendomi a guardare l'origine di tanto terrore, mi ero trovata di fronte quell'uomo, dal vestito elegante. Alexander Antonov non era affatto come me lo aspettavo. Anche se ignorare la malvagità che gli aleggiava intorno era impossibile, per un momento non ero riuscita a staccare i miei occhi da lui, rapita dal fascino e dalla forza che emanava. Un potere enorme capace di piegare senza sforzo anche un guerriero potente come Eric. C'era qualcosa in lui che mi attirava, come una falena verso la luce. Ma non c'era luce in lui bensì oscurità, densa e pesante, che lo avvolgeva come i tentacoli di un mostro. Avevo lasciato che quell'oscurità prendesse Eric e non avevo fatto niente se non piagnucolare come una bambina.

Strinsi gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che ormai erano quasi esaurite, ma fu peggio, perché ogni volta lo facevo, rivivevo nella mia mente quei momenti, e l'espressione terrorizzata di Eric, un secondo prima che l'Oscuro lo colpisse e lo scaraventasse a terra. Aveva rivoltato il suo potere contro di lui e a nulla era valso il suo coraggio e la sua determinazione nell'affrontare quella creatura malefica. In quel momento il mio cuore si era fermato schiacciato da un dolore che trascendeva il tempo, un dolore così profondo da scavare una voragine dentro di me, capace di annientare ogni briciolo di orgoglio, se mai ce ne fosse stato.

Avevo supplicato.

Non ero certa di quello che dicesse di me averlo fatto. Un così grande potere e avevo supplicato di risparmiare il ragazzo che aveva tentato di proteggermi. Avevo al collo la Pietra della Guerriera dell'Alba, avevo visto il dolore nei suoi occhi, quello sguardo divenuto spietato a causa della sofferenza inflitta da quell'essere, ma avevo comunque sperato che l'Oscuro ascoltasse le mie suppliche.

Ero un'ingenua, una stupida. Ed Eric stava pagando a causa della mia inettitudine.

Ero certa che fosse ancora vivo. In qualche modo il legame che ci univa mi diceva che non lo avevano ancora ucciso anche se ero consapevole che la sorte che lo attendeva era peggiore della morte stessa. Mi maledissi per la mia inutilità e il dolore si confuse con la rabbia quando ripensai ai miei genitori. Erano morti per mano dello stesso uomo che cercava di uccidere anche me. Alexander Antonov aveva le mani sporche del sangue innocente dei miei genitori, e di quelli di Eric. Ormai era chiaro. Era responsabile del dolore e della sofferenza di tutti noi. Aveva ordito le sue trame fin dalla nostra infanzia rendendoci inconsapevoli marionette della sua pantomima. Tutto quello che la mia famiglia, che Tess, aveva fatto fino a quel momento era stato del tutto inutile. Eravamo sorvegliati. L'Oscuro era entrato nelle nostre vite, in casa nostra ben prima che ce ne potessimo rendere conto. Sam ci aveva tradito. Ci aveva venduto a quell'orribile sadico di Alexander. Tutti quegli anni di amicizia erano solamente un'illusione, una menzogna.

Sam era scomparso. Ormai il rancore aveva preso il posto della preoccupazione e non mi importava affatto se fosse precipitato in un burrone o se l'Oscuro l'avesse fatto a pezzi perché il dolore, quel pozzo scuro e senza fondo che si era formato nel mio cuore, non lasciava spazio alla compassione.

Non esiste luce senza oscurità.

Chissà che cosa aveva voluto dirmi Aurora con le sue parole. Forse sapeva che avrei dovuto soffrire ancora, che il destino avrebbe di nuovo reclamato la sua vittima, Eric.

Una lacrima scivolò sulla mia guancia ma la scacciai con un brusco gesto della mano quando mi accorsi che Tess mi stava guardando, ferma sulla porta che portava al piano di sopra.

<<Come sta Ren?>> domandai per prima, per evitare di essere io a dover rispondere a qualche domanda. Tess si avvicinò e si sedette con aria stanca accanto a me. Nonostante tutto aveva mantenuto la sua compostezza e il portamento elegante mentre io ero ridotta ad uno straccio.

<<Sta meglio anche se credo che gli rimarranno delle cicatrici sulla schiena, dove le ustioni sono più profonde. Ma guarirà>>

Cercai di fermare il brivido che mi scosse senza riuscirci. Tess se ne accorse e si affrettò ad aggiungere <<Se la caverà benissimo! Passa il suo tempo a tormentarmi con la descrizione del tatuaggio che ora ha la scusa di farsi>> enfatizzò il tutto con un'esagerata alzata d'occhi. Cercai di sorridere, perché apprezzavo il suo sforzo di alleggerire la situazione, ma mi uscì solamente una strana smorfia.

<< Hai notizie di Sam?>> mi decisi a chiedere.

Al nostro rientro Tess aveva immediatamente chiesto notizie di Sam. Era scomparso nel nulla. Le autorità ritenevano che potesse essere disperso nei boschi ma noi sapevamo il vero motivo della sua sparizione.

Non fui affatto sorpresa quando Tess mi informò che aveva chiamato la mamma per raccontarle quello che era accaduto.

Era troppo anche per lei questa situazione da gestire.

<<Sta tornado>> disse, e percepii il senso di sconfitta nella sua voce.

<< E papà?>>

<< Non sono riusciti a trovarlo>>

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora