40 - Eric

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L'inquietante silenzio fu bruscamente interrotto da alcuni rumori che arrivavano dall'esterno. Sembrava stesse succedendo qualcosa e qualsiasi cosa fosse non sembrava promettere niente di buono. Dei passi riecheggiarono sulle scale e io mi preparai ad accogliere chiunque Alexander avesse mandato per me. Era logico suppore che quando avesse deciso di mettere fine alla mia vita l'avrebbe fatto tra le mura di quella cella, visto che non mi consentivano di usare il mio potere. Ma lui non poteva sospettare che io fossi guarito e che potessi difendermi e se recitavo bene la mia parte, anche se non potevo attaccare con la mia magia, avrei potuto combattere e forse si sarebbe presentata l'occasione di fuggire e tornare finalmente da Jules.

Il mio compagno di cella si mosse appena segno che aveva avvertito anche lui qualcuno che si avvinava. Era arrivato alla fine della rampa di scale. Una luce illuminò il corridoio davanti alle celle ma così come era arrivato il rumore di passi si interruppe. I passi, che erano stati precipitosi sulle scale, divennero incerti man mano che l'intruso percorreva il corridoio delle celle. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. La luce che filtrava dalla porta era sempre più intensa e mi ferì gli occhi che ormai non vedevano la luce del giorno da chissà quanto tempo. Sentivo un altro suono che accompagnava i passi dell'intruso. Sembrava l'ansimare di una qualche creatura anche se non avevo mai sentito di bestie di ogni sorta al servizio di Alexander. Cercando di non fare rumore mi mossi con cautela per avvicinarmi il più possibile alla porta ma una delle catene che mi bloccavano i polsi tintinnò.

<<Eric?>>

Il suono della sua voce fece esplodere il mio cuore. Un miliardo di emozioni si riversarono fuori contemporaneamente scaraventandomi in mille direzioni come se fossi stato travolto da un'onda gigantesca. Paura, sollievo, orgoglio, determinazione e qualcosa che si rivelò essere più potente di qualsiasi altra cosa io avessi mai provato nella mia vita. Quello che provavo per la ragazza fuori da quella porta andava oltre il destino che ci aveva fatto rinascere come Guerriera dell'Alba e Custode del Granato.

<<Jules! Sono qui!>> urlai, cercando di raggiungere la spessa porta. La sentii precipitarsi a sua volta e per la seconda volta in pochi secondi fui travolto da un'altra ondata di emozioni. Le sentivo, erano le emozioni di Jules. Paura e gioia si davano battaglia nel suo cuore.

<<Fatti indietro>> disse.

<<Cos...> non feci in tempo a pronunciare l'ultima lettera. La serratura della porta della cella si fece incandescente e il metallo colò lungo il battente. Balzai indietro un attimo prima che la porta esplodesse in mille pezzi.

<<Oh mio Dio!>> urlò lei, sorpresa apparentemente più di me di quello che aveva appena fatto. Dopo un attimo di esitazione si precipitò dentro. Si gettò tra le mie braccia abbandonandosi completamente a me e quando la sentii, lì, addosso a me, il corpo caldo e perfetto che combaciava del tutto col mio, respirai veramente per la prima volta dopo giorni. Ero stato così in apprensione per lei e sentire il suo profumo, che mi ricordava quello dell'erba durante un temporale estivo, mi diede una scarica di adrenalina che fece vibrare il potere dentro di me.

<<Stai bene?>> Mi guardò e mi toccò il viso, leggera come una piuma, attenta a non sfiorare il vari tagli e lividi in via di guarigione.

<<Sto bene adesso>> dissi poggiando la mia fronte alla sua. Sentivo il suo respiro caldo sulle mie labbra e volevo baciarla, volevo stringerla, volevo...

<<Non davanti a me ragazzo!>>

Sobbalzammo entrambi. Jules si era voltata verso il mio compagno di cella, gli occhi sgranati, che si stavano colmando di lacrime. Le sue mani, che ora erano appoggiate sulle mie spalle, ebbero un fremito.

Aurora: L'apertura del SigilloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora