Avevo già perso il senso del tempo. Non riuscivo a capire quanto tempo avevo trascorso in quel sotterraneo. Non sapevo quanto tempo avevo passato in stato di semi incoscienza dopo i violenti pestaggi a cui ero stato sottoposto da quando ero stato portato lì e quando riaprivo gli occhi, in quell'oscurità, faticavo a mettere a fuoco i miei pensieri, come se la mia testa si rifiutasse di riattivare tutti i sensi, come se il mio fisico sapesse che non appena avessi preso di nuovo coscienza di ogni terminazione nervosa sarebbe arrivato il dolore. Ad ogni respiro si diffondeva nel mio corpo. Come un'onda pulsava nella mia testa, bruciava nei miei polmoni e trafiggeva le mie ossa. Quello, comunque, era un dolore che ero preparato ad affrontare.
Non mi concedevo invece di pensare a Jules, a quello che poteva succederle, al fatto che non fossi lì per proteggerla. Speravo che Tess fosse in grado di cavarsela da sola e che Ren avesse deciso di rimanere con loro. Era un maledetto bastardo ma era il tipo di bastardo su cui si poteva fare affidamento.
Non potevo pensare a Jules, ai suoi occhi, al volto assonnato, ai capelli arruffati, a come si erano colorate le sue guance quando aveva percepito la mia mano sul suo fianco e aveva capito che l'avevo stretta a me mentre dormiva. Era stato così naturale, così...giusto. E quando aveva lasciato che la stringessi tra le mie braccia il mio cuore era esploso, perché non aveva recuperato ancora i suoi ricordi, ma aveva scelto me, non il Custode del Granato, ma solamente me.
Non potevo pensare a Jules, perché era troppo doloroso.
E ad affrontare quel dolore non ero preparato.
Il mio fisico poteva venire spezzato ogni giorno eppure alla fine sarebbe guarito ma pensare a lei avrebbe piegato il mio spirito facendomi sprofondare in un baratro senza fondo da cui non c'era ritorno.
Non avevo mantenuto la mia promessa. Non ero lì a proteggerla, a proteggere l'altra metà del mio cuore. Avevo sottovalutato la furbizia di Alexander. Non avevo capito che eravamo spiati, troppo distratto da quella ragazza che da subito aveva messo in subbuglio la mia anima.
Prima ancora di sapere chi fosse.
Prima ancora di sapere chi fossi io.
Nonostante la nebbia che avvolgeva i miei pensieri l'idea che tutto questo andasse oltre quello che il destino aveva in serbo per noi balenò per un attimo nella mia testa ma la stanchezza e la debolezza mi impedirono di tenere quel pensiero con me.
Ero indubbiamente malridotto. I miei poteri mi aiutavano a guarire più velocemente ed ero stato addestrato a sopportare le sofferenze della battaglia ma i tagli rimanevano gonfi e le contusioni non accennavano a guarire. Anche respirare era una sofferenza. Sentivo il corpo bruciare per la febbre e contorcersi in preda agli spasmi. Non era normale. Portai una mano alla mia Pietra. Quando le mie dita sfiorarono la superfice irregolare del Granato non percepii nessun calore, nessun conforto. La Pietra era fredda e muta, e così rimase anche quando la strinsi forte nella mia mano. Il panico, in quel momento, si insinuò nella mia mente debilitata. Temetti di aver già capitolato e che Alexander si fosse già impadronito del mio potere, che fossi già stato trasformato in un guscio vuoto. Avevo ceduto alle sue torture? Come era possibile che non ricordassi. Il mio cuore stanco perse un battito.
<<Stai calmo ragazzo, non gli hai ancora ceduto il tuo potere ma questo luogo di sofferenza ti priva di ogni forza, anche quella di invocare il potere della tua Pietra. Il bastardo ha trovato il modo di renderci inoffensivi, così da privarci anche della speranza di poter fuggire>>
La voce del mio compagno di cella era bassa e priva di emozione, ma non era cupa rassegnazione quella che percepivo bensì una calma misurata, che nascondeva la forza di quell'uomo sotto la superficie. Anche se spesso veniva portato via e sottoposto a chissà quali torture non l'avevo mai visto cedere alla disperazione o al dolore. Se ne stava sempre lì, immobile, come se si estraniasse da tutta quella sofferenza, mentre io accusavo ogni colpo che mi veniva inferto.
<<Come fai?>> l'aria graffiò le mie corde vocali. Lui non si mosse, non mi chiese cosa intendessi, lo aveva capito benissimo, non mi guardò.
<<Tieniti stretto quello che Alexander vuole toglierti. Lui non può prenderlo. Raggiungilo, tienilo stretto, proteggilo. Sentilo, ogni istante, e il dolore non potrà più toccarti>>
Il mio cervello annebbiato non ebbe il tempo di capire il significato di quelle parole né di aggrapparvisi prima di ricadere nell'oblio generato dalla paura.
Una luce filtrò da sotto la porta della cella.
I miei aguzzini erano tornati.
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Aurora: L'apertura del Sigillo
Fantasy💪💪 5° in battaglie 21/12/24 ‼️‼️6° in poteri magici 13/2/24 ‼️11° in poteri magici 30/1/24 ✨5° in epic 1/11/23 👌 4° in guerriera 28/10/23 ✨14° in battaglie 24/10/23 💪15° in battaglie 21/12/23 🌟4° in epic 28/10/23 🌟5° in epic 28/10/23 14° in ep...