18 - Jules

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Ero seduta sul divano di casa mia. Tess mi aveva aiutato a ripulirmi e a disinfettare la ferita alla testa. Ren stava studiando la nostra collezione di film di Harry Potter con la stessa intensità con cui si studia una formula sulla collisione dei protoni al CERN ed Eric se ne stava seduto sulla poltrona di fronte a me con i gomiti appoggiati alle ginocchia che sobbalzavano frenetiche e continuava a fissarmi con sguardo tormentato. Tess era in cucina che preparava il tè. Come diavolo eravamo finiti tutti a casa mia? Ricordavo poco e niente di quello che era successo dopo quell'assurda battaglia nel bosco. Probabilmente soffrivo di disturbo post-traumatico da stress che mi aveva provocato un'amnesia temporanea. Loro sembravano così a loro agio - tutti tranne Eric - come se nulla fosse successo, come se non li avessi visti sprigionare fuoco dalle mani o lanciare bolidi d'acqua. Forse mi ero immaginata tutto perché quella storia per me continuava a non avere alcun senso. Mi alternavo tra uno stato di rabbia delirante e uno di incredula meraviglia e questo non faceva che confondermi ancora di più. Eric non mi toglieva gli occhi di dosso e continuava a rigirarsi tra le dita quello strano sasso che teneva appeso al collo.

<< Oddio, ti prego! Vuoi smetterla di tormentare quello stupido sasso? >> sbottai oramai sull'orlo dell'esaurimento nervoso.

<< Cosa? >> rispose stordito.

<< Il sasso! Quel ridicolo coso che tieni appeso al collo! >> agitai le mani convulsamente. Tess uscì dalla cucina, messa in allarme dal mio scatto, con quattro tazze di tè al bergamotto, il mio preferito, le poggiò sul tavolinetto del salone e me ne porse una con circospezione.

<< Che è successo? >> chiese, spostando lo sguardo tra noi due.

<< Lui non smette di tormentare il suo sasso! >> stavo dando in escandescenze << e mi fissa come se si aspetti che io dia di matto da un momento all'altro! >>

<< Beh, a quanto pare non dovrà aspettare a lungo >> mormorò. La trapassai con lo sguardo.

<< Jules, quello non è un sasso >> spiegò paziente <<quella è la sua Pietra>>

<< Sasso, Pietra è la stessa cosa! >> ribattei capricciosa.

Tess si sedette accanto a me e fece scorrere le mani avanti e indietro sui jeans.

<<Tutti noi abbiamo la nostra Pietra, è quella che sblocca il Sigillo del nostro potere. Le linee di sangue più pure, che hanno conservato il loro potere, le tramandano di generazione in generazione, da guerriero a guerriero. Alcuni di noi ce l'hanno da quando sono molto piccoli ma generalmente si celebra un rituale al compimento dei sedici anni >> sorrise e mi mostrò il suo inseparabile braccialetto. Era un semplice cordino di cuoio intrecciato con inserita una pietra di un intenso colore azzurro.

<< Questa è la mia. La nostra Pietra rispecchia il nostro modo di essere, amplifica i nostri poteri e ci da la nostra arma >>

Sembrava il discorso senza senso e forse perché non ero molto lucida mi scappò una risatina. Lei rimase serissima.

<< La mia Pietra è il lapislazzulo e l'ho avuta quando ero molto piccola, pochi anni dopo che arrivasti nella nostra casa. Mi protegge e per proteggere te mi ha dato la fune che hai visto stasera >>

<< Ok >> dissi, trascinando un po' troppo la "o" << quindi tu saresti la mia Protettrice? >>

<< Sì >> rispose semplicemente.

<<E da cosa, di preciso, dovresti proteggermi? >> domandai, ridendo come un'idiota.

Tess sfoderò il suo sorriso da reginetta e fece un'alzata di spalle

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora