14 - Eric

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Se ne stava andando! Non potevo proprio permetterlo. Madre santa quella ragazza mi faceva uscire di testa. Non subiva gli effetti del mio potere come tutti gli altri, il 90% delle volte da quelle labbra morbide uscivano cose senza senso che mi urtavano il sistema nervoso e i suoi occhi sembravano bruciarmi dentro, tutto mantenendo quell'aria da santarellina imbranata. I suoi occhi... erano senz'altro la prova di chi fosse. Spaventosi eppure disarmanti al tempo stesso. Mi inquietavano ma mi attraevano in un modo quasi doloroso. Di una cosa ero sicuro. Non volevo che se ne andasse così mi alzai di scatto e decisi di scoprire un po' le carte per vedere la sua reazione.

<<Hai ragione>> dissi invece <<In effetti non mi aspettavo proprio che ti saresti avvicinata a me. Dopo l'altro giorno pensavo piuttosto che quella del pranzo fosse una scusa per sbarazzarti di me il più rapidamente possibile >>

Sembrò non capire affatto quello che avevo detto, però si sedette di nuovo, lentamente, e molto stupidamente perché, chissà come, non sembrava avere paura di me.

<<Sono molto tentata. Soprattutto se non la smetti di tormentare Tess>>

<<Chi?>> Adesso ero io che non capivo che diavolo diceva, di nuovo.

<<Tess! Mia sorella! La segui, ti apposti come uno stolker al parco e l'altra mattina te ne stavi come un maniaco ad aspettarla fuori scuola. Ti sei addirittura iscritto in questo istituto per tormentarla!>>

La rabbia faceva fremere il suo labbro superiore. Fui tentato di allungare la mano e toccarlo, spinto dal desiderio di sentirne la morbidezza. Repressi immediatamente quei pericolosi pensieri. Non riuscivo a dare un senso alle sue parole e pensare alle sue labbra non mi aiutava di certo. Chi diavolo era Tess? Io non avevo stolkerato nessuno, avevo seguito lei.

Potevo solamente seguire lei.

Scacciai quel pensiero come fosse un fastidioso insetto.

Incrociai le braccia sul tavolo scuotendo la testa. Tutto questo era molto irritante e decisamente inaspettato. Capii di chi parlava quando incrociai lo sguardo assassino della biondina che era sempre con lei.

<<Parli della biondina, vero? Mi dispiace contraddirti ma non era lei che guardavo al parco. Non è lei che sto seguendo come uno stolker. In effetti sono qui per te>>

Si ritrasse e se possibile i suoi occhi divennero ancora più grandi, come quelli di un cerbiatto davanti ai fari di un'auto. Che fosse vero che non aveva idea che la stessi seguendo? Era mai possibile che non conoscesse il significato del colore dei suoi occhi, che non sapesse chi era in realtà? Non c'era stato sospetto nei suoi occhi dopo le mie parole ma qualcosa di diverso. Sembrava per la prima volta intimorita. Ora forse aveva paura di me ma non ne fui affatto compiaciuto.

<<Ma io non ti conosco. Cosa vuoi da me?>> disse in qualche modo più confusa che spaventata.

<<Credevo fossimo qui perché tu vuoi qualcosa da me>> risposi e guardai nuovamente in direzione della biondina che non ci aveva staccato gli occhi di dosso. Cominciavo a capire. Lei non sembrava affatto sorpresa dalla mia intrusione nella loro vita anzi sembrava sapere esattamente il perché io mi trovassi lì. Anche senza usare il mio dono potevo percepire le sue emozioni. Mi voltai verso Jules. Perché allora lei si era comportata in quel modo, come se fosse all'oscuro di tutto? Ero venuto qui per catturare la più grande minaccia del nostro mondo e per avere la mia vendetta e invece mi ritrovavo davanti una ragazza completamente ignara e inconsapevole persino che esistessero quelli come me... e come lei. Un'imbranata che mi ispirava tenerezza e accendeva in me l'insano desiderio di proteggerla. Mi massaggiai le tempie e presi una decisione istintiva.

<<Credo che questo non sia il posto adatto per fare questa conversazione. Se vuoi avere le tue risposte vediamoci al tramonto alle Jacksons Falls, nel bosco. Conosci il posto no? >>

<< Io non verrò nel bosco con te! Scordatelo! >>

<< Allora la cosa finisce qui >>

Scattai in piedi perché quella che era cominciata come la missione definitiva si stava rivelando l'esperienza più frustrante della mia vita. Il dubbio aveva cominciato ad insinuarsi nella mia testa. Come aveva potuto Alexander pensare che quella ragazza fosse in grado di distruggerci? Sentivo la rabbia strisciarmi nel petto come un serpente. Non era possibile. La biondina serviva senza dubbio a proteggerla, a tenerla alla larga da quelli come me in modo che rimanesse inconsapevole della sua vera natura. Girai sui tacchi deciso ormai a lasciarmi tutto alle spalle. Avrei riferito che le informazioni erano sbagliate, che il caso aveva giocato con il colore dei suoi occhi ma che quella non era la ragazza che stavamo cercando.

<<Ok!>> urlò all'improvviso.

Chiusi gli occhi e trassi un sospiro di sollievo, perché il pensiero di allontanarmi da lei mi aveva quasi ucciso. La guardai da sopra la spalla.

<<Ci vediamo dopo allora>> e le feci l'occhiolino.

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora