Densa e pesante nebbia asfissiava il bosco. Il fruscio delle foglie ad ogni mio passo era l'unico rumore che si sentiva in quello strano posto e gli schiocchi dei rami che si spezzavano sotto i miei piedi risuonavano in quel vuoto come un colpo di pistola. L'odore di decomposizione mi pungeva le narici, dandomi il voltastomaco. I miei piedi affondavano in quel marciume che si stava rivelando un'infida trappola. Non riuscivo a distinguere nulla che fosse più distante di un metro, ero disorientato e confuso. Man mano che a fatica avanzavo, quella nebbia mi si appiccicava addosso come il sudicio respiro della morte. I tanti anni di addestramento non riuscirono a impedire a brividi di paura di scorrermi sottopelle, come larve che mi divoravano dall'interno, lentamente.
Un misero alito di vento rimosse un po' di quella putrida nebbia, ma non c'era sollievo in quella brezza, bensì la promessa di qualcosa di ancora più terribile. L'odore del sangue permeò quell'aria già irrespirabile. Dove un momento prima c'era un muro di nebbia prese corpo una pallida sagoma. Brandelli di tessuto bianco pendevano dai rami nodosi di un albero. Quella stoffa penzolava inerte da quei rami insudiciata da viscido liquido scuro che colava dall'alto dell'albero. Seguii con lo sguardo il suo percorso mentre il mio corpo si irrigidiva rispondendo inconsciamente a quello che riconosceva come un segnale di pericolo. Con il respiro che sembrava volersi bloccare nella mia gola feci lentamente un passo avanti. Un terrore atavico, incontrollabile mi fece piegare sulle ginocchia quando vidi il suo corpo straziato, spezzato, da un'inaudita violenza e crudeltà. Il sangue aveva intriso il delicato tessuto che aveva accarezzato il suo corpo. La testa e un ammasso di spenti capelli scuri ricadevano senza vita sulla sua spalla destra nascondendo il suo volto, i suoi occhi.
Il mio cuore cedette.
<<Jules...>> con quel nome si perse nell'aria anche l'ultimo pezzo di anima che mi era rimasto.
Dissolto.
Estinto.
Come le lacrime, che si rifiutarono di scorrere.
Mi accasciai al suolo, vinto dalla sofferenza, quando udii il suo sussurro.
<<Eric... aiutami!>>
Battei contro il freddo pavimento di pietra dove qualcuno mi aveva gettato senza troppe cerimonie e fui immediatamente consapevole del dolore che avevo in tutto il corpo. Quando mi portai una mano alla testa emisi un patetico gemito. Il taglio che avevo poco sotto l'attaccatura dei capelli era fresco, appiccicoso a causa del sangue che colava dalla ferita ancora aperta. Le tempie esplosero come trafitte da un milione di spilli quando le dita lo sfiorarono. Cercai di aprire gli occhi, ma sembrava impossibile. Dall'unico spiraglio che mi era concesso vedevo tutto sfocato e non capii immediatamente dove mi trovavo.
<<Sei sveglio finalmente>> quella voce glaciale fece scomparire ogni dubbio e ogni rimasuglio di speranza.
Ero rinchiuso nei sotterranei del castello di Alexander.
A fatica cercai di voltarmi nella sua direzione e i miei movimenti furono accompagnati dal rumore delle catene che mi bloccavano le gambe.
Ero prigioniero nel peggior posto che potesse esserci al mondo.
Alexander se ne stava comodamente seduto su una poltroncina di velluto vermiglio. Il ghigno sul volto dei due scagnozzi alle sue spalle rivelava chi fossero i responsabili del mio pestaggio. Potevo percepire la soddisfazione che provavano per aver avuto la possibilità di pestare finalmente il protetto di Alexander. Lui li aveva scelti per quel motivo probabilmente, perché sapeva che avrebbero goduto ad ogni colpo che avrebbero inferto e che non si sarebbero risparmiati assestando ogni pugno o calcio con metodica brutalità, perfino su una persona ormai priva di sensi.
Sapevo quello che mi aspettava, lo sapevo molto bene.
La sorte mi faceva pagare il conto per le vite che avevo preso e trascinato in quel posto dimenticato da Dio.
Alexander mi avrebbe torturato fino a farmi implorare la morte, e solo in quel momento, quell'uomo che non conosceva la pietà, si sarebbe mostrato magnanimo, offrendomi la salvezza in cambio del mio potere. Tanti avevano accettato quella proposta, che arrivava come un balsamo dopo tanta inaudita sofferenza, non immaginando che quella vita era di gran lunga peggiore della morte stessa. Corpi vuoti e privi di volontà usati come carne da macello in quell'assurda guerra.
Rimasi immobile, sapendo che così avrei scatenato la sua ira.
Non mi importava, non più, perché rivedevo il suo corpo dilaniato, il sangue rappreso sulla sua veste e sapevo che per me non ci sarebbe stato nessun lieto fine.
Alexander non avrebbe trovato nessuna anima da strappare. Quell'immagine aveva già dilaniato quella piccola parte che mi era rimasta. Proprio quando il velo del tempo si era finalmente sollevato riconsegnandoci il nostro passato tutto era andato a rotoli.
Era tornata da me, solo per un secondo, la speranza di nuovo nei suoi occhi. E poi il dolore, ancora dolore.
Alexander aveva aspettato esattamente quel momento per attaccarci, il momento in cui eravamo più vulnerabili, quando la consapevolezza della sofferenza e della perdita che avevamo subito ci aveva reso deboli.
Non ero stato in grado di fronteggiarlo ed ora tutto era perduto.
Aiutami...
Quella flebile richiesta d'aiuto era tutto quello a cui potevo aggrapparmi. Che fosse reale o solamente frutto della mia immaginazione non aveva importanza.
STAI LEGGENDO
Aurora: L'apertura del Sigillo
Fantasy💪💪 5° in battaglie 21/12/24 ‼️‼️6° in poteri magici 13/2/24 ‼️11° in poteri magici 30/1/24 ✨5° in epic 1/11/23 👌 4° in guerriera 28/10/23 ✨14° in battaglie 24/10/23 💪15° in battaglie 21/12/23 🌟4° in epic 28/10/23 🌟5° in epic 28/10/23 14° in ep...